nodi
N.10 Aprile 2020
Non siamo fatti per evitarci
Da buono scout, non posso che avere la mania dei nodi. A dir il vero, non sono un mago di quelli da marinaio o da uomo dei boschi, ma credo di aver la passione dei nodi umani, sociali, relazionali, ossia del tessuto comunitario della nostra esistenza.Forse è questo il motivo per cui, nel lontano 1982, da seminarista nelle Marche, proposi come testata del giornalino del Seminario proprio “Il Nodo”.
Quello che tiene uniti il passato e il futuro, in un presente di incontri e narrazioni.
Quello che pone una sfida, perché non si sa da che parte scioglierlo, per riaprire la vita a nuovi insperati orizzonti.
Quello che ti viene alla gola, quando le emozioni sono forti e le parole non bastano.
Quello che stringe ciò che è allentato, collega ciò che è lontano, ricorda ciò che si può dimenticare.
Nella circolazione intensa e spesso vorticosa del nostro tempo, affiancherei quella del nodo ad altre immagini: quella dell’incrocio, magari col suo bel semaforo, quella della rotatoria. Espedienti urbanistici per regolare il traffico, in maniera così ordinata che nessuno si incontri, o meglio si scontri. Immaginate se invece al centro ci fosse un nodo, un groviglio, un intreccio: no, questo va proprio evitato!
Ma se parliamo di persone e non di macchine, di storie e non di numeri, di cuori e non di motori… l’effetto cambia. Non siamo fatti per evitarci, anche se la recente esperienza dell’epidemia ci ha costretto al “distanziamento sociale”. Proprio questa dolorosa vicenda ha invece riacceso la nostalgia degli abbracci, quella sorta di nodi sciolti e gioiosi che ci affratellano e ritmano storie di amicizia e di amore. Non penso solo ai singoli abbracci che disegnano la trama delle parentele e delle affinità elettive, ma anche a quell’abbraccio universale, a quell’unica rete (non solo tecnologica) di solidarietà e fraternità radicale, che Dio ha posto in filigrana negli uomini e le donne che ha creato, e che davvero sola salverà il mondo.
Una grande rete dipende dalla tenuta di ciascuno dei suoi piccoli nodi, dalla proporzione delle forze in gioco, dall’equilibrio degli spessori dei fili della trama, dall’armonia e dalla leggerezza con cui il tutto si muove, respira, danza, lasciando passare e crescere la vita, non solo di chi tiene i capi della rete, ma di ogni sua fibra e di ogni suo nodo. Questo capolavoro è affidato alla responsabilità di ciascuno e, ovviamente, alle scelte economiche e politiche, alle visioni del mondo e alle spiritualità.
Per i cristiani, Dio ha stretto un tale patto di alleanza con il suo popolo da fare del Figlio il nodo di carne e sangue, umano e divino, insuperabile principio di vita, di morte e di risurrezione. Forse per questo Lui, il Signore, ha dato a Pietro e agli altri apostoli il potere di legare e di sciogliere, ossia di registrare i nodi della rete, per assicurarne saldezza ed elasticità, perché il mondo sia salvato, perché tutti abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza. Forse per questo, Papa Francesco ci tiene a far conoscere ai cristiani e ai non cristiani la bella immagine di “Maria che scioglie i nodi”, compagnia rassicurante di chi conosce dove la vita si inceppa e come si fa per restituirle libertà e speranza. Insomma: a noi stringere legami talmente liberanti e nutrienti da essere come nodi che salvano e come catene che si sciolgono.
*vescovo di Cremona