domani
N.07 Gennaio 2020
Il pezzo di carta che battezzò… l’America
Un archivista cremonese racconta l'emozione di trovarsi tra le mani il certificato di nascita di Amerigo Vespucci: oggi con il suo nome raccontiamo secoli di storia
«La storia, nei miei pensieri, è un’ossessione. Nel quotidiano è la spinta ad approfondire, la necessità di utilizzare un cannocchiale storico per capire tutto ciò che sta accadendo intorno a noi». Lapo Ghiringhelli ha conseguito una laurea in Storia e tutela dei beni archivistici e librari. A Firenze, forte degli studi classici nelle aule del Liceo Manin, ha trovato la dimensione di ciò che stava cercando: un contesto privilegiato dove studiare il passato, attingendo a fonti, documenti, racconti capaci di trasmettere il sapere.
Pronto, vivace e appassionato, oggi è specializzando in Scienze archivistiche e biblioteconomiche e “architetto” di biblioteche digitali: «Sto lavorando presso l’archivio dell’Opera del Duomo per una azienda che fornisce servizi informatici per biblioteche. L’obiettivo è trasformare un archivio da cartaceo a digitale. Quello classico ha regole molto ferree, il nuovo deve essere più veloce, elastico, soddisfare comodità ed esigenze differenti, anche nelle tempistiche. La base è creare una struttura. Anche se i documenti devono sempre rispecchiare chi li ha prodotti».
E tra i tanti, gli passa sotto gli occhi anche uno di quelli che ha definito – anche e soprattutto dal punto di vista linguistico – la storia di oggi: il certificato di nascita di Amerigo Vespucci. Colui che ha ispirato il nome America: «Ci ha lavorato una collega; di quel documento sono stato solamente spettatore, ma che emozione averlo lì, davanti agli occhi. Osservare materialmente ciò che ha definito la storia è entusiasmante».
Cristoforo Colombo pensò che le terre da lui scoperte fossero parte del continente asiatico. Amerigo Vespucci, invece, si convinse che quello fosse proprio un nuovo mondo, o come fu ribattezzato in una delle sue lettere Mundus Novus. Il cartografo ed umanista tedesco Martin Waldseemüller nella sua Carta universalis cosmographia del 25 aprile 1507, la prima carta del mondo, inserì anche il nuovo continente e gli attribuì il nome di battesimo di Vespucci.
Cosa sarebbe stato il domani se Nastagio Vespucci, notaio fiorentino, ed Elisabetta Mini, nobildonna di Montevarchi, avessero scelto un altro nome per il loro terzogenito?: «Il caso non esiste – non fa una piega Ghiringhelli -. Si studia la storia per cercare di evitare pensieri di ciò che sarebbe stato possibile e non è stato. Il mio primo pensiero è stato umanizzare Amerigo, che rimane solo un nome e solo una persona. La storia ci insegna che non esistono previsioni. Amerigo non era un nome così diffuso. Però tanti altri, come Alderigo o Oderigo, gli assomigliavano. Vespucci non ha merito, il nome gli è stato imposto. Un bravo storico non cerca risposte, approfondisce quelle che già conosce. Si parte sempre da basi certe. Per certezza, l’America avrebbe avuto un altro nome».
Come si costruisce il concetto di storia vista con gli occhi del domani?: «Spesso mi interrogo. La definizione è sempre differente. Cerchiamo di astrarla, guardandola da fuori. Ma non possiamo farlo, perché ne siamo partecipi. Studiare la storia è una azione storica. Studiarla è da presuntuosi, ma è un esercizio fondamentale: certi successi, altrimenti, non sarebbero possibili. Il domani lo osservo, nei miei pensieri, con la curiosità di sapere. Talvolta nelle mie riflessioni, si fa largo un pensiero: la storia, nel suo domani, può realmente definirsi ciclica?».