progetti

N.42 Settembre 2023

riflessi incontra

L’abito riprende vita, con un po’ di stoffa, il gioco di squadra e… un Filo pazzesco

A Cremona c’è un luogo in cui gli abiti usati trovano nuova vita, come le persone che li lavorano. È la sartoria sociale Un filo pazzesco, avviata alle soglie del 2021 dalla cooperativa Gruppo Gamma di Cremona, per reinventare la moda attraverso un progetto fondato sull’economia circolare e la voglia di lavorare insieme.

«Io non sono una sarta e questa non è una scuola di cucito», afferma Vanessa, referente del progetto. «Ciò che facciamo è condividere gli strumenti a disposizione per fare qualcosa di nuovo, in cui ognuno mette qualcosa di sé».

Le stoffe sono ricavate dagli abiti non venduti di Vesti e rivesti, negozio di abiti di seconda mano sempre gestito dalla cooperativa. «Sono gli scarti degli scarti degli scarti, cui viene data una seconda vita», spiega. «Questa per me è la parte più bella: basta un colore brillante o un tessuto particolare per solleticare l’immaginazione». Così una cravatta può diventare una fascia per capelli, una t-shirt può essere una gonna o uno sticker per decorare jeans, giacche o altri indumenti. Addio a generi e cliché: ogni scampolo è materiale per dare forma alle idee più bizzarre, condivise dagli utenti del Centro diurno che frequentano il laboratorio.

Giada ha scoperto il proprio lato creativo e il piacere di esprimersi giocando con stoffe e fantasie. «Ho acquisito manualità – afferma – imparando a fare cose che mai avrei immaginato di realizzare da sola». Per lei il laboratorio è un punto d’incontro: «Ci diamo una mano a vicenda, dove non arriva uno arriva l’altro».  Un’occasione per apprendere un’arte e – perché no? – sognare di trasformarla un giorno in una professione.

Il risultato è da vedere, o meglio, da indossare: i prodotti della sartoria sociale di via Redegatti 2 arrivano nelle piazze della città, dove vengono rivenduti o indossati in sfilate di moda eco-chic.

«I progetti non mancano – afferma Vanessa – spesso però cambiano nel tempo. Come quando si lavora la tela: si parte con un’idea precisa in testa, poi bisogna prendere le misure con la realtà…».

Tagliare, cucire, rifinire. Serve pazienza, capacità di adattarsi, come si fa con la stoffa. Come accade alle persone, quando accettano di lasciarsi cambiare da ciò che vivono. «Da quando ho iniziato questa avventura – prosegue – ho visto questi ragazzi appassionarsi, trasformarsi come i tessuti che lavoriamo. Nel laboratorio, ognuno trova spazio per fare le proprie scelte, anche quando si tratta solo di un colore». In una parola: libertà. Di esprimersi, di fare, di cambiare. «Per trovare quel quid in più, quel “filo pazzesco” che ci contraddistingue».