pace

N.45 Dicembre 2023

protagonisti

Fino alla fine. Con amore

In un libro pieno di speranza Emmanuel Exitu racconta la storia straordinaria di Cicely Saunders, la donna che ha inventato gli hospice

Cicely Saunders (Wikipedia)

«Sono stata infermiera, assistente sociale, medico. Ma la cosa più difficile di tutte è stata imparare a essere un paziente».

È irruenta, Cicely Saunders. Goffa, sgraziata, dal carattere non facile. Ma è anche una donna caparbia, attenta, che si lascia ferire dal dolore degli altri. A iniziare dalle sofferenze indicibili dei tanti piloti della RAF, ragazzi belli e coraggiosi, suoi coetanei, che si trova a soccorrere in Inghilterra durante la seconda guerra mondiale. Sa di non poter fare per loro nulla se non ciò che i medici prescrivono, ma si rende anche conto con sgomento che per un medico ogni moribondo è una causa persa, un insuccesso professionale. Non vale la pena spenderci un minuto. E quando pochi anni dopo sarà pubblicato il famoso rapporto Gulbenkian, il mondo intero viene a conoscenza del fatto che i medici inglesi (siamo sul finire degli anni Cinquanta) non sanno che farsene dei pazienti gravi e così, non potendo guarirli, smettono semplicemente di curarli lasciandoli morire soli e con dolori atroci.

Per Cicely non è possibile che sia così. Quando – cambiando ospedale – incontra una suora e un medico incredibilmente umani, inizia ad annotare i tentativi e i fallimenti, le intuizioni, le buone pratiche che consentono di lenire la sofferenza di chi non è più guaribile. Un sorriso, un letto rivolto verso la finestra invece che verso il muro, le visite dei parenti, la preghiera, la morfina… segna tutto, scrive tutto. Sfidando le convinzioni dell’epoca e la sua famiglia, intuisce che il suo diploma di infermiera non basta più. Si laurea in Medicina e, nel 1967, riesce ad aprire il primo moderno hospice: non un posto dove si va a morire, ma dove si può vivere fino all’ultimo istante con dignità. Perché ogni vita è un bene unico e irripetibile.

Ancora oggi – nel 2023 -le sue procedure e il suo metodo delle cure palliative sono considerati dall’OMS il punto di riferimento per migliorare la qualità della vita dei malati terminali.

Non un posto dove si va a morire,
ma dove si può vivere
fino all’ultimo istante con dignità

Emmanuel Exitu, regista e scrittore, si è ispirato a questa donna straordinaria per scrivere un romanzo luminoso, Di cosa è fatta la speranza, per i tipi di Bompiani, per farcela conoscere. Un libro che è un dono per tutti perché storie come questa potrebbero finire nel dimenticatoio della storia se qualcuno, con fatica ma tenacia, non si prendesse la briga di farcele conoscere.

Così ha fatto Exitu, che ha preso spunto da lettere e articoli di giornale dell’epoca per anni per documentarsi e conoscere ogni dettaglio della vita della Saunders. E ogni giorno, per anni, ha cercato di fare quello che Cicely faceva coi suoi pazienti: immedesimarsi. Solo così è stato possibile raccontare con delicatezza (e con una capacità di scrittura invidiabile) il percorso umano che ha portato la Saunders a convertirsi al cristianesimo (era un’assidua frequentatrice delle conferenze di C. Lewis, l’autore delle Cronache di Narnia) e a inventare gli hospice. Tutto, dentro una grande storia d’amore.

Non vogliamo spoilerare, ma è inevitabile accennare alle pagine – dolorose e profonde – dedicate a David Tesma, un ebreo polacco malato terminale che viene affidato alle cure della donna. I due si innamorano, di un amore tardivo sul quale pesa l’ombra della morte e che durerà poco meno di quaranta giorni. Però sono felici ed è anche davanti a quell’uomo che Cicely si sente come chiamata a qualcosa di mai sperimentato prima: «Ci vuole una casa-ospedale: una casa specializzata come un ospedale e un ospedale caldo come una casa, capisci cosa intendo?», dice a David.

«Ci vuole una casa-ospedale:
una casa specializzata come un ospedale
e un ospedale caldo come una casa,
capisci cosa intendo?»

Poco prima di morire, lui le lascerà tutti i suoi averi, 500 sterline, per contribuire a realizzare il progetto di questa casa. Con questi soldi, le dice, potrà costruire una finestra. «Voglio essere una finestra della tua casa». Quando David muore Cicely è paralizzata, non riesce nemmeno a pregare. Ma l’amica di sempre, Rosetta, la ridesta con una frase che è una fiocinata (come tante ne troverete nel romanzo): «Dio ama i cuori vuoti perché non hanno bisogno di pregare, sono già in preghiera». Ed è questa domanda continua di senso che la spingerà a guardare tutto con occhi nuovi, sia come medico sia come donna.

Scrive ad un certo punto Exitu: «Cicely non sente di aver dato, sente piuttosto di aver ricevuto». Una vita passata a rendere più umano il passaggio sul confine con la morte, verso quella “miglior vita” che diventa così un mistero da accogliere e non da combattere. «La speranza – si legge sul retro della copertina del libro – è fatta di cose che hanno bisogno di qualcuno che le faccia accadere».

Cicely Saunders è morta di cancro nel 2005 all’età di 87 anni, presso il St. Christopher’s Hospice da lei stessa fondato. Ancora oggi il suo metodo è strada e compagnia alla vita di migliaia di malati e di coloro che li curano.

È, semplicemente, speranza.

Alle 5.46 del mattino del 15 ottobre 1943 le allieve infermiere dell’ultimo anno della Nightingale Training School for Nurses partono da Londra dirette a un ospedale allestito per curare i feriti che giungono dai fronti di guerra. Tra le ragazze, emozionate nelle loro uniformi impeccabili, ce n’è una snella e buffa per via delle lunghe gambe e dei piedi grandi: la famiglia l’aveva instradata verso l’università di Oxford, ma lei ha deciso di diventare infermiera. Si chiama Cicely Saunders… (bompiani.it)

SCHEDA

Autore: Emmanuel Exitu
Editore: Bompiani
Pagine: 432
Anno: 2023