regole
N.54 novembre 2024
Non solo multe, l’impegno della Polizia Stradale per una cultura della sicurezza
Dialogo con il Comandante Ettore Guidone: «Nel nostro lavoro c'è la repressione delle condotte scorrette, ma soprattutto quello dell’educazione stradale e della consapevolezza alla guida. Perché le regole, prima che imposte, vanno comprese»

Le regole della strada, come tutte le altre regole che la società si è data, non sono gabbie anguste pensate per reprimere i cittadini e comprimere la loro libertà. Al contrario, esse esistono proprio per garantire la sicurezza, l’incolumità e la libertà di tutti e di ciascuno, garantendo così una convivenza civile, ordinata e pacifica.
Per banali, ridondanti o addirittura assurde che possano talvolta sembrare, quelle regole non servono per punire chi non le rispetta, ma per tutelare le persone che si muovono in strada in qualsiasi modo e con qualsiasi mezzo.
Per parlare di questi aspetti e di come ciascuno di noi abbia un ruolo fondamentale nella sicurezza sulle strade, abbiamo intervistato Ettore Guidone, Comandante della Polizia Stradale di Cremona, che con grande chiarezza ci ha illustrato come quello spazio condiviso che è la strada abbia necessariamente bisogno non solo di regole, ma soprattutto della consapevolezza e della responsabilità di tutti.
A livello nazionale l’impegno della Polstrada richiede l’impiego quotidiano di una media di 1.500 pattuglie, che si muovono su una rete autostradale di 7 mila chilometri e su una rete primaria nazionale di oltre 450.000 Km, sulle quali si muove un parco auto interno di oltre 42 milioni di veicoli. Uno sforzo importante, che contribuisce a evitare incidenti, a rendere la circolazione quanto più fluida e sicura, a controllare che i mezzi circolanti non siano in condizioni non idonee o che la condotta di chi li guida crei situazioni pericolose.
1.500 pattuglie, che si muovono su una rete autostradale di 7 mila chilometri e su una rete primaria nazionale di oltre 450.000 Km, sulle quali si muove un parco auto interno di oltre 42 milioni di veicoli
Rischi che si manifestano perché «non tutti abbiamo le stesse capacità e gli stessi tempi di reazione, non tutti viaggiamo sui medesimi mezzi», introduce subito Guidone. «È quindi evidente che un eventuale incidente, anche a un banale tamponamento, anche a basse velocità, che veda coinvolto un mezzo pesante, può avere conseguenze nefaste per chi va a piedi, in monopattino o su una bicicletta, anche a soli 20 km/h o meno». Di questo deve tener conto il Codice della Strada, ovviamente, ma soprattutto ogni singola persona, ogni volta che usa una strada, per pochi metri o per molti chilometri, per quanto ciò possa alterare la percezione di impegno e di pericolo.
Quello della sicurezza sulle strade è un tema complesso ma, al contrario, il rischio che si corre è quello di considerare molti dei suoi aspetti banali, se non addirittura ovvi. Quando ciò accade è perché tendiamo a sottovalutare i molteplici e variabili fattori in gioco, che non sempre sono sotto il nostro controllo o possono essere tempestivamente prevenuti.

A complicare le cose ci sono poi i progressi tecnologici. Le regole si evolvono non solo perché la società progredisce e le esigenze mutano, ma anche perché cambiano i mezzi di trasporto e le loro caratteristiche. Oggi sulle strade e sulle piste ciclabili «le tradizionali biciclette, o velocipedi, sono affiancate da strumenti di mobilità diversi, come monopattini e bici elettriche, la cui regolamentazione in futuro vedrà delle modifiche, così come il modo in cui questi mezzi si integrano con l’infrastruttura stradale, affinché sempre più possano circolare in sicurezza e non creare pericolo per gli altri utenti della strada».
Qualcosa che del resto accade, purtroppo, anche al di fuori delle piste ciclabili, come capita di constatare soprattutto nei centri urbani, dove automobili e mezzi pesanti non possono circolare, ma non è raro vedere questi mezzi muoversi sui marciapiedi o scorrazzare in modo fin troppo disinvolto nelle aree pedonali. È una questione di responsabilità e di rispetto delle regole, ci dice il Comandante Guidone, «che riguardano le modalità di circolazione e di messa in funzionamento di questi mezzi, che a volte non vengono rispettate. Qui entra in gioco il discorso della repressione delle condotte scorrette, ma soprattutto quello dell’educazione stradale e della consapevolezza alla guida».
«Entra in gioco il discorso della repressione delle condotte scorrette, ma soprattutto quello dell’educazione stradale e della consapevolezza alla guida»
Non si tratta, infatti, solo di puntare il dito contro chi si comporta in modo scorretto, ma anche di mettere in atto quotidianamente «un principio che secondo me deve essere chiaro a tutti», precisa il Comandante Guidone; «tale principio, fondamentale, è quello dell’autotutela. Faccio un esempio banale, ma facilmente comprensibile. L’attraversamento delle strisce pedonali può sembrare qualcosa di scontato, per cui non si debba neppure star lì a pensare, ma quando si deve attraversare a piedi una strada bisogna invece riflettere bene. Per prima cosa: dove? Io non lo farei fuori dalle strisce pedonali, ad esempio, tanto meno in prossimità di una curva. Andrei a cercare le strisce pedonali più vicine ma, anche lì, il mio pensiero non dovrebbe mai essere “io sono sulle strisce e quindi ho ragione”, perché nel caso in cui fossi investito di quella ragione me ne farei ben poco».

Usare la strada in modo responsabile e consapevole significa dunque soprattutto questo: conoscere le regole e rispettarle, ma anche considerare sempre che gli altri potrebbero sbagliare, anche quando si compie un’azione all’apparenza semplice e banale.
«Chi mi deve far passare deve fermarsi, mentre io transito sulle strisce, ma potrebbe essere distratto o potrebbe, per qualsiasi altra ragione, non vedermi o non riuscire a farlo in tempo utile. Il mio principio deve dunque necessariamente essere quello di autotutelarmi quando attraverso, guardando a sinistra, a destra e ancora a sinistra e cercando il contatto visivo con chi deve arrestare il suo veicolo e lasciarmi passare e guardandolo devo cercare di capire se mi sta vedendo o se invece è distratto o sta guardando altrove. In questo modo sono in grado di fermarmi io e di farlo passare, nel caso in cui non mi dia la precedenza. Precedenza che io senza dubbio ho, ma che purtroppo non mi servirebbe a niente nel caso in cui mi dovesse investire».
Le regole della strada non sono una questione di principio, ma semmai di buon senso e di responsabilità, oltre che di intelligenza.
«Ovviamente, se la situazione lo richiede, si possono chiamare le forze dell’ordine, che hanno l’onere di intervenire a fronte di comportamenti scorretti, ma prima viene la necessità di autotutelarsi con un atteggiamento intelligente, evitando comportamenti pericolosi. Restiamo sullo stesso esempio: attraversare la strada, anche sulle strisce pedonali, guardando lo smartphone o con la musica in cuffia ad alto volume e senza nemmeno guardare chi sta transitando è rischioso e non ha alcun senso, perché non abbiamo un’armatura o qualcosa che possa salvarci, se un mezzo ci investe nonostante le strisce pedonali».
«Le forze dell’ordine hanno l’onere di intervenire a fronte di comportamenti scorretti, ma prima viene la necessità di autotutelarsi con un atteggiamento intelligente, evitando comportamenti pericolosi»
Si tratta di piccole cose, che possono sembrare ovvie e banali, ma essere consapevoli significa prima di tutto comprendere che sulla strada non si deve mai dare niente per scontato.
Il grande dibattito sull’intelligenza artificiale e sui mezzi a guida autonoma verte anche su questo.
«In questo momento non abbiamo ancora in Italia un parco veicolare che ci porti a questo tipo di problematica. Ovviamente in futuro i sistemi di guida autonoma arriveranno e questo creerà altre problematiche. Forse con queste tecnologie forse si limiterà l’errore umano, però è qualcosa con cui dovremmo sicuramente confrontarci» e si tratterà di una questione normativa, ma anche di algoritmi, cui dovremo “insegnare”, per quanto possibile, non solo le regole stradali e la segnaletica, ma anche il buon senso.

La Polizia Stradale non è, però, un mero organismo di controllo. All’attività su strada, infatti, che questa istituzione svolge con enorme impegno, coraggio e dedizione, la Polstrada alterna iniziative di sensibilizzazione e d’informazione con le scuole e coi cittadini, per portare dialogo, confronto, ma anche educazione civica e stradale.
«Controllo e repressione dei comportamenti pericolosi e del mancato rispetto delle regole devono andare di pari passo con la prevenzione e la cultura della sicurezza stradale. Noi siamo già arrivati, quest’anno, alla 24ª edizione del progetto Icaro, realizzato dalla Polizia Stradale, in collaborazione con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il Ministero dell’Istruzione e del Merito, il Dipartimento di Psicologia della Sapienza – Università di Roma, la Fondazione ANIA, il MOIGE (Movimento Italiano Genitori), la Federazione Ciclistica Italiana, il Gruppo ASTM, il Gruppo Autostrada del Brennero, ANAS Gruppo FS, Enel Italia, Pirelli, l’Associazione Lorenzo Guarnieri Onlus.
Un progetto che si articola in due o tre incontri con gli studenti e che consente di valutare la loro preparazione sui temi della sicurezza stradale prima e dopo gli incontri. In questo progetto non spieghiamo i meccanismi delle multe o della decurtazione dei punti patente, ma cerchiamo di generare consapevolezza sui rischi correlati agli atteggiamenti scorretti e al mancato rispetto delle regole».
«Le regole vanno conosciute e rispettate perché te ne convinci, non perché te le impongono. È chiaro che cambia tutto questo approccio mentale, cambia davvero tutto»
Non curarsi degli aspetti legati alla sicurezza o guidare sotto l’effetto di alcol o di sostanze stupefacenti può avere conseguenze molto negative, com’è ovvio, ma ciò che lo è meno è come tali terribili conseguenze possano manifestarsi nel giro di pochissimi istanti, senza avere il tempo di correggere eventuali errori o di mettersi in alcun modo al riparo.
L’importanza dell’uso della cintura di sicurezza in auto, ad esempio, è qualcosa di cui normalmente non ci possiamo rendere conto, cosa che accade soltanto quando la sua presenza o assenza determina conseguenze, spesso gravissime, sul nostro corpo e sulla nostra vita.
«Ancora in ambito di educazione stradale – continua il Comandante Guidone – quest’anno a Cremona c’è stata la prima edizione di un progetto promosso da AISCAT, che ci ha visto coinvolti con Autovia Padana, la concessionaria autostradale con cui lavoriamo. Il progetto si chiama Andiamo sul sicuro e si è svolto in due momenti celebrati in due diverse giornate: la prima presso il cinema Filo, in cui i ragazzi di alcuni istituti superiori hanno assistito al film Young Europe di Matteo Vicino; la seconda in piazza Stradivari, con il pullman azzurro della Polizia Stradale, dove abbiamo realizzato un percorso di familiarizzazione con la segnaletica stradale e impartito alcuni consigli e buone pratiche per la guida».
Le iniziative di Polstrada non riguardano tuttavia solo bambini e ragazzi. Recentemente è stato organizzato un seminario con le donne in gravidanza, per sensibilizzare sul corretto uso della cintura di sicurezza durante il periodo di gestazione, ma anche con le croci rosse e con le croci verdi, per fare il punto su come sia più opportuno e proficuo intervenire su un incidente e altre tematiche correlate.
«Sono tutte attività e argomenti che, se trasferiti nel modo corretto e con il giusto punto di vista, possono diventare interessanti e colpire nel segno sia con i ragazzi sia con gli adulti. La cosa importante è far sì che le persone arrivino da sole a comprendere che le regole e il controllo che le forze dell’ordine esercitano non hanno principalmente un indirizzo coercitivo, ma servono a garantire l’incolumità di tutti e a salvare vite».
Nozioni e riflessioni cui bisogna spingere le persone ad arrivare da sole e a convincersi della reale utilità di tutto questo. «Le regole vanno conosciute e rispettate perché te ne convinci, non perché te le impongono. È chiaro che cambia tutto questo approccio mentale, cambia davvero tutto».