nodi

N.10 Aprile 2020

PENSIERI

Accendere la rete della solidarietà

Il racconto di una squadra della rete elettrica di Cremona che ha offerto supporto (e ore di straordinari) per l'allestimento e il funzionamento dell'ospedale da campo nel parcheggio dell'Ospedale

foto LD Reti

È la sera del 16 marzo quando Luca Pettinari si rivolge ai propri colleghi della rete elettrica di Cremona per un intervento particolare, da effettuare di lì a poco.

Luca, 39 anni, cremonese, è responsabile per LD Reti della distribuzione elettrica della città. L’incarico è di quelli che fanno pensare che questa volta la prima linea è a pochi passi dal proprio lavoro, dalla propria sede. Si tratta di recarsi all’ospedale di Cremona, uno degli epicentri della lotta al coronavirus, per supportare la realizzazione della struttura da campo che si sta costruendo grazie alla generosa presenza di Samaritan’s Purse, l’organizzazione filantropica statunitense che per aiutare una delle prime città italiane colpite dall’epidemia ha deciso di attraversare l’Atlantico con i propri mezzi e i propri specialisti per realizzare un vero e proprio ospedale da campo nei pressi del Maggiore. Una iniziativa preziosa, che alleggerirà la fortissima pressione che il nosocomio cittadino sta vivendo in quelle ore.

Pettinari cerca cinque volontari tra i colleghi per procedere con lui alla realizzazione dell’allacciamento dalla rete elettrica cittadina. In realtà dovrà declinare la disponibilità che gli danno subito anche gli altri quindici della sua struttura che – pur comprensibilmente preoccupati per un intervento così vicino all’area critica – avvertono prima di tutto il legame verso la città, verso i proprio concittadini, e vogliono mettere a disposizione il loro saper fare. «Questa è stata la prima, bella emozione che ho vissuto in questa avventura – racconta Luca – conosco da molti anni i colleghi, e so bene quale sia la loro generosità. Ma non nascondo di essere rimasto davvero colpito da come ognuno di loro ha voluto mettersi a disposizione».

Costruita la squadra, si dovranno poi affrontare i problemi concreti. Verificare se i macchinari dei Samaritan’s siano predisposti per la tensione americana o quella europea, supportare l’Esercito Italiano – altro partner della realizzazione dell’ospedale – o organizzare i servizi ausiliari come la rete per l’illuminazione del parcheggio, la fornitura di acqua calda, ed altro che di ora in ora si rende necessario.

foto LD Reti

«Sino al 23 marzo, ogni giorno, siamo stati sul campo per consentire con il nostro supporto che tutta la struttura avesse la necessaria disponibilità di energia elettrica. E per il contatore la società non ci ha pensato due volte: lo ha intestato a sé stessa, e si è fatta carico dei consumi».

Oltre alla fornitura da 100kW, da gestire ed estendere, anche piccoli problemi vengono affrontati: le luci nelle tende ausiliarie, o le stufe elettriche di supporto per le ore più fredde delle notte. Ogni richiesta, anche solo di confronto tecnico, diviene immediatamente esecutiva, non c’è tempo e le persone di LD Reti lo vedono coi loro occhi: «Pur se tenuti a debita distanza dalla zona operativa dell’ospedale da campo, ci siamo resi conto che la struttura si è subito popolata di pazienti. Li vedevamo solo da lontano, ma a molti di noi si è stretto il cuore nel vedere soprattutto le pazienti più anziane, così fragili e così spaesate in una struttura che probabilmente non riuscivano a decifrare».

In tutto saranno una decina le persone di LD Reti che si avvicenderanno nei primi giorni sul cantiere. «Sono stati giorni duri – racconta Luca – noi arrivavamo dall’esterno, con le notizie che ogni giorno vedevamo nei tg e con le sirene che accompagnavano le giornate in sede, che dista poche centinaia di metri dall’ospedale. Sapevamo che la situazione era critica, non sapevamo bene come comportarci. Fino a che la realtà ce la siamo trovata di fronte».

C’è ancora il tempo per raccogliere il racconto di due episodi. «Verso la fine della prima giornata stavamo lavorando, sembravamo da soli, cominciava a calare la luce ed il fresco. In un silenzio quasi surreale ci siamo resi conto che intorno a noi c’erano una settantina di persone dei Samaritan’s che lavoravano. Ed ogni volta che incrociavamo il loro sguardo loro ringraziavano noi: loro che erano venuti da un paese lontano per aiutarci».

Il secondo dice molto delle persone con le quali Luca lavora ogni giorno: «Le cinque persone che sono venute il primo giorno con me hanno ovviamente lavorato ben oltre l’orario consueto. Al rientro in sede mi hanno detto che rinunciavano alle ore di straordinario, chiedendo che la società devolvesse quell’importo all’Ospedale. Un gesto che verrà seguito da tutte le altre persone della struttura che – pur non partecipando direttamente all’attività – hanno voluto dare il loro contributo».

foto ASST di Cremona