viaggio
N.32 Giugno-Luglio 2022
Il respiro della montagna: anima, storia e passione
Un'artista-glaciologa, un giornalista-travel blogger e un grafico con la passione per le ferrate raccontano ciascuno il proprio punto di vista sulla montagna. Perché il panorama non è solo quello che si apre davanti agli occhi...
La montagna può essere sentiero dello spirito, metafora di un viaggio introspettivo in un ambiente dove i concetti di tempo, spazio e velocità sono, fisicamente, differenti rispetto al vissuto quotidiano.
Emiliana Triglia, dopo l’esperienza con il Servizio glaciologico lombardo, l’ha raccontata a colpi di pennello attraverso una serie di acquerelli: «Se penso ai concetti di viaggio e montagna, mi vengono in mente le solitarie. Fino a qualche anno fa, per la maggior parte delle volte, ho sempre percorso salite in solitaria. Che per me sono legate ad un viaggio interiore. La condizione di solitudine, in un ambiente come la montagna, con le sue difficoltà e tanti elementi variabili, ti porta ad una condizione di estremo contatto con te stesso. Con le paure, le preoccupazioni, le decisioni da prendere. L’imprevisto».
Emiliana racconta di esperienze vissute intensamente, di riflessioni profonde: «La montagna accentua i sentimenti e lo stato d’animo. Nell’accezione più positiva. La paura, per esempio, andrebbe vista anche come un mezzo per salvaguardarsi. Non significa non essere abbastanza coraggiosi, ma è una sorta di protezione capace di farti prendere una decisione saggia. Mi viene in mente anche il concetto di rinuncia. Sono tutti fattori di connessione con il nostro io».
Ma sono gli stessi parametri fisici a mutare all’interno degli stati d’animo: «Il tempo? Si dilata. I riferimenti sono la luce e la stanchezza. Non esiste una concezione di tempo in ore, mattina o pomeriggio. Uno degli aspetti più belli della montagna è il potersi staccare dal tempo. A volte parto di pomeriggio e torno di notte. Provo una grande sensazione di libertà in quei momenti. Entro in contatto con la natura. E mi sento più libera dove non conosco, dove c’è l’ignoto, dove posso mettermi in gioco nell’esplorazione. Non sto parlando di grandi imprese. Esplorazione è raggiungere qualsiasi posto che non conosci».
Libertà è qualcosa che torna spesso, se non sempre, nei racconti di montagna.
Paolo Reale nel 2000 fonda il sito cicloweb.net, quindici anni più tardi ciaspole.net: «È uno spin-off. Per gli itinerari di ciaspole penso sia l’unico in Italia che spazia in tutto l’arco alpino. Esistono siti internet turistici legati ad una determinata area. I miei vanno dal cuneese, al Friuli, alla Val d’Aosta, fino ad arrivare a Dolomiti ed Alpi lombarde. Il viaggio? Un desiderio di scoprire posti nuovi, modi di vivere differenti rispetto ai nostri. Mi piace vedere da vicino l’architettura dei rifugi, la composizione dei borghi di montagna, studiarne la storia. Sono molto differenti a seconda delle diverse zone. Sulle Alpi piemontesi, per esempio, le costruzioni sono in pietra scura, in Alto Adige il maso isolato è costruito in legno. I tratti culturali si ripercuotono anche sulla cucina. Un formaggio per esempio ha sfumature differenti a seconda della valle in cui ti trovi. Il viaggio per me è anche ricerca antropologica, storica».
Foto cortesia Paolo Reale – ciaspole.net
E voglia di mettersi in gioco, ogni settimana: «Mi piace, spesso vengono anche mia moglie e mio figlio. Ora per esempio sono sulla pedemontana veneta. Viaggio non è solamente andare dall’altra parte del mondo. Quando, durante la settimana, finisco di lavorare nel pomeriggio e mi faccio una pedalata di due ore sui colli piacentini, torno a casa e sembra di essere rientrato da una vacanza. È un piccolo viaggio anche questo. Ti catapulta in un’altra realtà, ti ricarica».
Giacomo Pietro Boschi è un brillante grafico pubblicitario. Da anni ha legato due passioni, utilizzando il viaggio come collante: «Sono sempre stato affascinato dalla storia, in particolare quella della prima guerra mondiale. E poi ho passione per la montagna, per me liberta, valvola di sfogo, purificazione dallo stress della settimana. Ripercorro, attraverso percorsi o ferrare, i luoghi di quel periodo storico: avamposti, ricoveri, trinceroni, trincee. Luoghi come la cima Capi, una ferrata molto semplice a Riva del Garda, prima linea austriaca verso l’invasione italiana. Suggestive anche la ferrata tridentina sulla Dolomiti. Lo scorso anno ho effettuato la traversata dei ghiacciai dell’Adamello, dove si è combattuta, a 3000 metri, la guerra bianca. È durata tre giorni: siamo partiti dal Tonale ed arrivati a Sonico, paese prima di Edolo. È stata una esperienza incredibile».
Foto cortesia Giacomo Pietro Boschi
Tutto è nato quasi per caso: «Sei anni fa ho percorso il Sentiero dei fiori con una guida, passando ad oltre tremila metri tra trincee italiane ed austriache. È una ferrata classificata come difficile. Da quel momento è scattato qualcosa. Quasi tutti i fine settimana scappo dalla città e mi metto in viaggio. Questo per me è anche attività fisica. Senza competizione però. Se non con te stesso. Nessuno, raggiunta la cima, ti consegna una medaglia. Un percorso nuovo è una avventura. Da prendere con serietà, mai con superficialità. Quindi, prima di tutto, attrezzati e vestiti nel modo giusto, allenati, perché la montagna può essere difficile da affrontare».