nodi

N.10 Aprile 2020

RUBRICA

Tessendo la trama del mondo

Quelli del cuore sfregiato,

delle speranze tradite,

delle promesse dimenticate.

I nodi della perdita

che si impigliano

in qualsiasi tentativo

di novità, di vita, di leggerezza.

Nodi che continuano

a tornare al pettine

e non se ne vogliono più andare.
Quanto tempo serve

per domare certi grovigli impazziti,

quante lacrime per districarli

e provare a ricomporre fili

che sembrano essersi sfibrati.

Sono i nodi del dolore,

quelli che a volte tiriamo

per farli diventare più piccoli,

così piccoli che a colpo d’occhio

non si vedano più.

Così che li senta

solo chi ci accarezza

con tutte e due le mani,

con cura e orecchio attento.

Quelli che servono

a tenere insieme

le estremità, gli antipodi.

Matasse sottili e lunghissime

che legano

ciò che va a tutti i costi

tenuto assieme.

Anche se sembra assurdo,

impossibile, pazzesco.

Nodi di fune

per solcare i mari di quest’esistenza,

stretti dalla maestria

di secoli di esperienza,

belli di quella complessità

che solo la tradizione

di intrecci e sequenze precisi

può generare.

Promesse d’amore

che secoli fa si stringevano

legando e slegando lacci

tra le mani degli innamorati.

I nodi per segnare il vincolo.

Due che diventano uno.

I flick e flack di mignoli annodati

che da bambina

ti facevano diventare sorella

della tua migliore amica.

Promesse recitate

che trasformavano in sangue

i legami di scelta.

Ricami di uncinetti e telai.

Fili che corrono per dare vita

a ciò che prima non esisteva,

la creazione che nasce

dall’intreccio, dal nodo, dall’incastro.

Una litania di punti e incroci

che senza sosta produce,

disegna forme morbide

nel silenzio del pensiero

che si stacca dall’azione

per farsi cura,

terapia delle mani che si muovono

per fermare il pensiero.

Penelope che crea per disfare,

un po’ come facciamo tutti,

con le nostre tele di progetti ed entusiasmi

e con le notti buie

in cui non sappiamo più vedere

l’ordito di ciò che stiamo imbastendo.

E ricominciamo, da capo.

Segnaposto di scadenze e obblighi

che ci diamo per provare a correggerci,

a essere migliori

o anche solo a sembrarlo.
Sforzi di ricordarsi

ciò che non dobbiamo ripetere,

tic del cuore da correggere,

spasmi della pancia da bloccare.
I nodi da guardare

per smettere di pensare

sempre e solo a noi

e vedere anche gli altri, l’altro.

Come un gigantesco gomitolo ingarbugliato

in cui inciampare

per cadere dall’esistenza in cui trottiamo

e capovolgere la prospettiva

da cui guardiamo questo mondo

obbligato ad ospitarci.

Quelli che non vanno

né su né giù.

Quando siamo noi

quelli intrappolati

in gigantesche fettuccine

che ci imbrigliano nel sospeso.
Minuti

come ore

come anni.
Spezzoni di vita

in cui lasciamo andare

invece di prendere in mano i fili

e riaggiustare il tiro.

A volte lo vediamo

il buco da rammendare,

sentiamo perfettamente

dove va passato l’ago

e dato il punto,

ma non ripariamo.

Rimaniamo incastrati

nel non decidere,

nel domani, nel dopo.

Lo squarcio si allarga

e il nodo che ci lega con lui,

come se la dimensione dell’errore

fosse direttamente proporzionale

alla paura di affrontarlo.

I nodi che non fanno passare

la linfa del cambiamento,

giunture che non funzionano più

e azzoppano il movimento.

Questi sono i nodi

he vengono sempre,

prima o poi,

al pettine.

Ma questa è un’altra storia.

Spesso abitano in gola,

mentre si aspetta

che l’angoscia scenda

e si possa riprendere a respirare.

I nodi che tutti oggi stringiamo

e intrecciamo come possiamo.

Chi finge di non vederli,

chi ci perde le giornate

a cercarne il bandolo

e ne esce stremato

e senza soluzione.

Chi ha trovato finalmente

il coraggio di metterli in fila

e affrontarli tutti.

Chi in questo mondo

contorto su se stesso

prova a chiedersi come

così tanti fili abbiano finito

per diventare uno solo.

I mondo ci chiede di smettere

di guardare ai nostri tre gomitoli

e di accorgerci finalmente della trama

che come abitanti ingrati

stiamo intrecciando.

Quanti nodi abbiamo seminato

nel nostro ricamo

rovinando una Creazione

che era perfetta.

Nodi di foga,

di disamore,

di terrore,

di cupidigia.

Non conterà

chi avrà il filo più bello,

né più lungo.

Conterà solo se tutti sapremo

prenderci cura della tela Mondo,

sciogliendo ogni singolo nodo

che la imbruttisce e la deforma.

E per farlo

dovremo cambiare passo.
Cambiare intreccio.

Imparare a fare solo i nodi

che servono a reggere

e non a rompere.