caos

N.47 febbraio 2024

educare

La scuola dei progetti non trascuri la memoria

Sia alunni che insegnanti vivono una frantumazione nell'apprendimento e nella trasmissione del spere che disorienta e crea confusione. Bombardati da mille attività i giovani faticano a gustare il sapore del valore della conoscenza e gli insegnanti smarriscono il senso del loro stesso "stare in cattedra"

La vecchiaia regala tanti malanni ma quello più temuto è sicuramente la perdita di memoria. Quando spazio e tempo si dissolvono e non consentono più di distinguere il qui dall’altrove e l’oggi dall’ieri si rimane smarriti. Lo sguardo si fissa su un volto e su un luogo; incapaci di nominarli ci si agita, si vaga a vuoto senza trovare alcuna direzione verso cui dirigersi. La confusione generata da immagini sfocate che si sovrappongono, prive di qualsiasi ordine, pietrifica il volto e rende illeggibile a chi guarda qualsiasi emozione. Tutto è frammento. Tutto è caos.

Senza memoria la stessa consistenza del presente svanisce e rende impossibile qualsiasi relazione con altro da sé. Ho l’impressione che ciò che solitamente può accadere nella vecchiaia costituisca una minaccia per i giovani, smarriti e confusi – come qualcuno ama definirli – perché forse senza memoria. Sono forse figli di una scuola, a miei occhi baluardo della memoria, che non è più in grado di tutelarla? 

È un fatto indiscutibile che tutte le istituzioni democratiche, scuola compresa, vivano una situazione di fragilità rispetto alla loro ragion d’essere. Il cambiamento d’epoca che comporta una trasformazione anche antropologica pone nuovi interrogativi anche sulle priorità fondanti una buona educazione. Si assiste pertanto passivamente, senza alcuna forma di dibattito critico, per quanto mi è dato sapere, al passaggio da una scuola delle conoscenze ad una delle competenze. 

Se nella prima i contenuti dei saperi disciplinari sono centrali, nella seconda diventano indifferenti. Leggere una pagina di giornale e una di Platone è indifferente ai fini dello sviluppo di capacità critiche. Si pensa che la narrazione di uno processo storico possa essere sostituita da frammenti di presente. La lentezza del racconto è sostituita dalla velocità dell’attuale. La notizia di domani priverà d’interesse il fatto dell’oggi. 

Privare i ragazzi della lentezza del racconto

equivale a distruggere la loro possibilità

di abitarlo e di rigenerarlo

Proprio la lentezza della narrazione, strutturale ad ogni singola disciplina, custodita dall’insegnante, cede spazio alla frantumazione della miriadi di progetti che la scuola di oggi offre. Le ore di lezione si diradano per lasciare tempo ai progetti di orientamento, cittadinanza, lavoro, affettività, e tanto altro, nella convinzione di rendere gli allievi partecipi del presente e di rendere loro stessi  presenti a sé. 

Sia alunni che insegnanti vivono una frantumazione nell’apprendimento e nella trasmissione del spere che disorienta e crea confusione. Bombardati da mille attività i giovani faticano a gustare il sapore del valore della conoscenza e gli insegnanti smarriscono il senso del loro stesso “stare in cattedra”.

Se la narrazione è lo strumento privilegiato per conoscere il mondo, elaborare esperienze, costruire paesaggi, stimolare il progresso, allora privare i ragazzi della lentezza del racconto equivale a distruggere la loro possibilità di abitarlo e di rigenerarlo. 

Regalare a ogni giovane
il chicco di melograno
che gli ricordi le sue origini
e la storia di relazioni
che hanno modificato il mondo

Sappiamo che i giovani sono la freschezza del mondo, che ciascuno di loro è portatore di novità e di possibilità, eppure li stiamo privando di quella facoltà fondamentale per stare nel tempo e nello spazio: la memoria. 

Essa esige quella giusta distanza che rende possibile la prospettiva, che regala una vista  panoramica capace di allargare lo sguardo per cogliere la complessità del reale e poterlo valutare. 

La poesia, la filosofia, l’arte, le scienze, la matematica e la fisica altro non solo che prospettive sul mondo, lenti che consentano di guardare il mondo sempre più da vicino. 

Narrarle, trasmetterle come solo un insegnante sa fare  è la condizione perché la memoria possa traghettare il presente verso il futuro. Allora ogni interruzione dell’ordinaria attività didattica coincide con la perdita del ritmo e della melodia della narrazione tanto da produrre cacofonia e confusione. Ogni progetto che la scuola propone potrebbe e dovrebbe allora diventare parte integrante di ogni singola disciplina. Regalare a ogni giovane il chicco di melograno che gli ricordi le sue origini e la storia di relazioni che hanno modificato il mondo è la condizione perché dallo smarrimento del caos si passi al riconoscimento del cosmos e alla consapevolezza della nuova possibilità di cui ciascuno è portatore.