magia
N.28 Febbraio 2022
Realizzare l’Utopia… a colori. La bacchetta magica di Tapirulan
Tour a colori della 16ª mostra internazionale di illustratori contemporanei organizzata dalla associazione cremonese e impreziosita dalle tavole di Scarabottolo e McKee
Quando i soci di Tapirulan hanno scelto il tema del concorso internazionale di illustrazione, nel maggio del 2021, si usciva dal primo lockdown.
«Pensavamo di esserci lasciati il peggio alle spalle. Che ne saremmo usciti migliori», ricorda il presidente Fabio Toninelli.
Oggi, quasi due anni e quattro ondate di pandemia dopo, le tavole selezionate tra oltre 700 opere in concorso, coprono la parte centrale dell’esposizione a Santa Maria della Pietà, tra il giardino utopico di Scarabattolo, e il mondo incantato di David McKee (il papà dell’elefantino Elmer e molti altri splendidi personaggi per bambini).
«Realizzare l’utopia – riflette Toninelli sorridendo con gli occhi sopra la mascherina – ecco, questa potrebbe essere la vera magia. L’utopia è questo in fondo: qualcosa che non si può realizzare… senza poteri magici».
Tour fotografico della 16ª mostra internazionale di illustratori contemporanei “UTOPIA”, allestita a Cremona, presso gli spazi espositivi di Santa Maria della Pietà dall’11 dicembre al 6 marzo 2022
L’utopia è come l’orizzonte: cammino due passi,
e si allontana di due passi. Cammino dieci passi,
e si allontana di dieci passi. L’orizzonte è irraggiungibile.
E allora, a cosa serve l’utopia?
A questo: serve per continuare a camminare.
I versi di Eduardo Galleano aprono l’esposizione. Le 52 tavole sono come finestre spalancate su mondi straordinari fatti di colori, ironia, qualche sogno e tanta speranza, traguardi che sembravano irraggiungibili, nuvole, luci, rane, abbracci di sabbia, città, foreste, città-foresta.
Tania Yakunova, ucraina, ha conquistato la copertina del catalogo e la mostra personale per il prossimo anno con “Fly”: fondo blu-cielo, una donna leggera vola tra i gabbiani. Ha l’abito bianco e lo sguardo che corre oltre. «… anche se non so bene come appare, so certamente come ci si sente – scrive nelle poche righe che accompagnano la tavola – Ci si sente come un fresco mattino, come una totale libertà e unione con la Natura, come se l’ansia non esistesse più e qualcosa di grande e magico stesse per accadere».
La natura torna spesso nei “sogni impossibili” degli illustratori in mostra. Così come la ricerca del contatto, la relazione. I muri che sembrano spezzare il nostro mondo, diventano «muri super fucsia che appiccicano» (e con cui si possono soffiare allegri palloni) nell’utopia di Eleonora Castagna, mentre Monica Hernandez ricorda che «dietro ad ogni principe azzurro si nasconde un romantico e galante rospo innamorato». La bicicletta di Enrico Focarelli Barone (premio della giuria popolare) trascina con sé le nuvole:
Trasportami in un luogo che non esiste.
Dove il giorno è fatto di sogni e la notte, quieta,
è soltanto un’altalena tra una nuvola e l’altra,
un campo fiorito, un orizzonte senza confini.
Tommaso Moro, nella sua “Utopia” non ha mai chiarito il dilemma sul significato del titolo: «Un buon posto o un posto che non c’è».
Lascia volentieri che la mente e l’immaginazione rimbalzino tra i due significati Guido Scarabottolo, autore delle illustrazioni dell’edizione del capolavoro di Moro tradotta proprio per Tapirulan da Davide Astori: «Quando ho riaperto gli occhi avevo fatto una quarantina di disegni di fiori senza disegnare i fiori… bei fiori che non ci sono».
“Giardino Utipico”, mostra di Guido Scarabottolo
L’orizzonte non si avvicina. Il cammino continua.
«Si vedranno luoghi senza confini – scorriamo il cartello che introduce la mostra – senza odio e violenza, dove l’uomo è in armonia con la natura e le biciclette sono il mezzo di locomozione prediletto; sarete circondati da innumerevoli gatti affettuosi e troverete agevolmente il principe azzurro mentre le nuvole vi condurranno a passeggio; potrete volare come uccelli o planare a bordo di colorate fenici, viaggiare nel tempo o verso pianeti lontani, che forse non raggiungerete mai».
Forse. Perché la magia resta una possibilità.
«Qualcosa che non si può realizzare», se non hai a disposizione «poteri magici». Le parole di Fabio Toninelli riemergono dal taccuino disordinato.
Nelle tre fotografie uno scorcio dell’esposizione “Utopia”, un’opera di David McKee esposta nella mostra “Sweet table”, raffigurante il mago Merlic, uno dei più celebri personaggi del grande disegnatore inglese, “padre” dell’elefantino Elmer, riprodotto anche un un modello di legno realizzato da Vanni Braga per l’esposizione
Da dietro il castello che occupa il centro della mostra rotola fuori la proboscide a quadretti colorati dell’elefantino Elmer, Mr Benn entra in una stanza dei travestimenti, si cambia d’abito e viaggia nel tempo tra tribù, il mago Melric riempie il foglio di incantesimi a forma di stella cometa, un esercito in marcia fa amicizia con la popolazione della terra che avrebbe dovuto conquistare e preferisce un pranzo all’invasione, un mostro rosso e un mostro blu si abbracciano dopo aver fatto a pezzi la montagna che li divideva…
«Provateci voi a raggiungere l’orizzonte!» sfida l’ultima riga di presentazione.
Perché no? In fondo basta trovare la magia giusta. E questo ha tutta l’aria di essere… un buon posto: tra un castello di cartone e gli elefanti colorati, dove il ranocchio diventa principe, una luce illumina la notte senza bisogno di fili, dove i muri di gomma si possono masticare e gonfiare.
Basta chiudere gli occhi. O magari spalancarli sul mondo.
Con tutto il coraggio che serve per prendere un’utopia e renderla reale.
Come fanno i maghi (e gli inventori di storie).