sbagli

N.43 ottobre 2023

a scuola

Le matite della prof per gli errori di tutti colori

Serena insegna alle medie e chiede ai suoi studenti di scegliere una matita "buona" per ogni sbaglio: «Sono severi, scelgono quasi sempre il rosso. Ma qui c’è ancora spazio per sbagliare, per imparare»

«Per evidenziare i miei errori sceglierei un pastello azzurrino, perché credo davvero che dallo sbaglio si possa imparare». Così Serena riassume la filosofia che l’accompagna in classe, dove la chiamano “prof”. Originaria di Milano, si è trasferita per amore a Cremona, dove oggi insegna italiano, storia e geografia alle scuole medie. Per lei la cattedra è un punto di osservazione privilegiato, da cui impara a conoscere gli adolescenti che di anno in anno si avvicendano sui banchi di scuola, condividendo uno dei passaggi più delicati della loro crescita. Una parentesi indefinita, fatta di cambiamenti, tentativi, conquiste, sbagli. A volte basta un colpo di gomma per rimediare, altre si tratta di esperienze più profonde, destinate a rimanere dentro, ad insegnare qualcosa. «Fare un errore significa che stai imparando la regola, che la stai portando dentro di te. Il vero problema è non farne».

Durante gli esercizi di ortografia, Serena chiede ai suoi studenti di scegliere un pastello colorato per evidenziare gli sbagli: «I ragazzi sono molto severi con sé stessi: nonostante io dica ogni volta di scegliere colori leggeri, non “cattivi”, prendono sempre il rosso. Come se l’errore fosse qualcosa di brutto, qualcosa da evitare… Ma ben vengano gli errori, altrimenti non saremmo qui, dove c’è ancora spazio per sbagliare, per imparare».

Anche tra le pagine dei libri c’è margine per la creatività, tra neologismi fantasiosi, prestiti linguistici un po’ azzardati o ricostruzioni geografiche degne di un film di George Lucas. “In una ricerca di geografia, la città di Parigi è stata rappresentata come un’oasi nel deserto, con tanto di cammelli!», ricorda la prof. «O quella volta in cui il povero Lutero ha acquistato un apostrofo di troppo, diventando un organo femminile». 

Qualche strafalcione può capitare, l’importante è non lasciarsi abbattere dal giudizio, soprattutto interiore. Come ricorda la prof, insegnare significa cambiare sguardo, abbandonando griglie di valutazione e voti a favore di nuovi schemi di valutazione: «Ci sono intelligenze multiple – prosegue – che esulano dagli schemi di valutazione del quoziente intellettivo. Ognuno può trovare la propria, imparando ad ascoltarsi e ad assecondare le proprie inclinazioni. Come i colori, che in altre lingue e culture hanno mille nomi diversi, uno per ogni sfumatura di significato».

Serena l’ha imparato dai suoi alunni, che in classe portano la ricchezza delle rispettive culture d’origine. «È importante imparare a mettersi in discussione, come insegnanti e come persone: spesso qualcosa che consideriamo giusto può non escludere altre interpretazioni. Dai loro errori capisci i tuoi, impari a conoscerti meglio, a migliorare». Perché capita anche agli insegnanti di sbagliare. «Quando ho iniziato ad insegnare ero terrorizzata – confessa – Ma non saper rispondere ad una domanda è un’occasione in più per imparare insieme».