segni

N.51 Giugno/Luglio 2024

scuola

Il mio timbro sul libro è l’impronta che lascia dentro di me

Il progetto del Liceo Artistico: i ragazzi hanno realizzato un proprio simbolo da imprimere sui volumi della biblioteca che hanno letto. È la firma che «ci rappresenta e che porta dentro di sé qualcosa di noi»

Quando la lettura diventa arte, le pagine di un libro possono trasformarsi in spazio di creatività. E così è stato per 80 ragazzi, le quattro classi prime del Liceo Artistico di Cremona, coinvolti in un progetto di promozione della lettura che si è tramutato in un’occasione per mettere in gioco anche abilità e competenze legate alle discipline pittoriche, grafiche e plastiche.

Ne sono nati dei timbri, uno per ogni alunno, capaci di lasciare un segno sulla carta e uno nell’anima. Capaci cioè di condensare sogni, passioni, ricordi e immagini care in uno spazio (3 cm x 3 cm) che è una rivisitazione degli ex libris da parte della Generazione Z.

«I libri sono di chi li legge» ha ripetuto più volte lo scrittore Andrea De Carlo ed in effetti il progetto sembra ispirarsi a questa idea. I timbri infatti vengono posti dagli alunni sui libri della biblioteca scolastica e, dopo averli letti, per indicare un possesso. Ma non un possesso fisico, come accedeva un tempo con gli ex libris, ma piuttosto un possesso intellettuale.

«Quando ho stampato per la prima volta il mio timbro sul libro preferito – spiega Asia di 1ªB – è stato come se avessi lasciato un segno per dire che quel libro l’ho letto anche io, ma più che altro il gesto ha voluto dire che mi sono appropriata del contenuto del testo, degli insegnamenti e dei valori che mi sono rimasti dentro». 

Il tutto ha preso forma dopo l’adesione, voluta dai docenti di italiano del Liceo, all’iniziativa nazionale #Ioleggoperché (promossa dagli editori e del Ministero dell’Istruzione). I ragazzi hanno animato le librerie della città per una decina di giorni a novembre 2023 con l’obiettivo di farsi donare dagli utenti di questi negozi alcuni romanzi, scelti da loro, dopo un accurato lavoro di selezione dei titoli. Con questa attività si sono messi in gioco dimostrando che le storie scritte sulla carta hanno ancora attrattiva sui ragazzi. «La lettura – commenta il Dirigente dell’Istituto Stradivari, Daniele Pitturelli – è un’attività di fondamentale importanza per gli adolescenti e per la scuola. Se ben promossa, favorisce lo sviluppo del pensiero critico e dell’immaginazione, contribuisce allo sviluppo emotivo del singolo, all’esplorazione della propria identità personale, consente di trovare ispirazione nelle storie dei personaggi che si incontrano nei libri». E a questo ha puntato il lavoro dei docenti che, con i 230 libri donati, hanno creato una sezione della biblioteca del Liceo che intende essere giovane, stimolante, strabordante di storie che parlano di giovani e ai giovani. Poi è nata la voglia di coinvolgere anche le discipline di indirizzo (pittoriche, plastiche, geometriche) del Liceo con la creazione di un timbro: un’intuizione pensata e sostenuta fattivamente dal docente referente dell’Artistico, Gabriele Gaimari che crede «nel valore educativo della lettura e nel suo ruolo fondamentale per il percorso formativo degli alunni».

Da qui un lavoro di progettazione e disegno: «Ciascun alunno – spiega Dominga Azzini docente di discipline pittoriche – è stato accompagnato nella ricerca grafica di un segno ridotto all’essenziale dal punto di vista formale, ma che lo rappresentasse dal punto di vista simbolico, empatico, estetico».

Per esempio Matilde di 1ªA ha rappresentato due due orche che formano un cerchio. I due animali «rappresentano la pigrizia e la razionalità. Quella che guarda in basso, la pigrizia, si diverte e dà per scontate molte cose come la scuola e lo studio, invece, quella che guarda in alto è la razionalità, colei che riesce sempre a far riflettere l’altra facendogli notare la realtà. Le ho disposte in cerchio perché è come un circolo vizioso e virtuoso allo stesso tempo: la pigrizia cala verso l’abisso e la razionalità la riporta in superficie».

Un lavoro di pensiero, ma anche di disegno e limatura, accompagnato anche dalla professoressa Cristina Mazzolari, lei docente di “pittoriche”. Dalle tavole al timbro, è stata una progettazione complessa che impegnato ragazzi e professori, capaci di trasformare un’idea in un oggetto, un timbro con tanto di tampone e scatola per contenerlo. «Ogni studente – spiega la professoressa Monica D’Angelo – ha interpretato in maniera molto personale il proprio contenitore, cercando di esprimere, attraverso questo elaborato, la propria personalità».

La lettura dunque è stata accompagnata da un gesto che si è fatto segno. «Quando timbriamo un libro è per far capire agli altri lettori che quel testo ci rappresenta e che porta dentro di sé qualcosa che noi siamo», dice Martina di 1ªA. E quel segno, ne è convinto Matei di 1ªC, «farà capire ad altri fruitori della biblioteca che il libro che uno sta tenendo tra le mani è meritevole del suo tempo».