fede

N.48 marzo 2024

tecnologia

Intelligenza artificiale e religione: la fede alla prova della libertà

Dialogo con il sociologo Magatti, ospite dell'Università Cattolica: «Nell'età dell'IA la religione e soprattutto il cristianesimo può “reinventarsi” recuperando una delle sue matrici fondamentali, la libertà»

Ha l’aspetto di un umano, ma dietro al silicone e all’alluminio c’è una macchina. Eppure in Giappone, a Kyoto, in un tempio buddista con una storia di 400 anni, Mindar (così si chiama l’automa di un metro e 80cm) dispensa, ormai da anni, sermoni senza troppo stupore da parte dei fedeli. Che la digitalizzazione sia arrivata anche nel mondo religioso non è una novità dunque. Qualcuno avrà letto di esperienze simili in Cina, in India e persino in Germania dove ci sono robot che invitano a recitare preghiere o regalano “perle di saggezza” dal sapore spirituale.

L’Europa reagisce con un certo scetticismo, per ora. L’Intelligenza Artificiale intanto continua ad avanzare silenziosa, appropriandosi di molti ambiti del vivere quotidiano. Non c’è dubbio, vi siamo immersi. Il nostro quotidiano vi è immerso. Dunque viene naturale chiedersi che ne sarà della dimensione religiosa tra qualche anno.

«La fede – risponde a Riflessi Mauro Magatti, professore di Sociologia (Facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore ed editorialista de Il Corriere della Sera e di Avvenire) – sarà cambiata dall’esperienza artificiale, come tutte le esperienze umane”.

E lo sarà “perché la AI (Artificial Intelligence) potrà essere anche un luogo a cui ci si riferirà per l’informazione e la formazione religiosa». Una sorta di grande contenitore di risposte, di testi e riflessioni a cui attingere per farsi aiutare a progredire nella conoscenza religiosa, per creare situazioni accattivanti e coinvolgenti rivolte ai giovani o ai cercatori della fede. Persino il vescovo di Cremona Antonio Napolioni (intervenuto l’11 marzo scorso all’incontro Religioni e Intelligenza Artificiale, quarto appuntamento del ciclo Intelligenza artificiale, chi sei? organizzato dal Centro pastorale dell’Università Cattolica di Cremona) riportava sorridendo che «alcuni sacerdoti, per soddisfare la propria curiosità, avevano provato a farsi suggerire le omelie dall’IA».

«C’è un piano più profondo
che è la pretesa dell’Intelligenza Artificiale
di assorbire un po’ l’interpretazione dell’esistenza
e quindi di restringere l’esperienza religiosa
e cacciarla in una specie di angolo minoritario irrazionale»

Il punto è che «questa funzione – spiega Magatti – si pone su un piano più superficiale». Cercare risposte e informazioni è qualcosa che vediamo come utile e che già stiamo assaporando da tempo. Ma, spiega il sociologo, «c’è un piano più profondo che è la pretesa dell’Intelligenza Artificiale di assorbire un po’ l’interpretazione dell’esistenza e quindi di restringere l’esperienza religiosa e cacciarla in una specie di angolo minoritario irrazionale».

L’intervento di Magatti al Campus di Santa Monica a Cremona (foto diocesidicremona.it)

È qui che la questione della fede si fa più complessa.

L’AI in realtà è una questione di «ragione calcolatoria», come spiega Magatti, non contempla una vera spiritualità, mentre «l’esperienza della fede deve essere il luogo in cui si coltiva la dimensione spirituale individuale e collettiva come fondamento della libertà e del pensiero».

Già perché il sociologo ci insegna che il pensiero, inteso come il νοῦς (nous) greco, oggi sta andando alla deriva. L’AI non si basa sul pensiero, per questo non può porsi delle vere domande, ma solo darci delle risposte che poi sono frutto di un ragionamento privo di spirito.

Il tutto senza demonizzare l’AI ,perché la tecnica e la tecnologia – come ha ricordato il professore della Cattolica durante il suo intervento l’11 marzo al Campus di Santa Monica, sulla scorta di Socrate e Platone – «sono un farmaco, un veleno curativo davanti al quale non ha senso essere tecnoentusiasti o tecnofobici».

Questa nuova tecnologia che avanza
«è meravigliosa ed inquietante»,
ma ragiona in maniera economica

Per i greci il pensiero «si basava su due pilastri: l’intelletto e lo spirito». Per entrambi questi due elementi fondanti però si è arrivati ad un processo di esternalizzazione per cui «l’intelletto prima è diventato ragione e poi nel tempo ragione calcolatoria» affidata alle macchine non più alla mente umana. E un simile processo è avvenuto anche per la dimensione spirituale nella quale un tempo si confondeva e fondeva il religioso e che ora «è un’idea quasi sparita». Sparita perché «diventata anarchica».

Per cui «l’Intelligenza Artificiale si inserisce in una cultura che non solo ha separato fede e ragione, ma ha ridotto la ragione a ragione calcolatoria e lo spirito a spirito individualistico». E questa nuova tecnologia che avanza «è meravigliosa ed inquietante», ma ragiona in maniera economica.

Ora la fede, le fedi, le confessioni religiose si sono accorte di questo processo, sono state messe ai margini e molte volte hanno reagito chiudendosi, scegliendo la strada del fondamentalismo, quella della guerra. Esiste però un’altra strada: quella del pensiero, delle domande che non va persa ma custodita. «La religione e soprattutto il cristianesimo può “reinventarsi” – spiega Magatti – recuperando una delle sue matrici fondamentali che è pensarsi come la religione della libertà. Una libertà  che va accompagnata, curata, ma anche costruita nell’esperienza ecclesiale e sociale». Oggi in gioco c’è la libertà della fede che preserva l’umano nella sua integralità.


L’intervento del prof. Magatti in Università Cattolica a Cremona