ombre

N.34 Ottobre 2022

MONDO

Zero Shadow Day: il giorno senza ombra

Tra il tropico del Cancro e quello del Capricorno esiste una data, denominata Zero Shadow Day in cui l'ombra proiettata dal sole per due volte l'anno sparisce completamente

foto Wikipedia

È impossibile sapere con certezza quando l’uomo abbia preso consapevolezza e compreso il senso della propria ombra e di quelle proiettate da tutto ciò che lo circondava, ma da allora ad oggi, per centinaia di migliaia di anni, con quelle affascinanti proiezioni abbiamo “giocato” in tutti i modi possibili.
Cosa sia l’ombra ci è oggi chiarissimo: definiamo tale l’area oscura che un corpo proietta su una superficie interponendosi tra questa e una sorgente luminosa, impedendo così il passaggio della luce.
La nostra esperienza diretta ci dice che le ombre non sono tutte uguali e che la loro nitidezza e distinguibilità dipende da numerosi fattori. Quando la luce del sole è filtrata dalle nuvole, ad esempio, capire dove sia esattamente l’area d’ombra prodotta dal nostro ombrellone non è semplice e a volte è quasi impossibile. Lo stesso può avvenire in casa, laddove la luce sia talmente diffusa da non proiettare ombre marcate o distinguibili.
In ogni caso le ombre ci accompagnano per tutta la nostra vita, sia in senso fisico che in senso metaforico, laddove all’ombra vengono associati significati che alludono alla scarsa chiarezza, all’opacità, all’impossibilità di vedere bene le cose e in generale al male.

È bene ricordare
che nel mondo
l’ombra non è uguale
per tutti

Oggi l’ombra ha per noi un significato e un impatto molto minore che in passato. La cerchiamo quando fa caldo e quando il sole scotta, ad esempio, ma abbiamo smesso da parecchio decenni di utilizzarla per calcolare l’ora, come si faceva con le antiche meridiane. Eppure, ancora oggi che siamo in grado di esplorare lo spazio sia uscendo dall’atmosfera del nostro Pianeta con razzi e navicelle spaziali, sia da terra, con potenti telescopi e attrezzature, ci capita di avere conferma dell’esistenza di corpi celesti attraverso l’ombra che essi proiettano su altri che conosciamo e che vediamo direttamente. Questo accadde, ad esempio nel 2000, quando la rivista Scientific American pubblicò un articolo intitolato Searching for Shadows of Other Earths in cui si conferma l’intuizione dell’esistenza di un pianeta orbitante intorno alla stella HD209458 proprio attraverso l’osservazione dell’ombra che quel corpo proietta su di essa.
Il nostro passato e il nostro presente sono dunque abbondantemente pervasi dall’ombra e dai suoi effetti e disegni. Basta pensare ai monumenti megalitici, che con le posizioni del sole e le rispettive ombre creavano disegni e suggestioni; oppure alle molte chiese e monumenti in cui ombre e raggi di luce assumono significati particolari o nascondono segreti o misteri iniziatici.
L’uso delle ombre caratterizza poi in modo significativo la storia dell’arte. Il suo utilizzo è antichissimo, tanto che Plinio il Vecchio, nella sua opera Naturalis Historia, scrive che da esso deriva l’origine stessa della pittura “che nacque dall’uso di contornare l’ombra umana con una linea”. Molti secoli dopo, con Masaccio, prima, e con Caravaggio poi, fino ad arrivare a De Chirico, l’uso dell’ombra e della luce diventeranno cruciali e distintivi, dando vita a scuole, correnti e filoni artistici di grandissimo impatto.
L’ombra è dunque qualcosa che accomuna uomini, animali, piante e oggetti che vivono o esistono sotto il sole e gli altri corpi luminosi del cielo e della terra, naturali o artificiali che siano, ma se ci riferiamo all’ombra generata dalla luce solare è bene ricordare che nel mondo l’ombra non è uguale per tutti, a riprova (se ce ne fosse bisogno) che la Terra non è piatta e che, anche in questo, la vita ai poli è molto diversa da quella all’equatore.

Talmente diversa che non soltanto il giorno e la notte non sono uguali ovunque, ma che esiste una data, denominata Zero Shadow Day per l’assenza totale di ombra, che nel mondo si verifica in date diverse. Non in tutto il mondo, per essere precisi. Questo fenomeno si verifica infatti due volte l’anno nelle aree comprese tra il tropico del Cancro e quello del Capricorno (+23.5 e -23.5 gradi di latitudine). In questi luoghi, in date diverse, lo zero shadow si verifica per pochi minuti nei giorni in cui il sole è esattamente perpendicolare, nel suo punto più alto, cosicché le ombre svaniscono del tutto.
In tutti gli altri luoghi del Pianeta non esiste nessuna data in cui il sole sia assolutamente perpendicolare, ed è sufficiente guardare un palo infisso verticalmente nel terreno per rendersene conto. Un palo perfettamente perpendicolare, infatti, quando il sole è allo Zenit non dovrebbe generare ombra, se il sole fosse esattamente al di sopra di esso, ma così non è mai e lo Zero Shadow Day è prerogativa esclusiva delle zone più vicine all’equatore.
Per conoscere le date esatte in cui questo fenomeno si verifica nel mondo esiste anche una App per Android; il suo nome è ZSD ed è parte di una campagna del Public Outreach and Education Committee (POEC) della Astronomical Society of India.
Consultando la App scopriremo che il momento in cui le ombre sono più ridotte nell’area cremonese è il 21 giugno, giorno del solstizio d’estate, alle 12:21 CET (l’orario dell’Europa Centrale). La data non sorprende, ma quei 21 minuti che ci separano dal mezzogiorno ci dimostrano che le nostre convenzioni sono per lo più approssimazioni. Nello stesso giorno, ad esempio, a Parigi le ombre più ridotte si osservano alle 12:52 CET, mentre a Edimburgo bisogna attendere le 13:14 CET, per vedere le ombre farsi più piccole. Non zero, tuttavia, perché se è questo che vogliamo vedere dobbiamo spostarci altrove. A Nairobi, ad esempio, dove il fenomeno è visibile alle 10:42 CET del 16 marzo e alle 10:24 CET del 26 settembre. Oppure a Bogotà, in Colombia, quando lo ZSD si verifica il 1° aprile alle 18:01 CET e il 10 settembre alle 17:54 CET.
Chissà se nel corso della nostra vita avremo davvero la fortuna di vedere uno Zero Shadow Day e di assistere a quei pochi minuti in cui le ombre fuggono da noi e sembrano lasciarci da soli sulla Terra, ma su una cosa non c’è… ombra di dubbio: la Terra è un luogo meraviglioso, che dovremmo vedere tutto per poter dire di conoscerla davvero.