viaggio
N.32 Giugno-Luglio 2022
Porta solo l’indispensabile
Il viaggio è il punto d’incontro tra ciò che portiamo con noi alla partenza e ciò che ci rimane addosso al ritorno. Possono essere ricordi, oggetti raccolti lungo il cammino, fotografie, idee da sviluppare. Possono entrare tutti in uno zaino o fissarsi giusto negli occhi.
Quattro viaggiatori – per passione, per lavoro, per volontariato o con la fantasia – raccontano la propria esperienza, vissuta portando con sé solo l’indispensabile, per lasciare spazio a ciò che s’incontra lungo la strada.
Enrico è medico di base, appassionato di fotografia. Ha esplorato i fondali marini alla scoperta delle meraviglie del mondo sommerso, poi ha scelto di tornare alla terraferma, all’uomo, le sue culture, le sue tante anime. Con sé ha tre bastoni, raccolti tra Asia e Africa: «Sono strumenti di lavoro, di lotta e di comando», spiega. «Delle persone mi piace raccogliere gli oggetti della loro fatica». Per incontrarle, porta con se solo l’essenziale: due macchine fotografiche e una compatta che stampa piccole foto adesive, da donare ai bambini dei popoli indigeni per stabilire un primo contatto e infrangere il muro della diffidenza. Perché come ricorda, «Viaggiare non è solo oltrepassare le frontiere reali, ma anche i propri confini».
Per Marian, pendolare per lavoro, il viaggio è una parentesi quotidiana. «Un’ora tutta per te – afferma – per riflettere o per non pensare nulla». Un ritmo quasi confortante, come la routine condivisa con chi ogni giorno sale sulla stessa carrozza, compagni di viaggio improvvisati come i nomi delle fermate che corrono oltre il finestrino. Libri e musica sono i compagni di viaggio preferiti per allenare l’attesa, anche quando i tabelloni segnano ritardo. I disagi non mancano, ma «con il tempo ci si abitua: il viaggio diventa una parte fondamentale dell’esperienza. È un sacrificio necessario, che penso mi porterà dove voglio arrivare».
A Cecilia per viaggiare con la fantasia basta un blocco note o un tablet. Artista del collettivo Magnolia, ama giocare con gli spazi e i confini, spaziando dall’analogico al digitale. Per lei l’ispirazione è «un turbinio di colori, qualcosa che avvolge e ti travolge». Sono sufficienti un paio di linee per afferrarne un lembo e trascinarlo su carta. «Ma parto dagli angoli – svela – per poi cercare di riempire il bianco, facendo crescere poco a poco la mia idea». Il bozzetto prende forma, corpo, scivola nella realtà fino ad occupare muri e spazi urbani, per riempirli di colore e restituire nuova vita alla città.
Eleonora porta con sé uno zainetto microscopico. «Ma qui dentro ci sta tutto», assicura, accarezzando la spilla con scritto “Drum Bun”, che significa “buon viaggio” in romeno. È il nome di un’associazione cremonese nata nel 1997 che organizza progetti d’incontro in Italia e all’estero. Eleonora è tra i primi volontari: ha trascorso dieci estati in Romania – dal 1999 al 2009 – per organizzare attrita di educazione e animazione per i bambini. «Sono tornata a casa con un bagaglio di lacrime infinito», racconta con un sorriso. «Porti con te la voglia di fare, di donare», racconta. «Torni con la consapevolezza di aver piantato un seme e con il desiderio di tornare ogni anno per vederlo crescere e diventare un albero, che darà frutto».