stelle

N.04 Ottobre 2019

OSSERVATORIO

Da qui sbirciamo l’ombelico di Giove

Incontro con gli astrofili di Soresina 150 appassionati del cielo a cui non basta un'app per trovare la rotta verso gli anelli di Saturno

«Scusi, per Saturno?».

«In fondo a destra, attenzione al gradino».

La scala che percorre la torre dell’Osservatorio astronomico di Soresina è animata da una densa fila di persone. L’attesa di chi sale incrocia lo stupore di chi scende, il volto illuminato dal riflesso di un sorriso. In cima si scorge una porta, spalancata sul buio. O meglio, sul cielo. Serve qualche minuto per abituare gli occhi all’oscurità. Sulla terrazza stanno tutti in silenzio, col naso all’insù, mentre i volontari del Gruppo Astrofili Soresinesi indagano i nugoli di stelle con un puntatore laser, ricamando costellazioni. La torre svetta sulla pianura addormentata e culmina in una cupola metallica, dischiusa come una palpebra. Al suo interno, un gigantesco telescopio spia attraverso uno spicchio di cielo. «Questo dinosauro risale al 1974», spiega un volontario. «All’epoca un congegno simile costava oltre dieci milioni di Lire, oggi chiunque può acquistarne uno di ottima qualità senza spendere cifre astronomiche. Anche se a molti basta uno smartphone, ci sono tantissime app in grado d’identificare le costellazioni – sospira -. Così invece di guardare il cielo guardiamo uno schermo». La curiosità non manca, ma «non siamo più abituati ad osservare. Complice l’inquinamento atmosferico e luminoso, l’uomo di città sta dimenticando il cielo stellato».

Eppure la specola brulica di visitatori, che trascorrono il sabato sera abbarbicati su una strettissima scala a chiocciola, determinati a raggiungere la sommità. Mattia, otto anni e un ginocchio sbucciato, aspetta paziente il proprio turno. «L’altra volta abbiamo visto l’ombelico di Giove, poi le sue quattro lune» spiega con perizia. «Stavolta magari vediamo l’anello di Saturno. Ci vuole fortuna però, dipende dalla notte» .

Lassù, il buio smette di fare paura e si trasforma in un alleato: «Pur non vedendo chi hai di fronte ti fidi della sua voce, ti lasci guidare». Così è stato per Cristian Ghisleri, vice presidente del Gruppo soresinese, che 22 anni fa ha scoperto la passione per l’astronomia sulla scia delle comete Hyakutake e Hale-Bopp. Oggi ha 34 anni ed è laureato in Fisica, mentre prosegue l’impegno divulgativo nella propria città natale. «Ogni incontro è prezioso: ciò che sai è la somma di tutto ciò che hai raccolto attraverso l’esperienza e il confronto con gli altri».

Ecco l’anima dell’associazione astrofili, che oggi conta dieci membri attivi tra ricercatori, fotografi, tecnici e appassionati e oltre 150 associati. Ogni weekend si trovano presso l’Osservatorio pubblico (fu il primo in Italia costruito da un’amministrazione comunale) per accompagnare i visitatori alla scoperta dell’infinito. «Al primo sguardo molti rimangono delusi, ma è comprensibile: siamo abituati a foto eccezionali su internet… Quando immagini la Galassia di Andromeda non ti aspetti certo di vedere un batuffolo su fondo grigio! – ride -. Tuttavia quando realizzi che in quell’istante stai osservando con i tuoi occhi centinaia di miliardi di stelle distanti 2 milioni e mezzo di anni luce, tutto cambia. L’impulso luminoso che riceviamo è partito da quelle stelle quando l’uomo non era ancora apparso sulla Terra. Vediamo in tempo reale qualcosa che è esistito 2 milioni e mezzo di anni fa… È come guardare indietro nel tempo».

Ne conosciamo solo il 4 per cento,
eppure lo consideriamo
il nostro Universo»

Tra il pubblico c’è chi cerca un confronto su argomenti più svariati, dagli UFO al complotto lunare; chi è ferrato su argomenti scientifici, chi vuole solo perdersi nella magia del momento per sentirsi parte di un tutto, oggi come migliaia di anni fa. «Nell’antichità la volta celeste era qualcosa d’incomprensibile, misterioso, divino. Nei secoli l’approccio è cambiato, trasformando gli astri in punti di riferimento per tracciare mappe e affrontare i lunghi viaggi in mare aperto». Così tra la chioma di Berenice, le ali di Pegaso e la cintura di Orione, la mitologia diventa la chiave per orientarsi e conoscere il mondo. «Dopo Galileo e Keplero, l’approccio filosofico ha via via ceduto il passo alla scienza: lo spazio è il più grande laboratorio scientifico di cui l’uomo dispone. Ne conosciamo solo il 4 per cento, eppure lo consideriamo il nostro Universo». Tuttavia l’approccio dell’uomo moderno non si esaurisce nella razionalità. Lo dimostra l’astrologia, che – al di là degli oroscopi da rivista patinata – rimane l’emblema della continua ricerca di risposte attraverso le stelle. Ad ognuno l’opportunità di porre la propria domanda, il proprio perché. «La sera, camminando per strada, alzo sempre lo sguardo al cielo», confessa Cristian. «Mi piace riconoscere le costellazioni, distinguere stelle e pianeti, chiamarli per nome. Anche se il mio approccio è prettamente scientifico, rimane la meraviglia: l’importante è non smettere di lasciarsi sorprendere».

Se sei fortunato, potresti imbatterti in un’aurora boreale – sì, in piena pianura Padana – o catturare attraverso il telescopio l’istante in cui una supernova esplode in un’altra galassia. «E quell’istante vale tutto. Soprattutto se condiviso».