magia
N.28 Febbraio 2022
«La mia vita con gli effetti speciali». Camilla e l’arte di credere nell’impossibile
Il giro del mondo di Camilla Bassi la giovane cremonese che crea maschere e personaggi per il cinema: «A volte la finzione è necessaria per darci un po' di speranza»
«Quando ero bimba, ancor prima di sapere cosa significasse essere truccatrice, volevo esserlo. Non l’ho mai detto ad alta voce, ho sempre tenuto questo pensiero dentro di me. La prima volta che decisi di truccare qualcuno da morto, avevo 12 anni: le prescelte erano sorella e cugina, volevamo spaventare i miei genitori».
Camilla Bassi ha fatto il giro del mondo ascoltando se stessa, i propri desideri. Oggi è un tecnico che realizza, in laboratorio, effetti speciali per il cinema: «Prima tappa Gorizia, per l’università. Ho studiato relazioni pubbliche e pubblicità. Volevo andarmene il più lontano possibile da Cremona. Ero una di quelle diciottenni che non sapeva bene cosa fare nella propria vita».
La voglia di viaggiare ha sempre accompagnato la 34enne cremonese: «L’Erasmus a Barcellona è stata una esperienza che mi ha cambiato la vita. Ho conosciuto alcune ragazze di Parigi che vivevano di cinema. Mi hanno dato fiducia, ho capito come un certo tipo di carriera fosse possibile. Barcellona è una città pazzesca, lì ho capito fossi destinata ad altre cose…».
Parigi è dietro l’angolo, un passaggio non scontato, ma necessario, in un cammino fatto di nuovi ed appassionanti obiettivi: «Mi sono iscritta ad una scuola di trucco. Iniziando poi a lavorare nella moda, ambiente non troppo corrispondente, però, alla mia identità. È un mondo di obblighi, nel quale devi andare alla festa giusta, conoscere la persona giusta. A me di sfilate, Oscar e quant’altro non interessava nulla. Così ad un certo punto mi sono detta: voglio imparare l’inglese. Inghilterra e Stati Uniti non mi sono mai piaciute, il mio migliore amico stava per partire per l’Australia. Il gioco era fatto. E poi volevo mettere ulteriore distanza tra me e l’Italia. Volevo una avventura da raccontare ai nipoti. L’obiettivo era quello di studiare un po’ di più gli effetti speciali. Ho seguito l’istinto, prendendo una decisione folle. Una delle migliori mai prese».
È proprio qui, in questa terra lontana, a prendere forma l’incipit di un percorso che ha portato, oggi, Camilla Bassi, ad essere una professionista riconosciuta e stimata nell’ambiente: «Prima cosa mi iscrissi ad un corso di effetti speciali, conoscendo a Melbourne i miei futuri capi, che furono i miei “padrini” in questo settore. Hanno creduto in me. Oggi la maggior parte del mio lavoro è di laboratorio. Appartengo alla categoria dei nerd da laboratorio che per mesi non vedi mai in giro. Lavoro con diversi materiali, principalmente silicone. Costruisco cadaveri da autopsia, alieni, protesi per qualcuno che si è fatto picchiare, cambi connotati. Negli ultimi anni mi sono occupata di stampi: prendi l’impronta di sculture in modo da avere una sorta di copia negativo. Ho lavorato per il film House of Gucci, A classic horror story, un film horror italiano di cui ero tecnico senior del silicone, la serie Curon in onda su Netflix».
Camilla prende fiato: «Il mio lavoro è magia, la scappatoia per rimanere bambina davanti ad un mondo che mi chiede violentemente di diventare adulta».
Il cinema era ed è fonte di ispirazione: «Ci sono film che mi hanno fatto realmente credere nell’impossibile. Uno su tutti: La storia infinita, il primo di cui ho memoria nella misura in cui ho provato un senso di libertà. Cinema è liberta da prigioni di obblighi, aspettative e regole».
Gli effetti speciali sono strumento per realizzare un’idea, creare una situazione, renderla il più reale possibile: «Dal punto di vista sociale e culturale, maschera e finzione sono strumenti necessari. Molto spesso come esseri umani non ci sentiamo in grado di comunicare certi sentimenti parlando in prima persona quindi utilizziamo immagini e storie, personaggi e situazioni attraverso le quali possiamo esprimere questo sentimento potendocene poi distanziare. Il cinema, per me, è magia, è una scappatoia, è un posto dove il tempo e lo spazio non esistono e puoi permetterti di essere qualunque cosa tu voglia. La finzione è necessaria a volte per darti un po’ di speranza».
Oggi Camilla è tornata a Barcellona: “È il mio posto del cuore. Il dramma è che non c’è lavoro cinematografico. Sono in una fase di rimessa in discussione della mia modalità lavorativa. Viaggio molto, sono freelance, vengo assunta dagli studi come tecnica, key artist. La parte artistica è un privilegio, ottieni il permesso di essere creativo se raggiungi un certo livello. Gli ultimi lavori sono stati soprattutto stampi. Però ho deciso che devo cambiare rotta, trovare una nuova forma di fare le cose in modo che non mi senta così costretta ad essere solamente la mia tecnica».