legami

N.56 gennaio 2025

rubrica

Musica e poesia, “riassunto” sublime dell’umanità

dai poemi omerici ai moderni rapper musica continua a specchiarsi nella grande letteratura per «riassumere un po’ il vissuto di noi tutti»

Si può pescare quasi a caso fra le varie branche del sapere con cui si lega la musica e si potrebbe scriverne saggi corposi: musica e psicologia, musica e filosofia, musica e storia, musica e costume, musica e matematica, musica e natura… Dovendo limitare lo spazio a un articolo, si può prendere quello più alla mano, quello che magari rispolvera ricordi di scuola accantonati da tempo ma pronti a ripresentarsi vivi al momento giusto. Ci si riferisce ai legami fra musica e letteratura.

Chi non ha avuto quei lampi di memoria nell’ascoltare testi in cui una citazione, un verso, una reminiscenza, un’allusione ci hanno aperto una traccia precisa? Quegli echi, quelle immagini, a volte frasi intere, che colgono un ricordo letterario personale? È probabile che la connessione fra musica e letteratura sia esistita fin dalle origini, visto che la parola “musica” deriva dal greco mousiké, che significa “arte delle Muse”, e le Muse erano le dee di tutte le arti. Le Muse, che erano nove, erano figlie di Zeus e di Mnemosyne, dea della Memoria; infatti i poemi antichi si trasmettevano oralmente, andavano di bocca in bocca e si recitavano per generazioni, e dunque la dea della Memoria doveva assistere chi si occupava di tramandare gli esametri di Omero o di Esiodo; la parte di provenienza divina consiste nel fatto che l’arte nobilita l’uomo e permane oltre gli individui.

Il termine “musica” ha legami con “mens”, mente,

perché fare musica significa invadere la mente,

portare la conoscenza come dono,

svelare la bellezza e il valore delle cose

Ma il termine “musica” ha legami anche con “mens”, mente, perché fare musica significa invadere la mente, portare la conoscenza come dono, svelare la bellezza e il valore delle cose. Il poeta, il cantore, colui che canta e suona, è soltanto un mediatore e talvolta un profeta, proprio per quell’entusiasmo psichico che cattura gli ascoltatori in modo non razionale.

Ai rapsodi o aedi della Grecia antica che si accompagnavano con la lira sono assimilabili i nostri trovatori e trovieri che narravano in canto i poemi epico-cavallereschi o le liriche amorose al suono della viella e della ghironda.

Nel Rinascimento fu la volta dei madrigali e delle frottole, eseguite con una polifonia di voci capace di sfumature raffinate; nel Barocco e nel Romanticismo la forma principe fu il libretto d’opera, ricco di storie, versi, melodie e apparati strumentali spettacolari. E così, via via nel tempo sono state create forme che legavano immediatamente la poesia alla musica, sia in piccole dimensioni, come per esempio il Lied tedesco (chi non ha in mente l’Ave Maria di Franz Schubert? Ebbene, l’originale è un Lied per pianoforte e voce) sia in grandi proporzioni con le opere di Verdi o Wagner e tanti altri.

Ciò che però può apparire meno scontato è far derivare le canzonette dei nostri tempi dalla tradizione colta dell’aria operistica o della romanza. Se si isolano le arie sette/ottocentesche dalle sezioni in cui si racconta un’azione, si ottengono né più né meno le strutture e le durate della canzone odierna tanto bistrattata o trattata sussiegosamente da chi si proclama alfiere della cosiddetta musica alta.

In realtà non esiste una musica alta o bassa, esiste solo la musica che dà emozioni e sa raccontare il proprio tempo, proprio come sta avvenendo con i nostri musicisti, cantanti, cantautori, cover-band e simili. Il bello è che dentro la canzone vi sono anche perle letterarie vere e proprie, provenienti da una cultura che si vive e che si crea i “topoi”, ossia quei luoghi comuni poetici in cui è ritratta la vita intorno a noi in infinite varianti. E ci sono poi cantanti non così banali, i quali sotto le apparenze dell’intrattenimento riescono a dirti qualche cosa di profondo, magari legandosi a testi letterari consegnati dalla tradizione.

Pura poesia che incontra purissima musica è quella dell’album Non al Denaro, non all’Amore, né al Cielo (1971) di Fabrizio De André che si rifà puntualmente all’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters: le epigrafi in versi sulle tombe dei defunti che dormono sulla collina diventano lo spunto per i ritratti di personaggi e storie: «Nel disco si parla di vizi e virtù: è chiaro che la virtù mi interessa di meno, perché non va migliorata. Invece il vizio lo si può migliorare: solo così un discorso può essere produttivo», dice il cantautore genovese nell’intervista rilasciata a Franca Pirovano e riportata in questo passaggio sul retro del disco. 

Laggiù tutto è ordine e bellezza, / Calma e voluttà. / Il mondo s’addormenta in una calda luce / Di giacinto e d’oro. / Dormono pigramente i vascelli vagabondi / Arrivati da ogni confine / Per soddisfare i tuoi desideri”. È un testo Franco Battiato che in Fleurs (1999) cita fin dal titolo una poesia tratta dai Fiori del male di Baudelaire.

Un altro collegamento non proprio scontato lo troviamo in Giorgio Gaber quando fa riferimento alla scuola sociologica dei filosofi Marcuse e Adorno per riflettere intorno agli invisibili sistemi oppressivi delle società (apparentemente) libere e democratiche. L’intero album Libertà obbligatoriasi può considerare una meditazione sull’esistenza o meno di uno spazio autentico dell’individuo nel mondo attuale.

Anche nel rap si può trovare letteratura sopraffina: è quella di Murubutu, alias Alessio Mariani, rapper e cantautore che usa i riferimenti alla narrativa o addirittura a Dante Alighieri (Infernvm, 2020) per «riassumere un po’ il vissuto di noi tutti».

Ma i riferimenti letterari dei musicisti d’oggi riempirebbero uno scaffale di libreria, se si volesse continuare. In realtà, questo è il vero modo di far rivivere la cultura dei tempi passati: inserire nei contenuti dell’attualità quel che può accendere una luce e dire di un’identità umana che ha istanze sempre nuove e sempre vecchie. Per fortuna qualcuno se n’è accorto: il Nobel per la letteratura a Bob Dylan del 2016 finalmente ha affermato solennemente che anche la canzone è un contenitore capace di messaggi sublimi destinati a restare nella storia.