segni
N.51 Giugno/Luglio 2024
Incontrarsi con un murales
Andrea di Guerrilla Spam ospite a Rigenera, dove con i ragazzi della cooperativa Nazareth ha realizzato un'opera che resta come segno di un progetto di relazioni tra le persone e i luoghi che vivono
«Se parlassi a voce alta, in mezzo ad una piazza, e nessuno mi notasse, rimarrei deluso». È questo il paragone utilizzato da Andrea per aiutarci a comprendere cosa proverebbe nel caso in cui una persona, passando di fianco alla fattoria di Rigenera, non notasse il murales da poco terminato.
Ma riavvolgiamo il nastro fino al giorno in cui gli operatori della cooperativa Nazareth, per trasformare in un’opera d’arte la grigia parete del magazzino utilizzato per l’agricoltura sociale, decidono di contattare i Guerrilla Spam, gruppo fiorentino che realizza interventi di muralismo pubblico in Italia e all’estero, portando i propri progetti in scuole, comunità minorili, centri di accoglienza e carceri, dove, attraverso l’arte, propone occasioni di riflessione e confronto sul tema dell’incontro tra culture.
Ne parliamo, tra assi, travi, colori e pennelli, con Andrea, uno dei componenti del collettivo toscano; un’occasione per comprendere come viene concepita e realizzata un’opera di cosiddetta di street art che, come capiremo, è meglio definire arte pubblica.
«Prima di arrivare sul luogo c’è una fase preliminare di ideazione a distanza. Ci informiamo per capire in che posto lavoreremo, su quale tipo di superficie, con chi opereremo. Proseguiamo con un approfondito lavoro di ricerca e documentazione, nel nostro caso per cercare di comprendere l’identità di Rigenera e di come riesca a dedicarsi non solo alla crescita di frutta e ortaggi ma anche delle persone e del territorio».
In una mattinata di giugno dal meteo incerto Andrea arriva da Torino a Persico «con il 50% del lavoro fatto». Perché, per quanto la fase preliminare sia approfondita, «una volta sul posto si scoprono sempre cose nuove: amo darmi il tempo per familiarizzare con il luogo e con le persone che lo abitano, in questo caso una comunità di famiglie, alcuni minori stranieri, chi lavora nelle serre, gli educatori e i volontari».
Andrea, con la sua dolce cadenza toscana, prosegue nel racconto: «Il bello dell’arte urbana è che non puoi spedire la tela alla mostra, e magari non vai nemmeno all’inaugurazione; noi andiamo sul posto ed è una grande fortuna perché possiamo godere dell’esperienza di conoscere direttamente dove opereremo mescolando così il lavoro preliminare con le osservazioni sul campo».
Nello stile cooperativo, la realizzazione del dipinto ha coinvolto a vari livelli tutti i soggetti che formano la comunità di Rigenera. Una mattinata è stata dedicata a disegnare insieme, in un lavoro finalizzato a rompere il ghiaccio tra i dodici partecipanti al laboratorio di murales: «Per i Guerrilla Spam la realizzazione dell’opera è il momento conclusivo del processo, ma la finalità del lavoro è stare insieme, creare relazioni, avvicinarsi uno all’altro».
Nei giorni successivi il gruppo di adolescenti seguiti dalla cooperativa si è recato a Persico alternandosi al muro del magazzino tra colori e pennelli. «Non si dipinge soltanto: c’è stato un momento in cui ho chiesto ai ragazzi di raccogliere delle foglie, osservarle e disegnarle perché desidero che i partecipanti si muovano consapevolmente nello spazio, lo conoscano, lo facciano proprio».
Ora che l’opera è terminata ed i ragazzi sono tornati alla loro quotidianità, chiediamo ad Andrea se pensa di aver lasciato un segno nelle loro vite. Sorride sotto la visiera del cappellino blu che lo ripara dal sole e dalla timidezza e ci risponde: «Tutti hanno partecipato, anche se in misura diversa. Non so quanto arrivi ad ognuno, è un passaggio difficile da decriptare. Io lancio degli stimoli cercando di generare empatia ma, allo stesso tempo, non sono alla ricerca di risposte o di conferme, mi sembrerebbe un atteggiamento un po’ paternalistico». Poi volge lo sguardo sulla verde campagna circostante e prosegue: «Come Rigenera fa con i semi, così faccio io: quando li pianti nella terra sai che qualcosa crescerà e qualcosa no; di sicuro tutti hanno avuto la possibilità di vivere in un ambiente aperto, accogliente, ricco di stimoli e abitato da persone con storie molto diverse».
Torniamo ora al paragone con cui si è aperto l’articolo e al desiderio di Andrea che la sua creazione non passi inosservata: «Come Guerrilla Spam operiamo nello spazio pubblico per suscitare una reazione nell’osservatore, stabilendo con lui una relazione che può durare una manciata di secondi o parecchi minuti. Noi accettiamo ogni tipo di risposta: c’è chi apprezza, chi comprende il nostro messaggio anche se non è facilmente intuibile, chi dà una propria interpretazione personale, ma anche chi distrugge, rovina, strappa».
«“Il nostro stile è simbolico e per il passante può sembrare un po’ criptico; a Rigenera sarebbe stato più prevedibile dipingere una fila di alberi, ma sicuramente non avrebbe suscitato la curiosità e le domande di cui sono stato testimone il giorno dell’inaugurazione dell’opera».
Come vi definite? Street artist? Andrea, che insieme a due sodali forma i Guerrilla Spam, sorride: «Il pubblico tende a semplificare e categorizzare ed è giusto così, noi non usiamo la definizione street art perché ci sembra limitante, preferiamo arte pubblica o arte urbana. Dentro questa definizione convivono diversi linguaggi: dal disegno alla scultura, dalle performance ai mosaici».
Una pluralità di linguaggi che testimonia la ricchezza di un percorso di crescita individuale e artistica che dura ormai da dodici anni, cioè dal giorno in cui tre studenti di un istituto d’arte fiorentino iniziarono, nottetempo, ad affiggere manifesti in bianco e nero sui muri della città. «Una tecnica dettata da una scelta non solo di tipo concettuale ma, soprattutto, economico… le fotocopie costano poco».
Il lavoro viene notato ed apprezzato, arrivano le richieste di dipingere i primi muri, inizialmente in centri sociali e associazioni che pagavano solo il viaggio, «poi hanno fornito il materiale ed il vitto e così, senza quasi che ce ne accorgessimo, è diventato un vero e proprio lavoro».
Nonostante questo i Guerrilla Spam mantengono una forte carica valoriale e una continua tensione verso la ricerca espressiva; accumulano conoscenze tecniche, macinano centinaia di chilometri (preferibilmente in treno) e cercano di ricordare tutte le storie e i visi delle persone incontrate: quelle che hanno conosciuto e con cui hanno lavorato, idealmente anche i volti di coloro che non hanno mai incrociato ma che si sono fermati, per pochi secondi o una manciata di minuti, davanti ad una loro opera.