musei

N.25 Novembre 2021

MOSTRE

Omini volanti e bighe di fuoco: street art nella casa di Stradivari

In un suggestivo accostamento il Museo del Violino di Cremona ospita "Made in New York" una mostra che risale alla "vera origine della street art" con le opere dirompenti e "rumorose" di Keith Haring e Paolo Buggiani

Il suono di un violino si mescola ai rumori della metropoli. Automobili, schiocchi metallici, il brusio incessante delle strade dense di persone si fonde alla voce delicata dello Stradivari che, al piano superiore, percorre indisturbato la propria melodia. Cremona e la Grande Mela: due mondi agli antipodi s’incontrano come all’improvviso al Museo del Violino, in una mostra che scava fino alle origini della street art. “Made in New York” inaugura il percorso in tre tappe di Cremona (Stra)Contemporanea, rassegna ideata dal critico Gianluca Marziani e ambientata nel cuore della città. «Già il nome è un programma – spiega il curatore – richiama il patrimonio di valori propri di Stradivari, unito alla contemporaneità».
La scelta di portare l’arte di strada nel padiglione Amati insiste su questo pensiero: racchiudere all’interno del museo del “suono perfetto” il respiro della città che non dorme mai, densa di vita e contraddizioni. «In quegli anni New York era il far west – prosegue Marziani – una città da conquistare, trasformata in un laboratorio culturale. Prima di diventare materiale per musei, l’arte arrivava dal basso».

Visita fotografica alla mostra “Made in New York. Keith Haring + Paolo Buggiani (& friends). La vera origine della street art”

All’ingresso del padiglione si staglia il profilo di una biga annerita. Un elmo da guerriero spruzzato di colori sgargianti riposa a terra. Sulla parete c’è l’iconica foto di Paolo Buggiani, uomo-fiamma sospeso tra i grattacieli di New York, libero di sfidare gli spazi e i limiti della società cui appartiene, fino a sfiorare il cielo. Sulle pareti, una serie di poster e di fotografie a grana spessa ritrae i simboli di un’America gigante e fragile, fatta di profili in fiamme, come “L’uomo di Wall Street” o la skyline della città, in continuo mutamento.

La lotta delle minoranze e degli ideali è sublimata nella battaglia tra Minotauri, ricreata dall’artista fiorentino in una periferia americana dall’aspetto extraterrestre. Ne è rimasta l’armatura, mezza uomo e mezza toro, ora seduta in sala come un guerriero senz’anima, in attesa che qualcuno abbia ancora il coraggio d’indossarla e sfidare il mondo.

È la storia di una generazione che cercava di farsi spazio appropriandosi degli spazi urbani, per trasformarli in opere d’autore.

Sono gli anni di Keith Haring e Paolo Buggiani, pionieri della libertà espressiva: il padre della street art e il suo omologo italiano, legati da una profonda amicizia e dal desiderio di raccontare in modo inedito la propria realtà. Il primo immerso nelle viscere della città, l’altro sospeso tra i grattacieli. Orfeo e Icaro. Compagni di viaggio agli antipodi, opposti e complementari, al contempo protagonisti e autori di performance sperimentazioni artistiche che rimbalzavano tra i principali esponenti di quegli anni.
Come sottolinea Marziani, «la mostra allestita a Cremona racchiude quel momento unico e irripetibile, creando con la propria tradizione una tensione espositiva che esula da qualsiasi cosa di già visto».
Alcuni animali di latta conquistano lo spazio espositivo e guidano il visitatore verso le opere più concettuali, che dalla strada tornano ad occupare lo spazio di una cornice. Vernice e vita, per ritrarre il mondo che scorre inarrestabile e frenetico, renderlo immortale a tempo determinato, prima che il colore si scrosti e venga portato via dagli anni. Eppure eccole lì, le “lavagne metropolitane”. Pezze di carta nera su cui un giovanissimo Keith Haring condensava in poche linee concetti taglienti e straordinariamente attuali. «Haring abbozzava disegni su manifesti neri, che in quegli anni venivano applicati sulle pubblicità scadute per oscurarle», spiega il curatore. «Buggiani ne ha staccati e conservati una cinquantina, con straordinaria lungimiranza, salvando dall’effimera carta alcuni momenti espressivi di quel momento storico».

È la storia di una generazione
che cercava di farsi spazio
appropriandosi degli spazi urbani,
per trasformarli in opere d’autore

Astronavi e tonni radioattivi, la prevaricazione del potere, l’adorazione di un dio sbagliato, lo spettro dell’Aids… i soggetti stravolgono i primi manifesti commerciali trasformandoli in graffiti dal linguaggio immediato e simbolico, rupestre e vitale.
La libertà di essere, di esprimersi e lasciare un segno, anche se effimero. Un pensiero che ricorda Banksy, di cui Marziani ha curato l’ultima mostra su scala internazionale: «Credo molto nel valore effimero delle cose – afferma – la nostra esistenza ne dà riscontro, insegnandoci a vivere giorno per giorno. Su questo lavoreremo per la seconda mostra “stra-contemporanea”, che avrà come protagonista la carta, usata in modo militante e creativo».
Il contrasto con il contesto contemporaneo è solo apparente: «Cremona ha in sé una forte attitudine alle istanze degli artisti che manifestano questa indole. Basta fare un viaggio tra le periferie, dove si notano murales dipinti a più mani, pareti colorate… È una città che da tempo ha captato il valore della rigenerazione urbana, che passa anche attraverso questo tipo di espressività».
Portare la street art nel Museo del Violino risponde alla provocazione creativa di un dialogo tra le diverse anime di una città pronta a schiudersi al mondo.