parole
N.24 Ottobre 2021
Visita alla Biblioteca Civica, un palazzo fatto di libri
La struttura del palazzo è letteralmente sorretta dalle librerie che ne sono i pilastri, non solo ideali...
Ho passato gran parte dei miei vent’anni in Via Ugolani Dati tra la sala lettura della Biblioteca Statale che ha sede in Palazzo Affaitati ed il bar all’angolo di quella strada nel cuore di Cremona dove Beppe, rigorosamente dalle dieci e mezza del mattino, ci faceva trovare tramezzini, spuma ed il calciobalilla, per tutti semplicemente il fubalino.
Su quei banchi, oggi novantanove distribuiti in uno spazio lungo trenta metri, ho preparato, nel 1997, l’esame di maturità, e negli anni successivi gran parte degli esami universitari che una volta superati mi avrebbero permesso di conseguire la laurea in ingegneria. In un’epoca dove i telefoni cellulari non esistevano e la comunicazione era completamente differente, ci si trovava con il Ciao o il vespino in galleria e ci si salutava ogni sera con le stesse quattro parole: «Ci vediamo domani in biblio».
Ho scoperto solo ora, grazie alla Dottoressa Raffaella Barbierato, Direttrice appassionata della Biblioteca, il perché questo luogo di studio, di studiosi e di studenti sia sempre stato così speciale senza una apparente ragione.
La sala lettura fu costruita nel 1939 dove sorgeva la chiesa di Santa Marta Vecchia. Il solaio poggia letteralmente sui libri: «Si tratta – spiega Barbierato – di una struttura a celle in acciaio dove le spalle delle librerie costituiscono una selva di pilastri che sostiene il tutto». È qualcosa di unico, innovativo per allora, ma anche per oggi. L’esercizio dello studio, la ricerca, la cultura, poggiano, letteralmente e fisicamente, sui libri.
Rimango stupito, quando, scendendo le scale, mi mostra in tutta la sua geometria, perfetta, quella struttura da una parte maestosa, dall’altra fortemente evocativa. Mi si apre un mondo che mai avevo esplorato, nemmeno con la curiosità, nonostante le tonnellate di ore trascorse in quegli spazi, che ora sono una scoperta continua, minuto dopo minuto.
Nella prima sala dedicata al fondo bibliografico donato dalla famiglia di Giuliano Regis, appassionato e storico della fotografia, trionfano due globi del Mercatore, matematico, astronomo e cartografo fiammingo vissuto nel 1500: «Sono rarissimi – mi confida con estremo orgoglio la Direttrice – In tutto il mondo ne esistono una dozzina. Sono gli unici, però, con questi colori e decorazioni di lapislazzuli, oro ed argento». I mappamondi sono sempre stati parte delle biblioteche: «Per noi bibliotecari vengono trattati come libri. Sono stampa su carta. Esiste un cartiglio ed un frontespizio dove compaiono titolo, autore, editore ed anno di pubblicazione. Sono libri in un formato un po’ particolare. Si presume appartenessero alla biblioteca del Vescovo Cesare Speciano che poi l’aveva donata al collego dei Gesuiti, con l’impegno che servisse anche agli studiosi esterni. Potrebbe averli acquisiti dal Mercatore quando fu nunzio a Praga».
Proseguiamo in questo viaggio fuori dal tempo.
Nella sala consultazione manoscritti rari, stanno lavorando un paio di giovani stagisti. Uno sui manoscritti di Giuseppe Bresciani, le cronache cremonesi del ‘600. L’altra sta consultando la regola del convento di Sant’Agostino. La nostra è una Biblioteca Statale di conservazione, ma anche una Biblioteca pubblica depositaria della libreria civica di Cremona. I testi di pregio vengono conservati a temperatura, umidità ed illuminazione controllata: «Questi manoscritti avevano un committente. Erano come un’opera d’arte. I momenti di produzione vari. Prima vi era la produzione del fascicolo. La pergamena era di ottima qualità, spesso di vitello o montone, materiali vivi ed elastici. Il copista si occupava della parte di scrittura dopo aver strutturato la pagina».
I libri, questi libri, erano un mix tra un’opera d’arte ed un disegno architettonico: «Venivano lasciati spazi per le immagini e le iniziali miniate. Esisteva una scuola importante presso il convento di Sant’Agostino. Ogni libro era un unicum». Gli errori? «La pergamena spesso consentiva di pulire con il dito, infatti le correzioni si chiamavano baffi. Ma non era detto che il copista sapesse anche leggere. Le note a fianco servivano proprio per questo motivo».
Entriamo in sala ragazzi: «La Biblioteca Statale di Cremona è stata la prima in Italia con una sala ed una sezione libraria dedicata ai ragazzi. Era il 1941 ed all’interno delle biblioteche pubbliche potevano accedere solo ragazzi sopra i 16 anni».