cuore

N.33 Settembre 2022

GENERAZIONI

“Fuori misura”: è l’amore che fa battere il cuore

Gli ospiti della Fondazione Germani di Cingia de' Botti ci accompagnano in un viaggio senza tempo alla ricerca del battito più profondo. Quello che resta per la vita. E anche oltre

video a cura di Giulia Barbieri

Appesi ad un comò, sopra un cartellone rosso ci sono alcuni pensieri, scritti nero su bianco, su foglietti ritagliati a forma di cuore, per rendere chiaro il concetto; Dante ne fa suo uno su tutti: «L’amore è importante. Voglio dire ai giovani che devono comportarsi bene». Perché l’amore è quel sentimento che ci lega da sempre. Valica confini, epoche. Ci rende simili nelle nostre diversità. Ci rende umani.

L’amore vive negli occhi di Giuseppina, quando pensa alla sua famiglia napoletana; nelle lacrime di Maddalena quando ricorda i figli (di altri) cresciuti come fossero suoi.

E poi c’è il silenzio di Iole, racchiuso in un sorriso che dice tutto, quando le chiediamo di parlare dei suoi nipoti e bisnipoti: «questo è un argomento bellissimo» ci dice mentre gli occhi brillano. «Mi mancano, perché posso solo vederli in fotografia. Non li posso toccare. Non li posso abbracciare».

Nella sala della Fondazione Germani di Cingia De Botti, l’amore si respira. «Sono mani operose che ogni giorno ci accudiscono» dice Maddalena. «È il desiderio di condividere tempo, di donarlo agli altri» chiarisce Alessandro. È anche «libertà e rispetto», nonostante tutto. Oltre le delusioni. «Quando mia moglie se ne è andata è stato difficile». Gabriele sa che «innamorarsi di nuovo non sarà facile: con una persona devo stare bene davvero». Adele torna con la mente a tanti anni fa: «Mi sono sposata in Venezuela, con poco. Pochissimo». C’era l’amore, non serviva molto altro. Perché «se c’è è grandissimo, fuori misura» precisa Iole. Viene dal cuore.


Mani rugose si intrecciano. Sorreggono cuori di cartone o di stoffa. Simboli piccoli, per il sentimento più grande che dà senso alla vita di ciascuno di noi. Siamo nati per amare, con i piedi a terra, gli occhi al cielo. E, spesso, con la testa tra le nuvole. Le storie dei nonni della Fondazione sono un’eredità preziosa, offrono uno spaccato di amore misto alla fatica, alla povertà, alla solitudine, alla sofferenza. È amore, oggi più vivo che mai. Come un cuore che batte e che, nonostante il tempo, resiste.
Pochi attimi dopo Iole, Alessandro, Gabriele, Giuseppina, Maddalena, Adele e Dante si fanno trovare in giardino. Cuori rossi riempiono il cielo. Le braccia si tendono e i cuori si innalzano: «è stato bello» ci dice Giuseppina. Tutto merito dell’amore.