piaceri

N.11 Maggio 2020

IL RICORDO

Come il vento con l’uscio di casa

Salutando don Alberto Franzini

Sembra passata un’era geologica da quei pomeriggi del 1989 – ultimo anno di studi in Seminario – in cui mi affacciavo allo studio del Prof per le mie avventure teologiche. Mi aveva dato il permesso di scrivere la mia timida tesi per il baccalaureato battendo i tasti di uno straordinario portento tecnologico, troneggiante sulla sua scrivania: un potente e ronzante computer. Oggi sarebbe conservato come un fossile.

Mi sentivo importante. Soprattutto perché il Prof si fidava al punto da lasciarmi libero di esplorare improbabili ed acerbi pensieri da teologo e, insieme, di misurarmi con un futuro impensabile che allora solo balbettava, lampeggiando sul monitor. Oggi fossile pure quello.

L’ho conosciuto così il Prof. Cordialmente accogliente, acuto e libero. Vivace di intelletto e capace di ironia. Gli si poteva dare del tu, anche in quegli anni. Io allora non ci sono mai riuscito.

La vita ci ha fatto curiosamente incrociare quando, sulle sue tracce, sono tornato a studiare e ad insegnare la stessa sua disciplina, con vivo rossore sul volto. Le parole del dialogo tra fede e ragione, sull’orlo del mistero che tanto mi aveva inquietato e che tuttora mi rende pensoso, me le ha insegnate lui, il Prof.

L’ho ritrovato accanto a me dopo decenni, schietto e ilare come sempre, in questo tratto del mio servizio alla comunicazione e – in modo speciale – nella faticosa opera di riforma del sistema comunicativo ecclesiale e, negli ultimi mesi, nella fucina che ha dato vita a “Riflessi Magazine”, gruppo di giovani promesse e di temperate esperienze. L’ho ritrovato più agile degli anni che portava sulle spalle, ricco di prudenza ma leggero nei consigli. E con la medesima curiosità dello studioso, del bambino, dell’esploratore. Ancora disposto a fidarsi. Il Prof.

L’ho ritrovato, anche adesso che se n’è andato in un sussulto inatteso. Come quando il vento sfoga la sua rabbia sbattendo l’uscio di casa.

“Riflessi Magazine” – e la comunicazione della Diocesi di Cremona – gli devono almeno un saluto, anche da queste colonne online. Perché è giusto onorare l’intelligenza e la signorilità con cui viene condivisa.

È giusto e fa bene al cuore essere grati per la sua compagnia sulle strade che ha saputo indicarci. Da Prof, da prete e da uomo.