mattoni

N.55

riflessi incontra

Mattoni come lancette nell’anima secolare del Torrazzo

Risalendo il cuore di mattoni del Torrazzo di Cremona è un vero e proprio viaggio nel tempo. Alla scoperta dei segreti del Museo Verticale con l'architetto Fabio Bosio che ne ha progettato il battito

Cinquecentodue gradini separano Cremona dal cielo. Come una spina dorsale di pietra, percorrono il fusto solido del Torrazzo, la torre campanaria in mattoni più alta d’Europa, nonché il simbolo indiscusso della città. Dal 2018 ospita il Museo Verticale, sviluppato all’interno delle stanze che separano la base dalla torre campanaria. Le sue pareti sono l’unità di misura del tempo: il futuro segnato dalle lancette del grande orologio astronomico affacciato su piazza Duomo, il passato scandito dai mattoni.

«Il cotto è al contempo un materiale povero e ricchissimo, parte della storia del nostro territorio». Così spiega l’architetto Fabio Bosio, tra gli ideatori del Museo Verticale del Torrazzo. «Il mattone ha saputo trasformarsi nel tempo e reggere l’impatto dei secoli, rimanendo un materiale moderno. Oggi la bioedilizia punta all’utilizzo di materiali riciclabili a basso impatto ambientale. Il mattone antico ne è un valido esempio: pochi sanno che le terre rosse che ricoprono i campi da tennis provengono dalla demolizione delle vecchie cascine cremonesi, in un ciclo di vita che parte dalla terra e vi ritorna» [non lo sapevi? leggi qui]. L’idea di allestire un percorso espositivo negli spazi dell’antichissima torre campanaria offre ai visitatori la possibilità di attraversare il tempo e scoprire come l’uomo ne ha tenuto traccia. 

«La  sala del Quadrante e la sala del Mecanismo svelano il funzionamento del gigantesco orologio astronomico che dal Cinquecento si affaccia sulla città», prosegue l’architetto. «La Sala della Misura del Tempo ripercorre la storia della percezione umana del tempo, attraverso minuziose ricostruzioni di antichi strumenti di misura, fino ai più moderni orologi». Lì trova dimora una collezione di segnatempo, suddivisi per tipologia: tra i più curiosi, i pezzi da collezione dedicati al Giubileo e alcuni modelli complessi, che oltre all’orario indicano giorno e mese, distinguendo tra notte e dì. Meglio di un moderno smartwatch.

La cura delle collezioni si estende al prezioso scrigno di pietra che custodisce il Museo, sopravvissuto a secoli di storia. «Non è semplice intervenire in una struttura così antica – svela Bosio – ma i vincoli possono essere delle opportunità, che spingono a trovare soluzioni funzionali, nel rispetto degli spazi e della storia che portano in sé». A progettisti e artigiani sta il compito di far quadrare meraviglia e complessità: «È giusto lasciare un’impronta, un segno, cercando di inserire elementi di innovazione e bellezza, ma ogni gesto è mosso nel rispetto di tutto ciò che ha preceduto il nostro lavoro». 

L’unità di misura rimane il tempo, liquido quando scorre, solido quando costruisce architetture destinate a sopravvivere ai secoli e diventare memoria per le generazioni future.

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