viaggio
N.32 Giugno-Luglio 2022
WeFly!Team, liberi di volare con il vento a favore, contro i pregiudizi
«Osa volare», in aereo e nella vita: WeFly!Team fa a pezzi i pregiudizi. Il pilota Cherubini: «Le meraviglie sono per tutti. Serve coraggio, non le etichette»
Fuori tira vento. «Non è favorevole, oggi non si vola». All’aeroporto di Cremona Migliaro, non c’è margine di trattativa. Marco Cherubini, pilota con disabilità della pattuglia WeFly!Team, sa fare bene i conti. «Il primo volo deve essere magico, non posso regalarti emozioni a metà». E, quando si tratta di emozioni, bisogna maneggiarle con cura: sono vita in ogni attimo.
Mi accomodo nell’hangar. L’aereo blu fiammante è di fronte ai miei occhi. Fermo. Del resto, per toccare il cielo con un dito, spesso bisogna attendere. Tuttavia, non bisogna mai smettere di volare. Di osare. Il motto del team è stampato su una bandiera: “Osa volare”. A margine, negli occhi luminosi di Marco, resta il ricordo di quel messaggio portato nello spazio da Samantha Cristoforetti, astronauta italiana dell’Esa: «Così è andato oltre. La nostra squadra si compone di quattro persone, alcune con disabilità: oltre a me, anche Alessandro Paleri (leader e team manager), Erich Kustatcher (gregario destro e istruttore di volo) ed il nuovo arrivato Walter Mondani (gregario in addestramento)». In origine, quando WeFly!Team è nata, tra i piloti c’era anche «Fulvio Gamba, uno dei fondatori insieme ad Alessandro Paleri: ha perso la vita in un incidente aereo. Però continua a volare con noi». Sulla nuova livrea dell’aeromobile è stampato in piccolo il numero 2. «Lo identificava. È scolpito in piccolo sui nostri aerei, ma la presenza di Fulvio resta grande nei nostri cuori».
Lui, che ancor prima del 2007, anno di fondazione della prima pattuglia al mondo composta da piloti con disabilità, aveva fatto proprio il messaggio di WeFly!Team, partecipando a vari airshow in tutto il mondo. Da Dubai all’Inghilterra, fino in Italia. «Voliamo alto, oltre i pregiudizi. Voliamo tutti i giorni e non abbiamo il pensiero della disabilità. Forse perché in cielo siamo tutti disabili. Abbiamo bisogno di una macchina, nessuno di noi ha le ali». La libertà ha la forma di una nuvola così vicina, di un viaggio vissuto da un’altra prospettiva. «La verità è che oggi la disabilità è ancora un tabù, ma non per chi la vive. La mia è una vita normale, ho dimostrato che se ci credi davvero, nonostante gli ostacoli, puoi arrivare in alto».
In cielo, ad un passo dalle stelle. «Tra le stelle. Sarà più difficile, sarà una quotidiana lotta contro i pregiudizi, gli sguardi, i gradini troppo alti, ma, in fondo sarà bellissimo».
Nei viaggi e nella vita è tutta una questione di prospettiva: «Quando mi chiedono come devono etichettarmi: se disabile, portatore di handicap o altro, rispondo “piacere, sono Marco”. Poi se l’occhio cade sulla sedia a rotelle che mi accompagna, beh il problema non è mio. Quelle quattro ruote non solo altro che un accessorio utile per spostarmi. A terra». Marco poi è il sorriso, la tenacia, la voglia di fare, di «volare oltre chi mi ricorda che, in fondo, ho una disabilità. Le etichette sono inutili». In cielo resta solo il desiderio di esplorare. Di sentirsi piccoli, nella vastità, ma liberi. Privi di ostacoli. «Solo il pensiero mi fa stare bene. Mi fa dimenticare l’arrabbiatura per il brufolo spuntato la mattina, per il capello fuori posto. E, persino, per il gradino troppo alto».
Vince la meraviglia per un panorama sempre diverso: «In Italia basta un quarto d’ora di volo per vedere cambiare il panorama sotto di noi ed incontrare sempre e solo nuova bellezza». Quella che stupisce e conquista. «Ed è alla portata di tutti». Ché, oltre i limiti, tutti possono osare. «È questo lo spirito che ci ha suggerito di creare l’iniziativa Pilota per un giorno, con cui regaliamo ore di volo a persone con disabilità». Poi per chi vuole fare sul serio ci sono corsi di addestramento sparsi un po’ in tutta Italia: da Caposile a Castiglione del lago, fino al vicino Torlino Vimercati, nel cremasco. Tutte le informazioni sono racchiuse nell’associazione “Baroni rotti”, di cui WeFly!Team è testimonial, «che rappresenta piloti con disabilità, oltre le barriere che, per l’appunto, si rompono».
Marco si allena a Caposile, vicino a Jesolo. Ora punta al volo acrobatico. Parte da Cremona, «dopo aver spostato in autonomia l’aereo». Chiude la carrozzina, sale a bordo con l’aiuto di uno scatolone di polistirolo. La procedura è standard e si esaurisce in pochi minuti. Fredda, come la verità: «Volo da solo. Con un brevetto. Poi la mia autonomia a terra viene messa in discussione da un gradino troppo alto o da un bagno inaccessibile. Capisci che il problema non è mio?». Gli interrogativi irrisolti, lasciano subito spazio all’entusiasmo quando l’occhio cade sull’aereo, nuovo, fiammante. «Me lo sono costruito da solo, pezzo dopo pezzo, ostacolo dopo ostacolo. Spesso mi sono chiesto chi me lo avesse fatto fare, ma quando ho visto le ruote staccarsi da terra per il collaudo, ho dimenticato tutta la fatica. È stata un’emozione indescrivibile».
Dopo l’incidente in auto che l’ha reso paraplegico, Marco, non ha perso la passione per i lavori manuali. «Mi sono trovato nella vita ad amare la scoperta, avevo uno smisurato desiderio di imparare. In fabbrica volevo capire come le cose funzionavano, perché esistevano». Il dolore non ha spento il fuoco. «Ho reagito subito, ho iniziato a lavorare da un liutaio. Non ho smesso di essere creativo, di costruire».
Di essere Marco. «Ecco perché quando si è reso necessario assemblare un aereo nuovo mi sono messo in gioco in prima persona, pezzetto dopo pezzetto». Ora l’aereo è pronto per il prossimo viaggio. «Ogni viaggio va pianificato nei minimi dettagli. Al pari della vita, perché, al netto degli imprevisti, viene meglio. Ciascuno di noi ha dei traguardi: non è importante che siano punti d’arrivo o tappe intermedie. Ciò che conta è non mollare». Per arrivare in cielo, fino alle stelle.
D’accordo, un altro giorno. «Perché oggi tira vento».