viaggio

N.32 Giugno-Luglio 2022

INCONTRI

Un brindisi e una doccia calda. Per viaggiare basta un cortile

Siamo stati a casa di una famiglia che partecipa a "Warmshower", la comunità di ciclisti che offre una rete di accoglienza per chi gira il mondo sulle due ruote. E abbiamo festeggiato il compleanno di Adam, partito da Leeds e arrivato in città da poche ore

E poi, sul far della sera, la magia accade. Nella penombra del cortile si accendono le lampadine. Decine di luci colorate tracciano traiettorie luminose nel cielo all’imbrunire; i bambini interrompono i loro giochi volgendo il naso all’insù, i grandi sorridono, rapiti dal medesimo incanto.
Un attimo dopo la vita riprende a scorrere. Marianna chiama, dalla finestra del primo piano, il fratello che sta rincorrendo la piccola Nora. Interviene Giorgio a ricevere un cestello, calato con una corda dall’alto, contenente acqua e bicchieri. Nel cortile la tavola è quasi pronta, al primo piano stanno ultimando la preparazione del risotto. Trascorrono ancora una decina di minuti prima che tutti si riuniscano festosamente attorno al desco. Non si può che iniziare con un brindisi.

Si alzano i calici in onore di Adam, del suo compleanno trascorso da qualche giorno, del suo arrivo poche ore prima.
È giunto a Picenengo in primissima mattina, a cavallo di una bicicletta carica di borse. Teneva la testa bassa sul navigatore quando una donna si è affacciata alla finestra per indicargli la direzione da seguire. «Enrico e Marianna? Abitano là – gli ha detto puntando il dito – poco più avanti» Adam ha sorriso. Non avrà compreso il significato di tutte delle parole, ma ha capito di essere arrivato nel posto giusto. Una doccia calda.

Si chiama proprio così, Warmshower, la comunità di ciclisti a cui si è rivolto il giovane inglese di Leeds per trovare ospitalità nella tappa cremonese del suo ciclo-tour. Al suo appello ha risposto Enrico Platè che, alla domanda «perché aprite le porte agli sconosciuti», risponde con molta semplicità: «Perché ci sembrava una buona idea». Osservando la tenda di Adam, piantata in un angolo erboso del cortile, prosegue : «Potendo viaggiare meno di quanto desideriamo, consideriamo l’ospitalità, tramite l’incontro con persone che stanno girando il mondo, una forma di viaggio». Nel frattempo scende in cortile la moglie Marianna Bufano che, davanti al nostro stupore, ribadisce: «Non ci siamo inventati nulla di nuovo, nel mondo ci sono molte società e culture dove accogliere il viandante, offrire un caffè o un pasto a chi è di passaggio è la norma». Osserviamo come non sia facile né scontato trovare persone che aprano la porta di casa a completi sconosciuti. Marianna, mentre propone il “secondo giro” di risotto, racconta che «l’esperienza con Warmshower è un’iniezione di fiducia; è bello pensare di poter vivere in un mondo in cui puoi consegnare le chiavi di casa a una persona conosciuta da pochi minuti».

«È bello pensare di poter vivere in un mondo
in cui puoi consegnare le chiavi di casa
a una persona conosciuta da pochi minuti»

La rete di accoglienza Warmshower ha una piattaforma internet su cui potersi registrare per accogliere o essere accolti. Si inseriscono pochi dati essenziali e immediatamente si può contattare o essere contattati. Non esistono vincoli, non sono previsti pagamenti. «È vero che sono sconosciuti – prosegue nella riflessione Enrico – ma fondamentalmente i cicloturisti sono persone che, pur nella loro estrema eterogeneità, in fondo ci assomigliano. Sono ragazzi e ragazze, uomini e donne che amano viaggiare in modo lento, sono attenti ai territori che attraversano e alla loro storia, amano sedersi a conversare con le persone condividendo un bicchiere di vino e un pasto frugale».

A Cremona, oltre che da un paio di famiglie, si può venire accolti presso la Fattoria della Carità, comunità residenziale maschile gestita dalla cooperativa Servizi per l’Accoglienza afferente alla Caritas cremonese. Michele Bufano, educatore, racconta che «i ragazzi solitamente sono felici quando arrivano degli ospiti… Specialmente quando sono delle cicliste giovani» aggiunge ridendo. «Spesso giungono dalla Francia e vengono subito accolti dai ragazzi che provengono dal Burkina Faso, dal Marocco o dal Mali, paesi francofoni. Accade anche che, spontaneamente, condividano con gli ospiti il racconto del proprio viaggio di emigrazione» .
«Quando vedono arrivare qualcuno in bicicletta sanno già cosa fare: a cena ci sarà da aggiungere un posto in più, cucineranno qualcosa di diverso da mangiare e ci saranno da sistemare le due piccole stanze dedicate all’accoglienza».
Domani mattina Adam riprenderà il suo viaggio iniziato lo scorso aprile da Leeds. Nel pomeriggio arriverà a Piacenza, poi proseguirà lungo il fiume Po seguendo l’Eurovelo 8 fino a Torino proseguendo poi per Marsiglia.
Nel suo viaggio incontrerà altre famiglie, dormirà in altri cortili o su scomodi divani, ma di sicuro non dimenticherà la serata in cui tutti hanno trattenuto il fiato, volgendo lo sguardo all’insù, per seguire le traiettorie delle luci colorate. Tante come le strade che seguono i viandanti, luminose come le stelle che li guidano dall’alto, leggere come il cuore di chi parte sapendo che «non c’è stazione, nessun posto dove arrivare. La vera gioia della vita è il viaggio¹».