nodi
N.10 Aprile 2020
Ci vuole stoffa per difendersi dal virus
L'associazione Alveare Onlus di Persichello ha convertito il laboratorio di cucito in una catena che produce e distribuisce casa per casa colorate mascherine fai-da-te
Due fili intrecciati formano una trama. Un intreccio di mani crea una rete, anche quando ci si crede distanti. Basta un pensiero altruista e un pizzico di creatività per riconvertire un passatempo in un atto di protezione. Dalle mani al viso, come una carezza. Così è stato per l’associazione Alveare Onlus di Persichello, frazione del Comune di Persico Dosimo, nata nel 2012 con l’obiettivo di sostenere progetti di assistenza e supporto sociale. «In questo momento di grave emergenza sanitaria, come possiamo dare una mano noi che sappiamo cucire?» si chiede Amalia Arisi, referente e membro del consiglio direttivo, che con la sorella Lucia anima il gruppo di volontari.
La risposta arriva ascoltando la televisione e le voci di strada, animate dall’incessante ricerca di mascherine per proteggersi dal virus Covid-19. Nasce così l’idea di una riconversione d’emergenza: da fucina creativa, l’alveare diventa una piccola fabbrica di mascherine in stoffa per uso personale. Cucite a mano, lavabili e riutilizzabili.
Le istruzioni si trovano su youtube, dove numerosi video tutorial insegnano ad imbastire il modello per mettere a punto il dispositivo fai-da-te: due strati di stoffa racchiudono un sottile panno cattura polvere che funge da filtro, sostituibile secondo necessità. Non essendo idrorepellenti, «le nostre mascherine non sostituiscono quelle chirurgiche o le famose FFP2. Tuttavia, considerata la scarsità dei dispositivi omologati, possono essere un aiuto e un accorgimento in più, oltre al rispetto delle norme igieniche e della distanza di sicurezza».
Per realizzarle occorre avere la stoffa, in senso materiale e figurato: «Almeno la metà dei materiali è dono di negozi e privati», precisa Amalia. «Il tessuto varia dal cotone americano al lino, il tutto lavato e sterilizzato al meglio prima di essere riutilizzato».
La fantasia non manca, anche nelle decorazioni: dalla tinta mimetica ai pois, le mascherine si possono abbinare all’outfit del giorno, una volta abbandonati pigiami e tute da casa. «A quanto pare dovremo tenerle per un po’, anche quando saremo fuori: tanto vale giocare con i colori e sbizzarrirsi».
Ad oggi l’Alveare Onlus conta circa un centinaio di adesioni tra soci, operatrici e semplici sostenitori, la cui provenienza spazia dai paesi limitrofi fino alla città Cremona. «In condizioni normali, il ritrovo è mercoledì pomeriggio nella sala messa a disposizione dal Comune, dove le volontarie si cimentano nel confezionare oggetti di vario tipo», aggiunge Amalia. C’è chi lavora la stoffa, chi cuce a macchina, chi fa l’uncinetto e chi la maglia. Ognuno coltiva il proprio hobby: le più esperte si scambiano consigli, mentre i principianti apprendono le tecniche di base approfittando dei corsi di cucito.
Fare per gli altri diventa un’occasione per trovarsi e ritrovarsi, allacciare legami e sentirsi parte di un gruppo. «L’età media dei nostri volontari è di circa 70 anni, in genere persone sole, che intrecciano tutta la loro settimana in quelle due ore».
Mai come ora le maglie della solidarietà si sono mostrate fitte, forti, tese nel tentativo di non sciogliere il nodo delle relazioni. «Oltre a cambiare le abitudini quotidiane – prosegue la volontaria – la quarantena ha messo in pausa la vita di tutti, compresi quei piccoli momenti di ritrovo. Così ci siamo riorganizzate per non fermare l’attività e non spezzare il filo che ci lega: ognuno realizza le proprie mascherine a casa e le lascia appese al cancello, dove le volontarie più giovani ritirano il pacco e si occupano della distribuzione porta a porta con la medesima modalità». Consegna a domicilio garantita.
Tutte le offerte ricevute saranno devolute all’associazione “Uniti per la provincia di Cremona”, cui l’Alveare ha già donato 2 mila euro e cui sarà destinato anche il ricavato della consueta lotteria dell’otto marzo, Festa della donna, quest’anno rimandata. Nel corso degli anni l’Onlus ha sostenuto numerosi progetti locali e non solo, finanziando borse di studio, interventi di manutenzione per l’oratorio e contribuendo all’acquisto di materiale medico e sanitario o al sostegno economico delle persone sole e in difficoltà. Oggi l’emergenza è sulla soglia di casa e i volontari sono in prima linea: «Contiamo di andare avanti, nella produzione e nell’assistenza. Oltre a recapitare gli ordini, siamo a disposizione per consegnare farmaci e alimenti a chi non ha la possibilità di uscire».
Sotto le mascherine, il sorriso non manca: «A volte basta un cenno di saluto alla finestra per risollevare l’umore, anche a distanza». Il lavoro di squadra prosegue, proprio come in un alveare: ognuno fa la sua parte, portando di casa in casa una goccia di solidarietà.