sensi
N.46 Gennaio 2024
Emozioni connesse nella Stanza della musica per i bimbi del centro CR2-Sinapsi
Il progetto di Occhi Azzurri per la ricerca e la cura dei disturbi del neurosviluppo si arricchisce di uno spazio dedicato alla musicoterapia, grazie al sostegno del Rotary Club Cremona Monteverdi e a un concerto speciale
«Dove le parole non arrivano… la musica parla», sosteneva Ludwig van Beethoven
La musica ci parla, sussurra e risveglia emozioni, stimola all’azione oppure induce calma e rilassamento; la musica è socialità perché comunica ed aiuta a comunicare. Aiuta anche chi non riesce a farlo in modo convenzionale, come tutti quei bambini e ragazzi che hanno disturbi del neurosviluppo e quindi non riescono a parlare ed esprimere le emozioni ed i bisogni anche più semplici, come dolore, disagio, piacere o gioia.
La musicoterapia interviene proprio qui, dove la comunicazione si interrompe e serve un “ponte” per riavvicinare un bambino o un ragazzo al mondo che lo circonda, per rendergli quel benessere che ne deriva.
A Cremona presto sorgerà CR2-Sinapsi, il nuovo polo riabilitativo e ricreativo all’avanguardia per le malattie del neurosviluppo, nato dalla volontà di Fondazione Occhi Azzurri Onlus, che ha sognato, immaginato e progettato il nuovo polo e che è capofila nella sua realizzazione. In questo nuova struttura troverà spazio anche una sala speciale dedicata alla musicoterapia, grazie alla sinergia con il Rotary Club Cremona Monteverdi, che ha sposato la causa e per il prossimo 22 marzo ha organizzato un concerto di beneficenza al Museo del Violino con il maestro Sergej Krylov e la pianista Greca Nefeli Mousura.
«Stiamo realizzando un centro dedicato ai bambini con situazioni complesse, disturbi del neurosviluppo che rendono difficile per loro comunicare ma che, pur non avendo capacità di espressione verbale, hanno comunque una capacità sensoriale che può diventare il canale per trovare un contatto. Per questo la musicoterapia ha una grande valenza», spiega Filippo Ruvioli, presidente di Fondazione Occhi Azzurri. «Attraverso la musica i ragazzi possono calmarsi o attivarsi, imparano i ritmi attesa/lavoro, possono produrre loro stessi musica e suoni con gli strumenti a loro disposizione e tutto ciò si traduce in una forma di interazione che li aiuta a comunicare emozioni, stati d’animo, sensazioni. Per esempio, se mio figlio piange ed io non riesco a capire subito che problema ha, non sono in grado di aiutarlo e mi serve del tempo per comprendere cosa lo turba o se prova dolore. Trovare invece un modo che lo aiuti ad esprimere il suo bisogno significa aiutarlo a stare meglio e offrirgli maggiore benessere».
Ma cos’è esattamente la musicoterapia? Come viene proposta e quali sono i suoi risultati? Lo chiediamo alla dottoressa Laura Gamba, musicoterapista a cui è stato chiesto di dare supporto nella progettazione e nell’allestimento della Stanza della Musica del centro CR2-Sinapsi
«Per prima cosa la musicoterapia è una disciplina specialistica centrata sulla relazione, che serve per facilitare comunicazione ed interazione. Attraverso il canale non verbale ed in particolare quello sonoro e musicale, col tempo, permette ai bambini con gravi deficit del neurosviluppo di trovare una modalità per interagire». In questo percorso però non dobbiamo immaginare che sia solo l’udito ad essere stimolato: il suono è vibrazione e la vibrazione viene percepita a livello epidermico attraverso il tatto. Ascolto e stimolo tattile sono due elementi fondamentali per smuovere sensazioni: per questo sono molto utili strumenti a corda, come un pianoforte su cui il bambino può essere fatto sedere direttamente per sentire direttamente sulla sua pelle le vibrazioni delle corde che lo possono aiutare a calmarsi se è molto irrequieto o al contrario ad attivarsi.
Ma la comunicazione è – per sua definizione – “mettere in comune” con l’altro da sé, di cui si deve avere consapevolezza. Anche per questo il pianoforte è uno strumento di grandissima utilità: «Se il bambino si trova seduto direttamente sulla coda del pianoforte è possibile stabilire con lui un contatto visivo diretto, che aiuta l’interazione: quando emette un vocalizzo, io poi riprendo al piano lo stesso suono; se batte sul legno, ripeto una sequenza di suoni allo stesso ritmo: in questo modo il bambino inizia ad instaurare una forma di comunicazione con un ritmo da seguire, nel quale entra in gioco anche la consapevolezza dell’altro, che è il momento fondamentale della comunicazione. Allo stesso modo si mettono a disposizione del bambino degli strumenti che gli permettono di produrre suoni e pian piano instaurare un ritmo di comunicazione con tempi e alternanze del turno».
Uno strumento ancora più interessante è quello che viene chiamato ‘letto sonoro’, ossia una tavola in legno con una cassa di risonanza sotto la superficie, con corde tese accordate su due note, di cui una di queste poi è all’ottava, producendo quindi tre suoni diversi. Lo si suona da sotto e la persona che sta sopra ha una risposta importante perché sente le note, ma soprattutto ‘è toccato’ dalle vibrazioni. Nella mia esperienza posso dire di aver avuto dei riscontri molto significativi con bambini con cui ho fatto ricorso a questo strumento, sia stimolando una postura più sostenuta, sia inducendoli a vocalizzi o addirittura a ripetere la melodia percepita attraverso l’udito ed il tatto»
Non vengono coinvolti solo tatto ed udito, però: un altro importante alleato per la comunicazione è la vista. «Bambini con tetraparesi o con difficoltà motorie importanti che non permettono un controllo degli arti possono arrivare ad usare lo sguardo come mezzo di comunicazione: imparando a gestire e dirigere lo sguardo verso l’obiettivo che gli interessa, possono arrivare a comunicare un bisogno o una scelta». E come funziona esattamente questo ‘allenamento’ a comunicare con gli occhi? «Utilizziamo strumenti particolari, ad esempio un telaio con campane tubolari. La terapia funziona così: mi siedo davanti al bambino, lui dirige lo sguardo verso la campana che vuole sentire e io gliela suono. In questo modo viene abituato a dirigere lo sguardo verso ciò che richiede».
Come si diceva sopra, questo progetto di musicoterapia troverà realizzazione dal progetto di Fondazione Occhi Azzurri Onlus col contributo del Rotary Club Cremona Monteverdi, che ha deciso di dare il proprio supporto organizzando per il prossimo 22 marzo un concerto per raccogliere fondi da destinare proprio all’allestimento della Sala della Musica, all’acquisto degli strumenti che la completeranno ed a finanziare almeno 200 ore di attività musicoterapica.
«Seguendo l’impulso del Rotary International ed il motto del suo presidente Gordon McInally che recita “Creiamo Speranza nel Mondo”, abbiamo pensato di portare questa speranza sul nostro territorio, portarla a bambini e ragazzi con difficoltà ed alle loro famiglie. Come è nata l’idea della musicoterapia? Da un’esperienza personale», spiega Enrico Basola, presidente del Rotary Club Cremona Monteverdi. «Un giorno in spiaggia ho assistito alla scena di una madre col suo bambino autistico, completamente estraneo al mondo che lo circondava verso il quale era totalmente distaccato. Poi passando vicino ad un ragazzo che stava ticchettando una melodia con delle bacchette, questo bambino si è “acceso” improvvisamente, si è avvicinato al ragazzo e ha iniziato a sua volta a ripetere quella sequenza ritmica. Lì ho capito il potere della musica nella terapia. Se poi aggiungiamo che Cremona è la Città della Musica, credo che sia il prefetto connubio. Ne ho parlato con un amico, che ha sua volta ha coinvolto il maestro Sergej Krylov: la risposta è stata subito positiva, tanto che per il concerto del 22 marzo non chiederà alcun cachet per la sua esibizione. Allo stesso modo le spese vive della sala e dei servizi connessi saranno sostenute dal nostro partner Tarsmec mentre FantiGrafica si occuperà a titolo gratuito di produrre i materiali cartacei come locandine, biglietti, libretti. Tutto il ricavato quindi potrà essere devoluto in beneficienza». Una bella unione di intenti per riuscire a portare la Stanza della Musica ad essere attiva al più presto.
Insomma, la musica va ben oltre lo scopo ricreativo e ludico a cui siamo generalmente abituati: espressione di cultura e specchio dei propri tempi, le note musicali hanno però un altro grande compito da adempiere, ossia toccare le corde più profonde di ciascuno di noi, senza distinzione di capacità o abilità, permettendoci di scoprire emozioni e sensazioni, aiutandoci a decodificarle e diventando essa stessa canale per comunicarlo.
Udito, tatto, vista, ma anche istinto e ritmo, suoni e vibrazioni, memorie e sensazioni: di questo è fatta la musica, per questo fa vivere i nostri sensi e delle nostre emozioni.
E proprio grazie a questa capacità di penetrare nel profondo, diventa un prezioso alleato nelle terapie che vengono in aiuto a bambini e ragazzi con difficoltà o patologie, per riportare quella comunicazione e quel contatto che diversamente non sarebbe possibile.