radici

N.29 Marzo 2022

CREDITO COOPERATIVO

Sostenibilità, è giunto il momento che anche la finanza tiri fuori il cuore

Le crisi del nostro tempo impongono una riflessione sui modelli economici di riferimento e pongono tutti noi di fronte alle sfide della "ecologia integrale". Ecco perché le radici cooperative delle BCC offrono un riferimento efficace per lo sviluppo territoriale, l'equità economica, la stabilità a lungo termine

Le conseguenze della pandemia e dell’attuale conflitto russo-ucraino hanno messo seriamente in discussione il nostro modello economico di riferimento, costringendoci a ripensarlo in un’ottica che sia sempre più “sostenibile”, nonché rivolto al progresso del bene comune e rispettoso della dignità umana.

Caratteristiche che sono da sempre tipiche del modello cooperativo, capace di garantire ai nostri territori la resilienza necessaria per preservare il proprio tessuto sociale ed economico, anche nei momenti di estrema difficoltà come quelli che stiamo vivendo.
La sostenibilità ha dunque radici cooperative?

Parola d’ordine: sostenibilità

La “sostenibilità” non è definita da una legge, ma è un concetto che sta entrando ormai nel nostro vivere quotidiano. Si parla di sostenibilità ambientale quando si pensa alle energie rinnovabili, all’uso efficiente delle risorse, alla riduzione di ogni forma di spreco; si parla di sostenibilità sociale quando si pensa al rispetto dei diritti umani, al miglioramento del benessere lavorativo del proprio personale, all’aumento della sicurezza; infine, si parla di sostenibilità economica quando si ha la capacità di generare reddito e lavoro per il territorio, senza lasciare indietro nessuno.
Ma sostenibilità ambientale, sociale ed economica sono tre facce della stessa medaglia, perché strettamente interconnesse, come ci ricorda anche Papa Francesco nella sua enciclica Laudato Si’, a proposito della definizione di “ecologia integrale”. Tutti questi aspetti, infatti, concorreranno a rendere concreto il processo di transizione fondamentale che stiamo vivendo.

La transizione vista dalle BCC, partendo dalle radici cooperative

Una transizione che, però, sappiamo bene non sarà a costo zero. E avrà bisogno di considerevoli investimenti privati. Quindi di credito.
Per questo motivo è necessario essere molto realisti e ancora più attenti e consapevoli di come le caratteristiche delle nostre cooperative bancarie, ovvero di essere banche di comunità mutualistiche, ci aiuta a dare un contributo affinché questa transizione – che nella fase iniziale potrebbe addirittura avere un peso nella crescita delle disuguaglianze economiche e sociali – possa essere invece partecipata e inclusiva.
In questo passaggio, infatti, le BCC possono giocare un ruolo cruciale nel sostegno di famiglie e imprese, poiché da sempre rappresentano una componente attiva dei territori in cui operano e di cui sono la diretta espressione.
Come? Rimanendo fedeli alle proprie radici cooperative, dunque alla propria identità, intercettando non soltanto i bisogni della comunità, ma proponendo anche soluzioni idonee alla sua “cura”. È un impegno serio, che ogni BCC mette nero su bianco nel proprio Statuto per distinguersi dalle altre realtà di settore, ritenendo basilari due punti cardine come l’orientamento sociale e la dichiarata scelta di costruire il bene comune.
Il modello del Credito Cooperativo è già uno strumento efficace per supportare i territori in questa fase di grandi mutamenti, basti pensare ad alcuni aspetti caratterizzanti come la promozione di una finanza civile e geo-circolare, in particolar modo nei confronti degli operatori economici di minori dimensioni, così come la spiccata capacità di preservare una logica anticiclica nella concessione del credito e favorire in questo senso sempre l’equità per ridurre i divari di reddito.
Ma si può e si deve fare di più.

Alcune scelte
sono migliori di altre
per il futuro dei risparmiatori
e dei loro figli

Accompagnare la transizione significa alimentare anche la finanza sostenibile per andare nella direzione indicata dal Green Deal europeo e dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Per farlo, occorre favorire in termini consulenziali un avvicinamento dei clienti agli strumenti finanziari ESG (Environmental, Social and Governance), che servono a selezionare gli investimenti socialmente responsabili.
Questo sarebbe in grado di determinare vantaggi non solo agli stessi mercati finanziari, ma portare un miglioramento generale dell’economia reale e della stabilità a lungo termine del sistema finanziario.
La vera sfida è dunque cercare di convincere i risparmiatori che alcune scelte sono migliori di altre dal punto di vista ambientale, e dunque anche per il futuro dei risparmiatori stessi e dei loro figli.
Il cambiamento, infatti, non è soltanto legato al progresso tecnologico, ma è soprattutto un fatto culturale.
Ed anche in tal caso, grazie all’importanza che le Banche di Credito Cooperativo hanno da sempre riservato all’aspetto relazionale verso la propria base sociale, ci auspichiamo che la sensibilizzazione verso queste tematiche possa trovare più facilmente terreno fertile.
In prospettiva, non c’è alternativa ad un forte investimento globale sul green, perché i cambiamenti climatici “non si negoziano” e vanno gestiti ora per gli impatti che avranno nei prossimi decenni.
È il momento, insomma, che anche il mondo della finanza tiri fuori il cuore.
E dove ci sono responsabilità sociali, le BCC come Credito Padano non hanno mai fatto mancare il proprio sostegno a imprese e famiglie, garantendo benessere diffuso e sviluppo nei territori in cui operano.
Un impegno concreto che va oltre la nostra generazione e che ci proietta in un futuro nel quale vogliamo continuare ad essere protagonisti.