sensi

N.46 Gennaio 2024

rubrica

Tutti i sensi insieme

Biglietti per viaggi nel tempo e nello spazio, ascensori che salgono e scendono veloci tra gli strati di esistenza che abbiamo accumulato negli anni. Con la differenza che il piano lo decidono sempre loro, partendo quando meno ce lo aspettiamo.

I sensi orchestrano la nostra memoria almeno quanto dirigono la nostra sinfonia con il mondo e i suoi stimoli.

Un profumo degli anni 90 che ti riporta tra le braccia del tuo papà. A quando andavi a dormire dalla nonna perché i grandi uscivano, e il bacio prima di andare a letto sapeva di dopobarba, di tv sul divano con il nonno e cioccolata calda.

Il sapore della pasta in bianco con la salvia, e – sei in Sardegna – la vacanza con il prete. L’adolescenza e la scoperta dell’altro, i gelati spalmati, i gavettoni nei dormitori. Rincorrersi come fanno i cani, mordersi per conoscersi. Che a 15 anni sei ancora impacciato e non lo sai come si fa a dire “mi piaci”, e allora gli nascondi gli occhiali per dispetto, e speri che sia abbastanza.

La sigla del tg della mattina, e torni all’università quando il treno partiva alle 5.40 per andare a dare l’esame in Largo Gemelli, e non sapevi se arrivare presto ed essere tra i primi, o sperare nella marea umana e finire nel gruppo del giorno dopo.

Il giallo di un girasole che riempie gli occhi fa partire una diapositiva dove i protagonisti sono un sorriso, un’attesa lunghissima e una via che nonostante fosse di fronte a casa sembrava infinita da percorrere.

Un maglione di lana che pizzica un po’ sulle braccia, e sembra che te lo stia mettendo tua mamma, che al sabato era a casa dal lavoro e ti vestiva lei, sempre con qualcosa che tu non volevi e che solo anni dopo avresti capito quanto stiloso fosse. Il sabato che la scuola finiva sul sellino della mamma, e a maggio il regalo era il primo riso freddo per pranzo.

La sensazione che qualcosa non torni, il peso sullo stomaco, l’ansia inspiegabile, la confusione, il guardarsi e non vedersi, essere euforici senza capire bene perché, il sorriso stampato, quello che sappiamo perché ce lo dice la pancia. Il sesto senso, qualcuno lo chiama. A me piace pensare siano tutti i sensi insieme, e la memoria di quello che abbiamo attraversato, e la speranza e il coraggio di quello che vogliamo ancora incontrare.

Sfornatori di madelaine proustiane, ognuno le proprie, i sensi sono le sentinelle che ci riportano a ciò che siamo stati, a quello in una parte di noi saremo sempre.

I sensi sanno, i sensi ricordano, i sensi guidano, spesso oltre quello che razionalmente senso sembra non avercelo.