bambini

N.21 Maggio 2021

ADOZIONE

Storia di Gì
bimbo nato dal cuore

Paola e Roberto sono sempre stati una squadra: prima erano in due, ma dopo un lungo percorso tra burocrazia e l'attesa di telefonate che lasciano senza fiato, adesso sono in tre. E lo zainetto blu è sempre pronto...

«Era un giorno bellissimo, il sole splendeva alto nel cielo e lo aspettava»…
Inizia così la storia di Gì. Lui la racconta come una favola, racchiusa in un libro che di tanto in tanto sfoglia con mamma e papà. Sulla copertina c’è una sua foto e in azzurro il nome scelto per lui. Sa che è arrivato con due valigie e che è “nato dal cuore”, in un giorno d’estate. Oggi ha quattro anni e una famiglia preziosa come gli abbracci, che in casa Verdi non mancano mai.
«Siamo sempre stati una squadra: prima eravamo in due, ora in tre».
Paola e Roberto riavvolgono il filo dei ricordi fino all’inizio della loro relazione, iniziata nel 1999 e cresciuta nel tempo, come il desiderio di formare una famiglia. «Stiamo insieme da sempre, senza pensare troppo a quello che sarebbe stato il nostro viaggio. La vita non segue mai i programmi».
Nel 2010 il matrimonio, due anni dopo l’attesa di un bambino, che rimane sospesa tra mente e cuore. La notizia di non poter avere figli scompiglia i piani e porta la coppia a considerare subito un percorso diverso ma frutto dello stesso sentimento condiviso.
Così inizia un viaggio lungo due anni. Un’attesa intensa ma senz’altro diversa, scandita da tappe burocratiche e incontri conoscitivi. «Il percorso per diventare genitori è prima di tutto interiore: significa rimettere in discussione se stessi, la propria vita e le scelte che si faranno, guardarsi come coppia, riscoprirsi ancora più vicini».

Il decreto d’idoneità all’adozione arriva nel 2016: «L’abbiamo annunciato come una gravidanza – ricorda Paola in un sorriso – La nostra è una storia fortunata, relativamente breve rispetto a tante altre coppie che intraprendono questa strada, ma non sempre semplice: molte situazioni ti mettono alla prova, a partire dalla scelta della direzione da intraprendere». Tempo, pazienza e determinazione hanno fatto il resto: «Siamo stati premiati nella nostra costanza nonostante i pareri contrari raccolti durante il percorso», aggiunge il marito.
Sul tavolo del salotto spicca un album dal titolo “Verdi family”, creato per presentare la coppia di genitori e destinato inizialmente alle Filippine per un progetto adottivo internazionale. Tuttavia il destino aveva in serbo un’altra proposta: «Spesso ci è stato detto che sarebbe stato difficile ottenere un’adozione nazionale, ma in due anni ci hanno contattati diverse volte. Ognuna vissuta come se fosse davvero quella “giusta”». Paola sospira. «A volte la chiamata non arriva, altre ti viene comunicato che anche in quel caso non siete stati scelti».
Finché il telefono non suona una sesta volta, con una buona notizia: «Abbiamo pianto ogni volta, soprattutto quella in cui ci hanno detto sì. È stata un’emozione che ci chiediamo sempre se sia davvero possibile provare».

«Crescendo insieme
pian piano ci si assomiglia»

La conferma arriva il giorno stesso dell’udienza, ancora sulla strada del ritorno verso casa. «In poche ore è cambiato tutto – ricorda Roberto – Abbiamo avuto solo tre giorni per allestire una cameretta, prima di andare da lui. Aveva appena compiuto un mese di vita: sapevamo il suo nome e poco più», ma non era necessario altro. Per accoglierlo basta una carrozzina e l’amore di mamma e papà, tutto il resto è ben ordinato in due piccole valigie colme di regali e pensieri offerti dall’associazione “I bambini Dharma”, che all’ospedale di Brescia si prende cura dei piccoli ricoverati. «Si occupano di “coccolaggio” – spiega Paola – rivolto ai bimbi che aspettano di essere dati in adozione. Fin dal primo giorno di vita ricevono attenzioni e calore, non sono mai soli».
Nessun momento va perduto: i primi trenta giorni di Gì sono raccolti con cura in un diario speciale, scritto a mano da tutti i volontari – gli “zii Dharma” – che l’hanno tenuto tra le braccia durante l’attesa della nuova famiglia.
«Questo bambino è stato un supereroe fin dall’inizio: appena nato ha preso la sua valigia per seguire due sconosciuti che arrivano mano nella mano. Grande o piccolo, quel bagaglio diventerà la sua storia». Con una mano Paola scompiglia i capelli del piccolo. Ciò che li accomuna non è il colore degli occhi o i ricci castani, «gli stessi di papà – scherza Roberto – ma l’affetto, la testardaggine e la capacità di vivere la vita in leggerezza… Crescendo insieme, pian piano ci si assomiglia».
Oltre ai ricordi, rimane la forza di volontà e la consapevolezza di non essere soli. «C’è una rete di famiglie adottive che accomuna chi condivide questo percorso, di cui spesso si sente poco parlare, ma solo chi lo vive può comprendere tutto ciò che comporta».
Il resto è ancora da scrivere, ma «non ci spaventa: dove non arriveremo noi, ci faremo guidare da lui».
stata una lunga avventura, «ma vale tutto il viaggio», afferma la coppia, che ha avviato il percorso per una seconda adozione, con il tempo che sarà necessario e l’ottimismo che li contraddistingue.
Lo sguardo dei genitori si posa su Gì, intento a riempire un grosso zaino blu con un pigiama, i giocattoli preferiti e la voglia di conoscere il mondo. O semplicemente di andare al lago con mamma e papà.
E nel caso arrivasse un fratellino o una sorellina, c’è un altro zaino già pronto.