giochi

N.30 Aprile 2022

L'INIZIATIVA

Un pettine per aiutare le donne a sciogliere i nodi dell’azzardo

Tutto inizia con il tirar fuori i soldi, con una posta non più ritirabile ed il destino nelle mani del caso. Il gioco d'azzardo è un problema sociale: con il Servizio dipendenze di Asst Cremona,parrucchiere ed estetiste si attivano per aiutare le donne

Un pettinino. Un alleato della quotidianità femminile per tornare ad essere belle. Per tornare a guardarsi allo specchio, oltre il buio, facendo leva sulla possibilità di cambiare. Di tornare ad essere protagoniste. Sopra, la scritta è evocativa: Sciogli i nodi. Non solo quelli dei capelli che danno un gran da fare alle parrucchiere. Soprattutto quelli dell’esistenza, delle relazioni, di quelle strade iniziate e poi interrotte, del senso di vuoto che si aggroviglia intorno all’anima. Può sembrare strano trovare tutto questo sul bancone della propria parrucchiera di fiducia. Eppure, può essere un punto di partenza. Per smettere di giocare d’azzardo. E tornare a vivere. Ritrovare il centro della quotidianità che respiriamo a pieni polmoni. Come la brezza che batte sul volto in un giorno di primavera. «Sciogli i nodi – spiega la psicologa del Servizio Dipendenze di Asst Cremona Irene Ronchi – è una progettualità partita di recente per provare ad offrire una soluzione concreta alla problematica del gioco d’azzardo femminile. Perché, anche se tutto questo resta sommerso, sappiamo che le donne giocano molto più degli uomini».
L’hanno confermato gli esercenti con cui le strutture sanitarie organizzano periodicamente corsi di formazione. «Sappiamo anche che le donne faticano a chiedere aiuto. A lasciar andare quel senso di vergogna duplice che avvertono nella quotidianità. Da un lato, la vergogna del gioco d’azzardo, di esserci cascate, di provare piacere e sollievo in quel momento di attesa della vincita che regala un senso di distaccamento da una realtà dolorosa, animata da perdite, fallimenti, delusioni. Dall’altro, la vergogna di raccontare una quotidianità distante dal ruolo di madre, di moglie, di figlia, di sorella che la società ancora attribuisce loro». Da qui l’idea di Asst di chiedere aiuto a chi spesso per una donna diventa amica e confidente: le parrucchiere. «Abbiamo siglato una collaborazione con Cna (Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa) ed in poco tempo abbiamo distribuito cinquemila pettinini a 23 parrucchiere del territorio. Le professioniste a loro volta hanno coinvolto altre donne nella distribuzione».

Un servizio di ascolto e mutuo aiuto

Solo il 10 per cento dei giocatori d’azzardo che hanno iniziato un percorso di cura ed accompagnamento presso il SerD (Servizio dipendenze) di Asst Cremona sono donne. La struttura ha creato uno spazio d’ascolto riservato alle donne ed un gruppo di auto mutuo aiuto al femminile. Il gruppo si incontra ogni 15 giorni dalle 18 alle 19.30 presso Casa di Nostra Signora in via Sacchi 15 a Cremona. Per informazioni si può contattare Nicoletta al numero 3355931509 o inviare una mail a ledonneingioco@gmail.com. In alternativa il Servizio dipendenze di Cremona è contattabile al numero 0372497550-554, quello di Casalmaggiore al numero 037541644. “Dai un taglio al gioco d’azzardo. È ora di prenderti cura di te”

Un gioco di squadra, questo sì, positivo e vitale, per tessere felicità. Il pettinino è un piccolo segnale per indicare un’opportunità, Un’occasione per ritentare affidandosi non al caso, ma ad una mano tesa, reale e sempre e pronta. Fuori dal buio della sala giochi, casa di presenze solitarie, dove il destino della vita è chiuso in uno schermo. O in un gratta e vinci sfortunato. «Sciogli i nodi è un modo per sensibilizzare ed intercettare problematiche sul territorio. Alle donne poi offriamo percorsi personalizzati in luoghi accoglienti, affinché possano raccontarsi. Lontano dal pregiudizio». Con loro, nei gruppi di auto mutuo aiuto e negli sportelli di dialogo e condivisione organizzati presso la comunità di Casa di nostra signora c’è una volontaria, Nicoletta, che funge da facilitatrice. Aiuta la condivisione di esperienze. Riempie il silenzio ed il vuoto con parole positive.

«Anche la comunicazione gioca un ruolo rilevante. Sempre più spesso con riguardo al gioco d’azzardo si parla di ludopatia. Questo termine ha in sé qualcosa di contraddittorio. Non può esistere una dipendenza dal “giocare”, nel senso vero del termine. Esiste, sicuramente, una dipendenza da un gioco d’azzardo patologico. Ed è una cosa diversa. Profondamente diversa».
Fa un respiro, Irene. «La duplice valenza del gioco è il tema sfruttato dalla relativa industria che non parla mai di gioco d’azzardo, piuttosto di gioco responsabile, di gioco legale. Privato della natura vitale e positiva del gioco, l’azzardo è altro. Non è spontaneo, non è libero. Il giocatore non può scegliere quando interromperlo. Tutto inizia con il tirar fuori i soldi, con una posta non più ritirabile ed il destino nelle mani del caso». La patologia prende piede dopo una vincita importante. «Fa scattare un coinvolgimento emotivo connesso ad un senso di piacevolezza e di benessere. Dire ho vinto genera la sensazione di avere un controllo sulle cose». La possibilità di vincere, l’attesa della vittoria è piacere. È quella sensazione di sollievo che colma le carenze, lenisce (solo in apparenza) le ferite: «Fa sentire vive, le persone. Le donne, soprattutto».

Non è spontaneo, non è libero.
Il giocatore non può scegliere
quando interromperlo

Perché non esiste un solo motivo per giocare d’azzardo. Ne esistono diversi: «Le donne vogliono fuggire dalla realtà. Vivono il gioco come un momento di isolamento. Spesso affrontano tutto questo da sole e sono consapevoli delle conseguenze negative dal punto di vista sociale ed economico, oltre che fisico, psicologico ed individuale, delle loro azioni». Nonostante questo non riescono a fermarsi. Perché la possibilità di vincere è sempre lì. Ad un passo da quella sensazione di vita. Nel buio della sala giochi, dentro ad uno schermo.
Per gli uomini è diverso. «Gli uomini giocano per soddisfare un bisogno adrenalinico». E non sono soli. «I pochi che si avvicinano ai servizi vengono accompagnati da mogli, figli, sorelle, zie, datrici di lavoro. Da donne che nonostante vedano la loro famiglia o i loro cari sul lastrico non ritirano quella mano tesa». Ripartono da ciò che resta di quelle relazioni, spesso andate in mille pezzi, per ricucire legami e continuare a camminare insieme. «A livello nazionale la percentuale di giocatori d’azzardo che si rivolgono al servizio ammonta al 6 per cento. Di questi, solo il 10 per cento sono donne. Oggi è chiaro che quello del gioco d’azzardo è un problema di salute pubblica, che richiede l’attivazione di un’intera comunità». E che interessa persone di tutte le età. «Con il diffondersi dei giochi online anche i giovani stanno vivendo situazioni problematiche. Nel periodo post lockdown abbiamo avuto un incremento delle richieste in questo senso. Bisogna tenere a mente che con il gioco online il rischio che si corre è duplice: accanto alla dipendenza da gioco, può svilupparsi anche una dipendenza tecnologica». E, così, si perde il protagonismo e si finisce in balìa della fortuna. Quel “ritenta sarai più fortunato” è un mantra che non si arresta. Finché arriva il coraggio di scegliere, di sciogliere i nodi. Finché la vita torna ad infilarsi tra le dita.