acqua

N.09 Marzo 2020

PICCOLO DIZIONARIO

Definizioni

di Gianluca Mete, archeologo

Nel mio lavoro la fonte, o meglio le fonti, sono proprio come un ristoro, come quel sorso d’acqua che placa la sete e rischiara la voce. Si, è proprio così. Faccio l’archeologo, o almeno ci provo, e l’Archeologia è di per se stessa una fonte per la Storia.

Quando mi imbatto in qualche ritrovamento, per quanto piccolo o grande che sia, sono consapevole di essere di fronte (a una fonte!) a un evento straordinario. Le pietre, i cocci, la terra, gli scheletri e i muri non sono testimonianze mute, ma è come se parlassero, come se ci raccontassero tante storie, tutte significative, tutte collegate per proiettarci in un mondo che non c’è più o che è profondamente cambiato.

Ecco sì…, il problema è talvolta comprenderne il linguaggio (perché quel muro è in quella posizione? Perché una lucerna in una tomba?) o addirittura essere in grado di sentirne la voce. Uno grande studioso affermava che «le fonti esistono solo in quanto lo storico le interpreta e le fa parlare, altrimenti sono condannate a restare mute». Ed ecco che la fonte è spesso la traccia primaria, il punto di partenza (per esempio il testo di uno scrittore antico che descrive un paesaggio o un evento come un campo di battaglia), altre volte partecipa di altre fonti, come le fibre congiunte del filo di Arianna o dell’abito di Adso da Melk inizialmente smarritosi nella misteriosa e meravigliosa biblioteca dell’abbazia del Nome della Rosa.

L’emozione più grande? Quando le fonti collimano si confermano l’un l’altra, quando insieme, come nel caso del filo mi permettono di risalire alla storia, agli eventi realmente accaduti, centinaia, a volte migliaia di anni fa.

Ed ecco che mentre Tacito scrive della triste sorte di Cremona nel 69 d.C. e della battaglia e dell’incendio che la videro rasa al suolo, nella scoperta di un’antica dimora data alle fiamme rivedi quel racconto vivido, hai trovato una fonte che ne conferma un’altra, hai ricostruito la Storia. E non importa se rimangono interrogativi aperti (anzi, guai se non ce ne fossero!) e facciamo qualche errore. «Nella scienza, ogni errore è un progressivo avvicinamento alla verità».

di Davide Romani, giornalista

La fonte è un bene primario, fondamentale. Lo è per la sopravvivenza dell’uomo come risorsa naturale d’acqua. Lo rappresenta per la storiografia come documento per ricostruire abitudini e fatti del passato. È il pilastro del nostro diritto. Senza dimenticare le forze dell’ordine o la magistratura che attraverso informatori o pentiti costruiscono o hanno costruito molte delle inchieste più importanti degli ultimi anni. A questa ampia platea di professioni partecipa anche la categoria dei giornalisti che a questa parola assegna un’importanza vitale. Racchiude in sé molti dei successi di questa professione.

Per un giornalista la fonte è un bene da coccolare, da difendere, da curare. La fonte nella nostra professione non è altro che una o più persone che su un determinato argomento hanno informazioni, documenti o rivelazioni che possono aiutare il giornalista nel proprio lavoro.

Ogni settore della nostra professione fa uso delle fonti: il giornalista che si occupa di cronaca bianca avrà contatti con politici e amministratori, un professionista di giudiziaria si abbevererà alla fonte di avvocati e giudici, un giornalista sportivo dovrà costruirsi un’agenda di numeri di atleti, tecnici, procuratori e dirigenti. La fonte è come un albero. Cresce col tempo è ha bisogno di molte cure ma non sempre il seme del primo contatto si trasforma in fonte.

Senza l’uso delle fonti che ne sarebbe stato dello scandalo Watergate?

Ma, a differenza di altri settori, la fonte giornalistica non nasce come un elemento dogmatico per la professione. Nelle sue diverse origini, al professionista spetta il compito di capire se la fonte è attendibile o meno. Se le rivelazioni, i documenti, le dichiarazioni che vengono fornite su un determinato argomento sono importanti oppure non hanno valore.

Per un giornalista la fonte è un bene prezioso che non dovrebbe essere mai rivelato. La fonte è il segreto del successo della nostra professione