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N.23 Settembre 2021

L'INIZIATIVA

Con la “Barca del sorriso” la gara (vera) diventa una festa

Una domenica pomeriggio alla Motonautica cremonese per la gara per piloti con disabilità

Domenica pomeriggio, 5 settembre: quattordicesima edizione della gara di motonautica per diversamente abili sul Canale navigabile organizzata dall’associazione La barca del sorriso.
Ho seguito per alcuni minuti un ragazzo disabile psichico, età vicino ai 20 anni, seguito passo a passo dalla mamma. Una passeggiata circolare, nervosa. Ogni tanto si alzava la maglietta. Poi è sparito per qualche minuto ed è ricomparso con indosso casco protettivo e salvagente. Pronto per partecipare alla gara. Pronto… mica tanto. Più i volontari cercavano di indirizzarlo verso il luogo della partenza, più lui cercava di allontanarsi. Con la mamma attenta a seguire la situazione.
Non so se il ragazzo, alla fine, abbia partecipato alla gara. Immagino che quella domenica sia stata difficile come tante altre, solo un po’ diversa. Non è un caso unico, secondo Linda Grioni, coordinatrice della manifestazione: «Le disabilità con cui abbiamo a che fare sono varie e diverse tra loro. Capita che, la prima volta, il ragazzo disabile non trovi il coraggio per scendere in acqua. Il nostro team di volontari fa il possibile per convincerlo, ma sa anche fermarsi quando il tentativo risulta troppo difficile e controproducente. Lo stesso ragazzo, all’edizione successiva, troverà la forza per la sua piccola impresa».
«In questa edizione – prosegue – è scesa in acqua una ragazza tetraplegica. Era alla sua prima esperienza. È chiaro che una ragazza tetraplegica non può ambire alla vittoria della gara, ma è stata premiata come atleta più coraggiosa. Credo che ne abbiano gioito anche i familiari».

La gara di motonautica per diversamente abili di Cremona è di carattere nazionale ed è stata riconosciuta sin dalla prima edizione dalla Federazione. Consiste in una gimkana a tempo: vince chi la percorre più velocemente. I disabili sono accompagnati da un istruttore di motonautica. «Il disabile è il pilota – spiega Linda Grioni – e l’istruttore si adatta lasciandogli la massima libertà possibile. In alcuni casi deve intervenire di frequente, in altre il pilota conduce in autonomia». Se il disabile fosse stato solo un passeggero, più o meno coraggioso, non avrebbe avuto una ragione la competizione agonistica. Invece,il confronto tra disabili, è effettivo. Alla decima edizione della gara, che si era svolta a San Nazzaro, la Federazione aveva sottolineato il suo appoggio faccendo partecipare i migliori piloti a livello nazionale.
La Barca del sorriso non è una ong o un’associazione che svolga un’attività continuativa. Nel corso dell’anno organizza solo questa manifestazione e una trentina di volontari si rendono disponibile per questa domenica. Non versa alcuna quota, non formalizza alcuna iscrizione, si mette solo a disposizione. «In realtà – spiega ancora Linda Grioni – il mio lavoro organizzativo parte in primavera perché alcuni passaggi burocratici richiedono del tempo, ma in effetti l’unico appuntamento della Barca del sorriso è questa gara». L’ideatore della manifestazione é Roberto Negroni che voleva organizzare una giornata dedicata alle persone con disabilità, un problema vissuto in prima persona. Non ha mai voluto, però, mettersi in vetrina. Ancora oggi resta il punto di riferimento dell’iniziativa, coaudiuvato dai fratelli Nicola e Massimo.
La gara, di per sè, non è spettacolare. Chi osserva vede la partenza e pochi altri passaggi. Bello il momento dell’arrivo quando il pilota disabile lascia la zattera e trova i volontari che si complimentano calorosamente. La manifestazione deve pertanto essere ravvivata con musica e balli. «Da tre anni – aggiunge Linda – ci affiancano i clown dell’associazione “Dal naso al cuore” che, per tutta la giornata, sono a fianco dei ragazzi per intrattenerli. Quest’anno ha aderito anche l’associazione italiana Ciechi e ipovedenti».
«Partecipo sempre con grande entusiasmo – racconta Mauro Panzi, un volontario – perché sono sempre più convinto che ricevo più di quanto riesco a dare. Con i ragazzi disabili, nel corso degli anni, si è creato un bellissimo rapporto. Sto sulla zattera. Da qui vedo le emozioni di chi parte e il volto felice di chi arriva».