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N.06 Dicembre 2019

GIOCO AZZARDO

Donne che scommettono sulle donne

Una psicologa e un'educatrice raccontano l'esperienza al fianco delle donne che sono cadute nella trappola del gioco patologico

Irene è psicologa. Nicoletta educatrice. Irene si occupa di gioco d’azzardo da più di dieci anni. Nicoletta dal 2011 collabora come volontaria con il Servizio Dipendenze, aiutando a gestire i gruppi dei giocatori e dei familiari. Sono loro le donne che scommettono sulle donne vittime del gioco d’azzardo patologico. L’anno scorso hanno contribuito ad avviare un gruppo di auto mutuo aiuto totalmente “al femminile” che coinvolge quattro donne. Si incontrano ogni quindici giorni alla Casa di Nostra Signora. «Le donne fanno fatica a chiedere aiuto. Succede con tutte le dipendenze, ma col gioco ancora di più», spiega Nicoletta.

«Il gioco patologico non si vede, non si capisce – dice Irene – Altre dipendenze compromettono il fisico e la vita sociale, il gioco no, almeno fino all’apice. E poi se giochi è perché i soldi li hai e il pensiero comune è che puoi fermarti da solo. Spesso la patologia emerge quando si è perso tutto: soldi, macchine, case…».

« È sempre la punta di un iceberg – dice Nicoletta – Dietro ci sono problemi relazionali. E allora nei gruppi parliamo poco di gioco e tanto di relazioni. Sono spazi in cui le persone condividono una stessa problematica senza essere giudicati».

Spesso la patologia emerge
quando si è perso tutto:
soldi, macchine, case…

L’attenzione specifica al gioco d’azzardo patologico femminile è recente, «anche se il primo caso di gioco arrivato nel 2003 al Servizio di Cremona è stato proprio quello di una donna».

«Sapevamo che non erano solo gli uomini a giocare – spiega Irene – Ce lo dicevano e ce lo continuano a dire anche gli esercenti che nei loro locali hanno istallato punti gioco e che dal 2015 sono obbligati a fare un percorso di formazione con noi sulla relazione con il cliente. Le donne giocano come e più degli uomini, ci dicevano. Ma si faceva fatica ad avere numeri e soprattutto ad intercettare le persone. Per questo abbiamo deciso di offrire un aiuto specifico per le donne giocatrici, uno spazio pensato apposta per loro…».

Sono donne che spesso per giocare “fanno la cresta” alla spesa o rinunciano alla parrucchiera, grandi lavoratrici, di mezza età, che nascondono il loro giocare a mariti e figli perché hanno paura di inficiare il proprio ruolo familiare e sociale, che si prendono cura degli altri ma non di se stesse, che hanno iniziato a giocare in momenti critici come la separazione, la menopausa o il pensionamento. «C’è stata una donna – ricorda Irene – che quando si è resa conto della patologia ha detto ai suoi figli: “Sarò ludopatica?” e loro le hanno risposto: “Mamma, ma cosa dici?”. È ancora socialmente inaccettabile che la donna giochi, per questo si fa fatica a far emergere i casi».

Le donne giocatrici spesso sono vittime di una sofferenza personale, per lo più antica, quasi sempre relazionale. Hanno vissuto situazioni di perdita, di fallimenti, di malattie, a volte di violenza, fisica o psicologica.

«Gli uomini giocano perché ricercano la sfida, il limite – continua Irene – Le donne giocano per fuggire da situazioni pesanti. Per riconquistare uno spazio. Il gioco per molte di loro ha un effetto tranquillizzante, è come se giocando prendessero ossigeno, il gioco è un risarcimento emotivo, una bolla isolata dalla realtà».

«I soldi non sono l’obiettivo – dicono Irene e Nicoletta – Spesso queste donne non sanno nemmeno come spendere ciò che vincono. Come motiverebbero le spese? I soldi giocati sono lo strumento per gratificarsi. Le donne giocano per sentirsi vive».

Le donne giocano
per riconquistare uno spazio
Il gioco è come
un risarcimento emotivo

Per chiedere aiuto

Hai mai sentito l’impulso di giocare somme di denaro sempre maggiori? Hai già sentito l’esigenza di tenere nascosto il tuo giocare a chi ti sta vicino? Se sì, ti puoi trovare in una situazione di pericolo rispetto al gioco d’azzardo patologico. Le donne che vivono questa esperienza o i loro familiari possono chiamare (gratuitamente e senza impegnativa) il Servizio Dipendenze dell’Asst al numero 0372 497550-554-548. Inoltre, è attivo, in collaborazione con Caritas Cremonese, uno spazio di ascolto ed un gruppo di automutuoaiuto per donne con problemi di gioco d’azzardo presso Casa di Nostra Signora in via Ettore Sacchi 15 a Cremona. Per organizzare un incontro di consulenza e orientamento o per partecipare al gruppo, entrambi gratuiti, il riferimento è Nicoletta, volontaria esperta nella tematica (335 5931509 o ledonneingioco@gmail.com)