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N.42 Settembre 2023

legami

Il suono dei violini di Faenza salvato dal fango

Nei laboratori della scuola cremonese il progetto di recupero e restauro degli strumenti della scuola civica Sarti di Faenza travolti dall'alluvione dell'Emilia

Una linea marcata divide ciò che ha ancora vita da ciò che la furia dell’acqua mista a fango ha travolto per sempre. Una linea sottile sui muri, un confine tra vita e morte. Nel mezzo, ci sono gli strumenti musicali della scuola civica Sarti di Faenza.

Alcuni galleggiano, altri sono mezzi affondati, altri dispersi, altri smembrati. L’alluvione del maggio scorso pare aver segnato una linea di non ritorno. E invece non è così: la voce di alcuni tra quegli strumenti tornerà a farsi sentire. Lo dice la passione dei maestri liutai cremonesi, la solerzia con la quale l’Istituto Stradivari (in particolare la Scuola internazionale di liuteria che ne fa parte) si mette in moto costruendo intorno a quell’evento nefasto un progetto di solidarietà e cultura che donerà nuova vita a nove archi. Ora ciò che resta di questi strumenti giace in casse numerate presso la Scuola di liuteria, ma a breve gli studenti della VB vi metteranno mano, guidati dai maestri Angelo Sperzaga e Luca Baratto. Servirà forse un anno di lavoro ma poi sentiremo ancora la voce di viole, violini e violoncelli.

«Non potevamo restare indifferenti – commenta il Dirigente scolastico cremonese Daniele Pitturelli – davanti ad un tale disastro. Era importante cogliere l’opportunità di un impegno concreto, solidale anche didattico nel quale giocare le nostre competenze».

A dare il la all’iniziativa è stato un post pubblicato sui social in quelle ore drammatiche dalla scuola civica di Faenza, una città coperta dal fango, che ha catturato l’attenzione del collaboratore del dirigente e referente della scuola di liuteria, il maestro Angelo Sperzaga. «Abbiamo cercato i contatti – continua Pitturelli – e poi siamo partiti il 20 luglio per valutare gli strumenti in loco». Poche parole e un impegno fattivo: «Ho noleggiato un furgone e con il preside siamo partiti alla volta di Faenza», chiarisce Sperzaga. «Ci si è presentato un paesaggio desolante, a partire dall’ingresso in città. Un’ondata di piena, in realtà la seconda, ha divelto le mura e ha coperto d’acqua fino ai tetti la parte bassa di Faenza ma ha raggiunto anche la parte alta invadendo con violenza il piano terra della scuola di musica che occupa i locali di un antico convento».

Non ha lasciato il tempo per salvare gli strumenti. Tutta l’opera di restauro della struttura è andata in fumo. Il grigio del fango è stata l’unica nota cupa di quelle giornate. «I cremonesi sono stati immediati e concreti – spiega Luca Zinzani, coordinatore dell’area degli archi della civica di Faenza – al di là dei proclami sono venuti a stilare una valutazione. Ne è nata una magnifica occasione di collaborazione che anche in futuro potrà continuare. La loro è un’opera meritoria». Subito l’accordo è stato formalizzato con l’approvazione dalle istituzioni suggellato dalla firma di un protocollo di intesa.

«Per prima cosa – chiarisce Sperzaga, anima del progetto – i maestri di Faenza hanno selezionato quegli strumenti che valeva la pena sistemare per il loro valore artistico ed affettivo; poi ho esaminato ciò che ci era stato proposto e abbiamo enucleato nove archi di cui due di interesse storico (uno è un’opera di liuteria del 1927)». Il paradosso è che «gli strumenti di fabbrica sono assemblati con una colla sintetica che li rende impermeabili all’acqua e quindi hanno resistito, mentre quelli di liuteria presentano colla animale che si scioglie con l’acqua, ragion per cui si sono scollati o rovinati».

Ora si tratterà di recuperarli, naturalmente tutto gratuitamente, per poter «tornare a farli suonare ai nostri alunni», dice Donato D’Antonio coordinatore della scuola Sarti.

«Prima – spiega Baratto – ci sarà la fase di studio e documentazione fotografica (che per i due archi storici dovrà essere presentata alla Soprintendenza dell’Emilia Romagna), poi avverrà la pulitura, a questo punto scatterà la progettazione con l’assegnazione di uno strumento ad un gruppetto di ragazzi (quelli che vi lavoreranno più ore saranno quelli dell’indirizzo manutenzione e riparazione), quindi si passerà alla fase operativa». E, perché no, «l’intenzione – aggiunge Pitturelli – è quella di chiudere il progetto con un momento condiviso con la Scuola di musica di Faenza», magari anche con un concerto in cui le note del grigio fango lascino spazio alla libertà di una sinfonia nata dalla solidarietà.