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N.55
Così la Facoltà di Economia e Giurisprudenza dell’Università Cattolica punta su Cremona e guarda al futuro
Nel quarantesimo anniversario della presenza dell’ateneo in città, il preside Marco Allena spiega perché Cremona e il territorio cremonese costituiscono un mattone fondamentale nel futuro della Facoltà
Lo splendido “Magazzino carri”, il grande edificio che fu costruito ai tempi della destinazione del monastero di Santa Monica a caserma militare, è la sede perfetta per l’esordio di #OpenUnicatt, il viaggio che porta gli studenti alla scoperta dei cinque campus dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Si parte da Cremona, in quel luogo di preghiera che Napoleone trasformò in caserma. Un parallelepipedo divenuto magazzino delle biade, che ora, tramutato nel corpo aule del campus cremonese, è fucina di futuro. Marco Allena, nuovo preside della Facoltà di Economia e Giurisprudenza, ci attende alla base della scala monumentale che conduce al piano superiore, tra decine di studentesse e di studenti. «La scelta dell’Università Cattolica di consolidare la propria presenza a Cremona è strategica, in una zona d’Italia sicuramente cruciale» spiega il professor Allena. «Il nostro ateneo si contraddistingue per essere l’unica università italiana presente in gran parte del territorio nazionale, ed è chiaro che in certi territori questa esistenza diventa ancor più capillare».
È così a Cremona, dove la presenza dell’Università Cattolica compie i suoi primi quarant’anni, e ha la sua ragion d’essere «nel tessuto imprenditoriale del territorio» e «nelle eccellenze che la rendono una città unica al mondo», racconta Allena. «Da un lato vi è una forte connotazione agricola, legata a tutto ciò che ruota attorno all’economia del mondo agricolo. Dall’altro lato, Cremona è la capitale del violino, ma anche dell’industria dolciaria, del distretto della produzione cosmetica, per non parlare del Gruppo Arvedi, il primo gruppo siderurgico in Italia, con il cuore proprio nel capoluogo cremonese. Tutto questo spiega perché, quarant’anni fa, l’Università Cattolica ha scelto di insediarsi a Cremona, e perché questa presenza si è consolidata negli anni».
«Se all’inizio il campus cremonese è stato fortemente caratterizzato dalla Facoltà di Agraria, illuminante è stata la decisione di collocare anche a Cremona la Facoltà di Economia e Giurisprudenza, che negli ultimi anni ha visto accrescere la propria presenza a Santa Monica» continua il preside Allena. «Le ragioni sono innanzitutto geografiche: la Cattolica è legata a Piacenza da oltre settant’anni, e possiamo dire che Cremona, posta tra Piacenza e un’altra sede importante, quella di Brescia, dà l’idea di un continuum. Se poi pensiamo che Brescia dista circa quaranta minuti di treno da Milano, ecco che il cerchio si chiude, non solo idealmente ma anche geograficamente. L’ateneo, quindi, mira al rafforzamento delle proprie sedi, ciascuna delle quali è dotata di peculiarità che la contraddistinguono dalle altre».
La Facoltà di Economia e Giurisprudenza offre a Cremona la laurea triennale in Economia aziendale, che ha visto crescere i propri numeri negli ultimi anni ed è una presenza pienamente radicata nel territorio. «La nostra attenzione, in questo momento, è rivolta soprattutto alle lauree magistrali» spiega il preside Allena. «Dal 2021 abbiamo il corso di Innovazione e imprenditoria digitale, una laurea magistrale che attrae a Santa Monica studenti da tutta l’Italia, ed è completamente proiettata verso il futuro. Tuttavia, proprio per la forte caratterizzazione agricola del territorio cremonese, una Facoltà come la nostra non può non porsi il tema di come dedicare le proprie forze anche a questo settore. Viviamo in un’epoca nella quale il food, l’alimentazione e l’agricoltura ad ampio spettro sono centrali nelle vicende politiche internazionali. Per questo motivo, la Facoltà dovrà impegnarsi sempre più nell’interazione e integrazione con la Facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali».
L’efficientamento e l’ammodernamento del settore agricolo, infatti, non possono prescindere da solide conoscenze economiche. «Se vogliamo dotare le imprese italiane di queste competenze, dobbiamo guardare a cosa accade nel resto d’Europa e del mondo, laddove le Facoltà di Economia preparano i manager del futuro affinché sappiano proiettare l’agricoltura verso il futuro» commenta Allena. «A questo, aggiungo che la nostra Facoltà ha da sempre una fortissima attenzione alla sostenibilità. Per fare solo due esempi, siamo stati tra i primi in Italia ad attivare una laurea triennale in Management della sostenibilità, seguita dal nuovo profilo di studi per la sostenibilità della laurea magistrale in Gestione d’azienda. Queste competenze saranno di grande aiuto, giovandosi anche le forze della Smea, l’Alta Scuola di Management ed economia agro-alimentare, che è fortissimamente radicata a Cremona».
Il professor Allena ricorda che in occasione dei festeggiamenti del centenario dell’Università Cattolica, Anna Maria Fellegara, allora preside di Economia e Giurisprudenza, oggi prorettore vicario dell’ateneo, ha sottolineato la cifra del doppio che da sempre caratterizza la Facoltà: è Economia e Giurisprudenza, ed era presente in due campus, quelli di Piacenza e di Cremona. «Oggi ne abbiamo un terzo, Brescia, e questo non fa che accrescerne la multidisciplinarietà» chiosa Allena. «A questo proposito, torna la cifra del doppio nell’integrazione con la Facoltà di Scienze agrarie. Nelle giovani generazioni, noto sempre più un interesse forte verso le competenze trasversali, quelle transferable skills che ci aiutano a comprendere il mondo che ci circonda. Non a caso, nel mondo anglosassone una delle lauree più richieste è il Philosophy, Politics and Economics (PPE). Noi dobbiamo andare in questa direzione, in modo particolare a Cremona».
In un campus che, per tanti motivi, è un fiore all’occhiello. «Intanto, perché è bello» commenta Allena. «L’ideale del kalòs kai agathòs è un portato della civiltà da cui proveniamo ed è pienamente radicato dentro di noi, talvolta in maniera inconsapevole. Per gli studenti, studiare in un campus come questo dev’essere un motivo di orgoglio e di stimolo per affrontare quello che è certamente anche un sacrificio». A Santa Monica si respirano storia e rinascita culturale. Qui tecnologia avanzata, cultura, arte e attenzione alla sostenibilità permettono uno sguardo sul mondo, all’interno di un ambiente ideale. «Ed è uno dei migliori esempi di intervento da parte di privati a favore del settore pubblico e del sociale» aggiunge il preside. «Come ha ricordato il Rettore durante l’inaugurazione di questo campus, nulla di quanto vediamo ora esisterebbe non soltanto senza il generosissimo contributo economico della Fondazione Arvedi Buschini, ma soprattutto grazie alla determinata e appassionata cura che il cavalier Giovanni Arvedi ha personalmente dedicato a questa impresa, perché potesse realizzarsi. È quello che noi, tante volte, invidiamo al mondo anglosassone, cioè la cultura del dono: restituire alla società civile ciò che si è avuto. Ricordo spesso ai miei studenti che, in quel contesto, la cultura del dono è fortemente radicata anche perché vi sono importanti incentivi fiscali. Ebbene, da noi questo aspetto non esiste. Quindi tutto ciò è a maggior ragione meritorio, perché ha dato vita a un campus che, quanto a bellezza, compete tranquillamente con i campus più belli del mondo».
E i docenti? «Siamo molto fortunati» risponde Allena. «Perché stando a contatto con gli studenti possiamo davvero capire come e quanto stia evolvendo la nostra società. La nostra sfida è innovare profondamente la didattica, mantenendo dei punti fermi che ci consentano di unire innovazione e tradizione. I giovani, oggi, hanno competenze e abilità che noi non avremmo mai avuto. Il fondatore dell’Università Cattolica, Padre Gemelli, non voleva dei bravi professori, voleva i migliori professori per l’ateneo dei cattolici italiani. A questo, si aggiunge un elemento che ritengo imprescindibile: dobbiamo formare persone che abbiano le competenze e le capacità non solo per relazionarsi con gli altri dal punto di vista professionale e imprenditoriale, ma che sappiano fecondare la realtà con il loro talento. E che siano consapevoli della centralità della persona, nel mondo delle istituzioni, dell’economia, e in tutti gli aspetti della vita civile».