domani
N.07 Gennaio 2020
Una trama d’amore
sulla strada dell’apocalisse
Il capolavoro di Cormac McCarthy è un grido di speranza sopra "una terra febbricitante" e un atto fiducia nelle relazioni Anche quella con Dio
Non esiste un domani nel mondo che Cormac McCarthy descrive nel suo capolavoro La strada, romanzo che gli valse il premio Pulitzer nel lontano 2007.
La storia è nota.
Un padre e un figlio sopravvivono a un cataclisma che ha ridotto le cose a cenere e quel che resta del genere umano in «gusci di uomini senza fede, che avanzano barcollanti sul selciato come nomadi in una terra febbricitante». Si vive l’oggi per l’oggi, l’istante per l’istante, consumati dalla fame, tormentati dal freddo. In guardia continua dalle bande di predoni che si nutrono di ogni simile che incontrano. Non c’è spazio nemmeno per immaginarlo, il domani.
Eppure, ogni singolo gesto dell’uomo e del bambino – ogni fuoco acceso, ogni disperato rovistare tra le case bruciate, ogni loro singolo passo – tradiscono un sentimento che ha a che fare col domani. La speranza.
Sia pure adattata in un contesto irreale, questa storia è la fotografia dell’uomo e di cosa lo tiene in vita nelle crisi più buie. Racconta il nostro lato oscuro. L’istinto di resistere sempre, di fuggire l’altro o di ridurlo a carne per non morire. E racconta di chi, invece, rimane tutt’uno col bene, si fida e si affida.
Il bambino protagonista de La strada è l’emblema di questa imprevedibile grazia. Addirittura esorbitante quella del padre, da cui pure vuole e sa di dover dipendere.
L’uomo ha sempre sacrosante ragioni per non fidarsi, per non rischiare quando all’orizzonte si profila uno sconosciuto. Il proprio simile è sempre un rischio – non solo nella storia di McCarthy.
Nel bambino vive ancora un seme inaspettato che è dentro e fuori di lui. È la bontà. L’unico disposto a rischiare la vita per l’altro è il bambino. I viandanti incontrati per strada sono la sua preoccupazione, il suo pensiero costante, fino a costringe il padre a dividere le poche scorte con loro.
La sopravvivenza dei protagonisti è possibile per questo. Per la consapevolezza che dell’altro non si fa a meno. Che il motore di ogni azione, pur in condizioni disperate, è sempre una relazione. Una trama d’amore. E come in qualunque grande amore, i protagonisti sono sempre tre.
Anche nella terra senza dio di McCarthy, Dio non è mai assente. L’uomo lo maledice, lo interpella nelle lunghe notti buie dove l’angoscia è più profonda. Ma sa di potersi fidare di Lui. E questa coscienza gli permette di morire come ha vissuto fin lì.
Nella speranza.