forma

N.14 Ottobre 2020

INCLUSIONE

Storie sulle dita
Un alfabeto per tutti

La rete bibliotecaria cremonese promuove il progetto "Nati per leggere" basato sulla Comunicazione aumentativa alternativa e pensato per superare insieme le difficoltà nella comprensione dei segni della scrittura

Anche la lingua ha le sue forme. Si chiamano fonemi, grafemi, morfemi (dal greco morphé, cioè… “forma”) e sono tutte quelle unità minime di suono o di scrittura portatrici di senso che creano il linguaggio e permettono la comunicazione. I linguisti le analizzano e le studiano, noi parlanti le utilizziamo, naturalmente con gradi diversi di consapevolezza.
A volte può succedere però che proprio queste forme, necessarie per la lingua, ne ostacolino di fatto il fine ultimo, ovvero la comunicazione. Succede quando un interlocutore non riconosce quelle forme perché non conosce il codice linguistico, quando chi legge è dislessico, o quando soffre di disturbi dello spettro autistico. Che fare allora per evitare il rischio di isolare e per favorire al contrario l’inclusione?
Di questo si occupa la Comunicazione aumentativa alternativa (CAA), che ha tra i suoi strumenti più noti ed efficaci il sistema di scrittura utilizzato negli Inbook. Si tratta di libri illustrati per i quali i normali caratteri alfanumerici sono tradotti in un sistema di simboli rigoroso, per cui a ogni elemento minimo del linguaggio corrisponde un simbolo univoco e chiaro, capace di favorire la comprensione e allo stesso tempo di accompagnare un percorso di apprendimento inclusivo e fecondo.
Cremona, città inclusiva per tradizione, non resta indietro nemmeno su questo, come spiegano Laura Carini e Silvia Camisaschi, vulcaniche bibliotecarie della Rete bibliotecaria Cremonese.
«Abbiamo scoperto gli Inbook nel 2016 – racconta Silvia – a una mostra organizzata dagli esperti di neuropsichiatria infantile in via Santa Maria in Betlem. Da allora, con il programma “Nati per leggere” favoriamo l’esperienza di lettura per bambini dai 6 mesi ai 6 anni».
Tutto passa attraverso la mediazione di un adulto, che legge ad alta voce facendo scorrere il dito sui simboli. «L’emozione che si prova a vedere bambini piccolissimi accompagnare con la mano il dito dell’adulto (quella che chiamiamo la tecnica del modeling) e chiedergli di leggere è davvero unica».
I bambini seguono guardando i simboli e la lettura si trasforma in un’esperienza a tre dimensioni, in cui immagine, simbolo e parola si intrecciano grazie al rigore e alla coerenza del linguaggio elaborato dagli esperti traduttori del “Centro sovrazonale di Milano-Verdello”. «I piccoli – spiegano le due promotrici del progetto – stranieri o con difficoltà, ma anche quelli creativi che amano il disegno, acquistano progressivamente autonomia e si crea una vera e propria piccola comunità di lettori».

«E se un libro
non c’è…
lo facciamo»

Laura, la cui sensibilità all’immagine è stimolata dalla collaborazione con il Centro Fumetto Andrea Pazienza, è diventata traduttrice all’interno del laboratorio “Gruppo Inbook”: «Ho amato da subito questa forma di scrittura, che mi faceva vedere le sue immense potenzialità di inclusione. Dopo le mie esperienze nell’ambito del Baskin e nell’Associazione Giorgia, realtà che vedono l’integrazione di persone con bisogni speciali o disabilità e persone normodotate che giocano o recitano insieme, vedevo nella lettura degli Inbook una nuova sfida. Quella di creare dei libri per tutti e di leggere insieme. Non mi sbagliavo, ma stiamo guardando ancora più in avanti, dal momento che abbiamo stabilito contatti con l’unione italiana ciechi».
È lei a spiegare qualche dettaglio sul linguaggio utilizzato e sulle modalità di traduzione di un testo: «Le competenze richieste sono diverse, dalla capacità di analisi grammaticale, all’informatica e alla grafica. Un buon Inbook deve essere fedele al testo originale, pertanto è fondamentale scegliere testi illustrati adatti, che non abbiano troppe parole. Utilizziamo un programma ad hoc, Symwriter, di cui abbiamo acquistato la licenza, in cui troviamo i simboli del linguaggio WLS (Widgit Literacy Symbols) e ci avvaliamo dell’aiuto di un team di traduttori all’interno di un forum. Grande è l’attenzione all’univocità del simbolo, che deve rappresentare la struttura della parola in maniera efficace e chiara. Per i lessemi, quindi, ma anche per la morfologia e la sintassi, sono stati elaborati sistemi semplici ma rigorosi, raccolti in schede di riferimento in continuo aggiornamento sul sito del centro sovrazonale». Un esempio per chiarire: la semplice parola “uno” può essere un articolo indeterminativo oppure un numerale: ovviamente questo presuppone l’uso di due simboli diversi, per favorire la consapevolezza linguistica del lettore. «Un aspetto a cui da amante del fumetto tengo molto – aggiunge Laura – è la messa in pagina, in cui l’interazione tra simboli (rigorosamente in bianco e nero per non “distrarre”) e illustrazioni è curatissima».
Superare gli ostacoli delle forme, ricreando forme altrettanto rigorose ma più inclusive. Far divertire i piccoli e anticipare il momento in cui iniziano a leggere. Creare piccole comunità di lettori e favorire i rapporti tra adulti e bambini. Il tutto sotto l’egida della Rete bibliotecaria, che permette la disponibilità gratuita degli Inbook a chiunque ne faccia richiesta.
«E se un libro non c’è, lo facciamo», dicono Silvia e Laura, mentre mostrano in webcam la copia rilegata in casa del prossimo Inbook da stampare, il primo libro illustrato in simboli per bambini che abbia per tema il grande fiume: Pietrino il sassolino del Po.
Da leggere, naturalmente tutti insieme.