forma
N.14 Ottobre 2020
Storia di una vita
in sette formazioni
Da giocatore ad allenatore, da Borgo Loreto al Burundi... tutti gli "undici" di una vita, per nome, cognome, ruolo e numero di maglia
Mi sfugge qualche nome, altri ragazzi li ricordo bene ma non ci sono più. La mia prima grande formazione è quella dei 14 anni, a Borgo Loreto. In porta Franco Sforza, linea difensiva guidata da Giorgio Azzali (il più bravo), poi Taglietti, Maurizio Cisotto, Fulvio Masseroni, Massimo Arcari, Paolo Venturini detto Padèla, Alberto Cisotto e Giovanni Fiorentini. Manca il mediano, non lo ricordo. Allenatore: Alberto Conizzoli, da tutti chiamato Scara. Era l’abbreviativo di “Scaramèla” perché, prima di entrare alla Sperlari, Alberto aveva fatto il garzone del macellaio (e l’oratorio non faceva sconti sui soprannomi). Ma Amedeo, uno di quelli che oggi non ci sono più, lo chiamava, scherzando, signor Scaramuzza.
Giocavo a centrocampo con il numero 8. Mi piacevano il 10 e l’11, ma mi davano sempre l’8. Ho scritto qualcosa, al proposito, nel mio testamento. Più o meno, questa formulazione: «Pur consapevole che le persone che lo ascolteranno, difficilmente avranno potere decisionale, nella prima partita che si disputerà nella “Domenica senza tramonto”, vorrei la maglia numero 10 ed essere esentato da compiti di copertura». Poi, come si faccia a giocare un campionato in una sola domenica, è una questione che porrò al momento opportuno.
Pochi anni dopo, direi 1978, la prima squadra che ho allenato, sempre al Borgo: la Maffei giovanissimi. Qui non mi ricordo il nome del portiere: il soprannome era Bananu, comunque uno dei migliori che abbia avuto. Poi, dal 2 all’11: Gianluca Tegagni, Walter Vitalone, Gian Paolo Bussi, Davide Lauritti, Paolo Manfredini, Fabio Torini, Michele Bodini, Luciano Fornari, Luca Gaimari, Walter Ballestrero. L’anno prima c’era Enrico Fornari era venuto a chiedere se poteva giocare con noi perché a San Bernardo non lo volevano. Bravissimo, è poi arrivato alla Primavera della Sampdoria: lo accompagnava Gianluca Vialli a Bogliasco. Carriera fermata da un grave infortunio. L’ho rivisto, anni dopo, giocare con la Sambsport amatori. «Messo come sono – mi aveva detto – cerco di fare meno danni possibile».
Nel Boschetto giovanissimi, sempre nel Csi, anno 1981, giocava in porta Roberto Fantini. Poi Diego Pesenti, Mirko Bedani, Gianni Ronca, Michele Guerra e Paolo Manfredini. Il 7 Riccardo Ruggeri, 8 Fabio Tortini, 9 Pippo Molesini, 10 Giovanni Musoni e 11 Michele Saladino. Avevamo vinto il torneo interatoriano e la finaledi Cristo Re era stata ripresa da Videoondanord. Quella videocassetta registrata è però introvabile.
Passo al Torrazzo allievi e siamo al 1982. Formazione base: Calza, R. Ruggeri, Bosoni, Cavalli, S.Ruggeri, Ravani; Ferrari, Bulla, non ricordo il 9, Racchetti, Cotticelli. Il portiere era il liceale Aldo Calza, non proprio bravissimo, ma specialista nel parare i rigori, grazie alle indicazioni dello zio Vivolo. Più volte raccontata la scelta di mandarlo in campo a Salice terme, due minuti prima della fine dei tempi regolamentari per avvalersene sui tiri dal dischetto. Rigore poi, non effettuati, perché aveva preso un gol all’ultimo minuto.
Del Torrazzo di prima categoria, ricordo una partita. Era l’8 dicembre 1989, un mercoledi. Giornata tersa e gelida: noi ultimi in classifica con di fronte il Pizzighettone di Cesare Fogliazza, all’inizio di quel lungo cammino che l’avrebbe portato alla C1. Ci presentiamo contati, per infortuni e abbandoni. In panchina un solo giocatore, il portiere di riserva Gian Franco Tamburelli, che gioca con il 13 perchè è l’unica riserva e si sa mai che serva fuori. Nel riscaldamento si sloga un dito su un tiro preso a freddo. Il Pizzighettone domina e passa in vantaggio su un calcio di punizione deviato nella propria porta da Luciano Cassanelli. Pareggiamo con Angelo Barazzoni che, di piatto, trasforma in rete un lancio illuminante di Marco Paloschi. A quel punto, comincia l’assedio del Pizzighettone. Ad inizio ripresa, si fa soffocante. Ci salvano gli interventi dell’esperto Sergio Spotti. Ma dopo 10 minuti, si fa male alla testa in uno scontro di gioco. Sanguina e deve uscire. In panchina c’è solo Tamburelli che non ha ancora esordito in campionato e fa rispettosamente presente di avere un dito rotto. Diciamo tutti: se non prende il primo tiro finisce in goleada, se lo prende, chissà. Lo para e il Torrazzo resiste fino all’1-1 finale.
Se ci vede, da lassù, sorriderà nel sentire raccontare questa storia per l’ennesima volta.
La formazione dell’Atletico, di Terza categoria,la possiamo ricostruire da un trafiletto del giornale La Provincia che il capitano Pier Paolo Poli ha ritrovato nel cassetto del comodino della mamma. Si riferisce alla prima vittoria in assoluto. Eccola: Cardini, Tortini P., Poli, Ronca, Marchetti, Taglietti; Alberti (Zaniboni), Tortini F., Sofia (Schweizer), Alleazzi, Baiocchi. Quello che ha fatto più carriera è Schweizer, che gira il mondo cantando le canzoni di Celentano.
Salto agli anni Duemila con la formazione burundese dell’Ideal Kiremba. Dushime in porta, Eric e Salvator esterni difensivi, Bucumi, Jonas, Mboni a completare la difesa a 5. A centrocampo Miroir, Celestin e Jean Marie, più Musafiri e Sadiki in attacco. Erano tutti classe 1984. Ovvero, tutti avevano capito che prendevo quelli nati nel 1984. Da un’analisi successiva al 2010, sembra che Miroir e Mboni fossero del 1982.
Sono rimasto sempre convinto che Jean Marie assomigliasse a Biagio Cotticelli del Torrazzo: entrambi veloci, prima attaccanti poi centrocampisti, entrambi con la fascia di capitano. Biagio aveva fatto Medicina a Pavia senza mai mancare all’allenamento del venerdì, Jean Marie è stato l’unico dei ragazzi burundesi a laurearsi, in Giurisprudenza.
Per la partita di domani, 11 ottobre 2020, la formazione dei giovanissimi del Sant’Ilario è ancora in alto mare.