sfide
N.27 Gennaio 2022
«Con la mia barca sul Po sogno l’azzurro»
Gabriele ha 19 anni frequenta il liceo e rema per guardagnarsi una convocazione nella Nazionale di canottaggio, ma anche per ripulire il Grande Fiume dai rifiuti
Gabriele Gregori, 19 anni proprio in questi giorni, fa parte della Generazione Z. Sono nativi digitali, con grande dimestichezza nell’uso della tecnologia e dei social media. Ed una spiccata sensibilità verso i temi che riguardano l’ambiente.
È un ragazzo del Po, aspirante canottiere nel giro della nazionale italiana, innamorato di quel grande fiume che ora vuole contribuire a rendere più pulito e fruibile per chiunque voglia conoscerlo e viverlo. La scorsa estate, con la propria imbarcazione, aveva iniziato a raccogliere alcuni dei troppi rifiuti abbandonati tra spiaggioni, anse ed argini. Oggi questa attività è diventata un progetto che presto avrà una propria struttura. Solida e partecipata.
Lo scorso 25 gennaio Gabriele, insieme a tanti volontari, tra cui anche l’assessore allo Sport del Comune di Cremona Luca Zanacchi, ha scritto il primo capitolo del progetto #RiPoPuliamolo: «Fin da piccolissimo, mia mamma mi ha abituato a vivere il fiume e stare in mezzo alla natura. Televisione ne ho guardata poca. Negli anni ho iniziato con i videogiochi, se usati nel modo giusto possono diventare anche uno dei modi più facili per socializzare. Durante la prima fase della pandemia è stato uno strumento per tenersi in contatto con gli amici».
Ci sediamo sui gradini che dividono la Canottieri Bissolati, di cui Gabriele è portacolori, e la sponda cremonese del fiume. Nelle ultime settimane tutti i giornali e le televisioni nazionali hanno parlato di questo studente liceale il cui obiettivo è sensibilizzare il mondo sull’importanza del rispetto dell’ambiente: «A 16 anni ho iniziato a scendere in barca da solo. Nei momenti più bui mi serviva per riflettere e rilassarmi, godendomi il tramonto. Era anche un modo per staccare. Ciò che ho iniziato, da solo e quasi come un passatempo, è diventato una missione. Vorrei permettere a più persone possibile di vivere il Po. E per farlo occorre ripulirlo. Parto con una barca vuota e torno con l’imbarcazione piena zeppa degli oggetti più disparati».
La raccolta dei rifiuti lungo il Po di Gabriele Gregori
Nella raccolta di qualche giorno fa, si è formato un gruppo numeroso, con persone arrivate anche da molto lontano. Sono stati raccolti 400 chilogrammi di rifiuti, tra cui diversi pneumatici di grandi dimensioni e persino il portellone di un camion: «In realtà, con gli amici, da sempre siamo attenti alla raccolta di rifiuti. Dopo le tante grigliate sulle spiagge, abbiamo sempre raccolto i nostri ma anche quelli lasciati colpevolmente in giro da altri. Non provo rabbia, non mi dà fastidio e non mi interessa incolpare nessuno. Sono molto concentrato sul mio progetto. La storia è fatta di cicli. Tanti eventi, periodicamente, si ripetono. La nostra è una generazione attenta ai temi ambientali. Ma sono convinto che ogni generazione abbia difficoltà nei confronti di alcuni ambiti e punti di forza in altri. Noi abbiamo attenzione verso la natura. Ciò che sta succedendo ci preoccupa non come singoli individui, ma collettivamente. Ragioniamo come mondo, come pianeta».
Nel tono di Gabriele tutta la genuina sincerità e l’enorme energia in queste parole così semplici, ma profonde. E che risuonano come un monito: «Si critica tanto la plastica. Pare sia diventata il male del mondo. In realtà è stata una scoperta fantastica, qualcosa di estremamente innovativo. Non siamo stati in grado di utilizzarla a nostro vantaggio. È un materiale resistente e molto duraturo. Capisci? Non ho la bacchetta magica, ma se i più grandi mi chiedessero qualche consiglio non avrei dubbi. Tre proposte? Sensibilizzare maggiormente, all’interno delle scuole, su queste tematiche. Ma non solo. A noi piacerebbe si parlasse anche di altri temi, come, per esempio, l’educazione sessuale. Sono argomenti importanti e ci piacerebbe approfondirli. Si dovrebbe puntare maggiormente sull’educazione civica. Vorrei si costruissero meno centri commerciali e si incentivasse a vivere maggiormente nella natura. Come accade in paesi quali Francia o Germania».
La parola cambiamento entra molte volte nelle riflessioni di questo ragazzo così consapevole del mondo che c’è là fuori: «Nei momenti di debolezza ed instabilità l’uomo non capisce completamente cosa stia succedendo e tende a riflettere di più. All’inizio della pandemia il cambiamento è stato enorme. Oggi, in concreto, dico forse, siamo ancora quelli di prima. Si può cambiare, anche se è complesso. È più facile quando focalizzi dove vuoi arrivare, come vuoi farlo e quando. Se non ti rendi conto o non ne senti la necessità, non ci provi nemmeno. Io, per esempio, in ambito scolastico, non ho ancora trovato la maturità per studiare con costanza. L’anno scorso sono stato giustamente rimandato. Non avevo voglia di studiare. Non sono fiero, ma non me ne vergogno. E la pandemia non è una scusa».
I progetti sono tanti e corrono sugli stessi binari dei sogni: «Se avessi il coraggio di farlo, una volta completata la quinta superiore, mi piacerebbe entrare nel mondo del lavoro. Amo darmi da fare, indipendentemente dal lavoro, sia esso quello di animatore, per esempio, o di panettiere. Intanto vorrei continuare con il mio progetto, magari estendendolo ad altri corsi d’acqua o a qualche lago. Il sogno, sportivamente, rimane vestire la maglia azzurra del canottaggio. Se non quest’anno, ci riproverò il prossimo».