luce

N.16 Dicembre 2020

SPIRITUALITÀ

E la Luce, quando arriva
non fa per niente rumore…

L'esperienza della adorazione raccontata da una religiosa Che non fugge dal mondo ma lascia che venga illuminato

fotogramma dal docufilm "Silenzio che parla", la vita e il carisma di San Francesco Spinelli, fondatore dell'Istituto delle Suore Adoratrici di Rivolta d'Adda (regia: Maria Amata Calò) - link

Si accendono le luci ed io qui in ginocchio… la “luce da luce” è qui presente e io chino il capo, forse manca ancora qualche passo prima di esserci davvero… Il mio cuore mette sottosopra la soffitta dei sentimenti e il corridoio dei pensieri. Sono qui da sola, eppure tanti abitano questo spazio. Cerco una parola da dire e le dita scorrono tra pagine sottili con tremore. Dita che sono la parte più estrema di questo corpo che anche oggi ha incontrato, corso, indugiato? Sì, anche; o ancora, trovato, inciampato…

Ma si è fermato? Forse sì, ma non come ora.

“Alla tua luce Signore vediamo la luce” (Salmo 36, 10). Quanta verità in questa preghiera. Stare alla presenza di Colui che viene in questo mondo, nella tua storia come “luce degli uomini”, non può che rischiarare ogni anfratto in cui tentiamo di nascondere quello che siamo.

Quando accendiamo la luce in una stanza ogni cosa resta al suo posto. La luce non ha la capacità di mettere in movimento gli oggetti, non li sposta, non cambia la loro forma. La luce però ha la capacità di mettere in moto noi: dal buio in cui camminiamo, la luce ci restituisce un passo più deciso, più sicuro; dalla notte ci muove verso un nuovo giorno e quando cerchiamo davvero qualcosa è della luce quello di cui abbiamo bisogno per trovarla.

Se prendiamo quest’ultimo pensiero e mettiamo la parola Signore, Colui che viene e che in questo Santo Avvento attendiamo, al posto della parola luce, scopriremo che la Parola non ci mente, anzi, ci prende sul serio, tocca la nostra vita, così com’è oggi, e ce la fa vedere con occhi nuovi.

Accendere la luce allora non è per mettere in rilievo la mancanza, il peggio delle cose, i mille “devo” con cui non facciamo altro che mettere in ginocchio la nostra naturale e benedetta fragilità. Desiderare che questa luce venga e ci raggiunga significa desiderare un nuovo modo di vedere le cose, nuove prospettive che possano veramente trasformare la nostra vita.

Ecco perché davanti a questa fonte di luce tutto quello che mani, orecchie, occhi raccolgono e accolgono oggi, che piaccia o no sono qui con me. Qualcosa tira, trattiene, qualcos’altro fa respirare e allarga il cuore. Posso dire che intorno a me è come luce.

Ed è questo lo spazio che più di tutti gli altri mi parla dell’oggi. Di questo tempo storico? Con crisi di settore, politica instabile, gente che soffre, gente dimenticata nella propria miseria, economia senza più etica? Si, tutto questo. E anche di più!

Nulla risplende più dell’oggi così com’è, davanti a Colui che accoglie te così come sei. Forse abbiamo dato il nome “buio” a ciò che in realtà è tutto molto chiaro, accade sotto i nostri occhi; il vero pericolo piuttosto è che succeda come quando a fronte di una mancanza di luce alla fine “ci si abitua”.

Sei un egoista e non ti accorgi di chi sta intorno a te? Davanti a Colui che “ha amato e dato se stesso per noi” (cf. Gal 2,20) sei accolto. La tua vita e le tue relazioni non hanno più alcun sapore per te? Qui c’è “pane” per i tuoi denti. Sei chiuso in casa perché un microscopico virus non si decide a lasciarti andare? Non sei solo, mai.

Quando quello stare in ginocchio davanti a un mistero diventa cassa di risonanza della realtà, questo non può che stravolgerti la vita.

Desiderare
che questa luce ci raggiunga
significa desiderare un nuovo modo
di vedere le cose

Perdi tempo! – dicono – La vita è un’altra cosa! – affermano senza nemmeno degnarti di uno sguardo.

“Non è vero”, verrebbe da rispondere.

Ma forse hanno ragione. Perdi tempo, perdi un pezzo di te. Perdi…

E la vita è davvero un’altra cosa! Perché sperimenti che davvero il Signore viene come luce. E la luce quando arriva non fa per niente rumore, ma coinvolge tutto quello che incontra. Tutto prende colore, le forme si distinguono, cala anche qualche ombra si sa. Quando sei tu ad accendere la luce è per cercare qualcosa, per non andare a sbattere, per scacciare la paura, insomma… Sai bene cosa vuoi.

Davanti all’Eucaristia, davanti a Colui che è già presente, si passa dall’accendere all’attingere. È questo il verbo che riassume quello che accade davanti all’Eucaristia. Attingere luce. Alla scuola dell’Eucaristia si impara la grammatica della vita. Attingere è il verbo di chi ha sete, di chi sa che senza non può stare, di chi percepisce che basta un frammento di luce a cambiarti la vita, a cambiarti lo sguardo; e adorare è voce del verbo… “smettere di vivere di buio imparando a venire alla luce”.

E ogni volta è come rinascere.

* suore Adoratrici del SS. Sacramento di Rivolta D’Adda