forma

N.14 Ottobre 2020

SGUARDI

I segreti della natura si svelano al microscopio

Dal 1982 il Gruppo Mineralogico Cremonese cerca, raccoglie, cataloga e colleziona minerali mosso, oggi come ai tempi di Ugo Ostan, dalla curiosità della scoperta di forme, materiali, colori

«E sono sessanta». Euro conta uno per uno i gradini della scala che conduce alla sede nello storico complesso in via Gioconda, dove si ritrovano ogni venerdì sera. Lui, mascherina, bandana rossa al collo e tanta energia, è uno dei soci fondatori del Gruppo Mineralogico Cremonese. Nel 1985, a tre anni dall’istituzione del gruppo, ha dato una mano anche a gettare il cemento per i pavimenti della vecchia sede che era nel complesso di San Lorenzo. «Che tempi quelli. Un’esperienza di vita bellissima, di solidarietà e unione. Ci scaldavamo con Marsala e pacche sulle spalle», ricorda Euro. Ai tempi, il Gruppo, partito nel 1982 in 10 contava 25 soci, capitanati e guidati dal mitico Ugo Ostan, professore scomparso qualche anno fa, fondatore e presidente del Gruppo, insignito nel 2004 dalla Mineral Society di Baltimora del prestigioso premio “Micromounters Hall of Fame” e ideatore della giornata scambio internazionale che ogni anno si tiene a Cremona. Da allora il gruppo è stato protagonista di decenni di attività sul territorio. Pier, il nuovo Presidente, ex insegnante di elettronica, ne fa, orgoglioso, un rapido elenco: «Abbiamo organizzato esposizioni di minerali, tenuto lezioni nelle scuole, promosso gite mineralogiche in Europa e nel mondo, pubblicato libri e collaborato con il Museo di Storia Naturale di Cremona di cui Ostan era curatore per la collezione di minerali e che ospita le collezioni di alcuni nostri soci che purtroppo non ci sono più».
Oggi il gruppo si è un po’ ridimensionato e ciò che preoccupa di più è il mancato ricambio generazionale. Accanto ai veterani, c’è solo un giovane studente delle superiori, figlio di Alfredo che è uno dei soci. «Eravamo a Folgaria – racconta Alfredo – e siamo entrati in un negozio. Mio figlio ha voluto che prendessimo per forza delle scatolette con dentro dei minerali. Da quel momento sono stato contagiato…». Già, perché ciò che muove questi signori è prima di tutto la passione e poi la curiosità per la natura, per i suoi colori, per i suoi materiali, per le sue incredibili forme.

Ma come si trova un minerale? «Si parte sempre dalla ricerca – spiega il Presidente – Prima si fa uno studio del luogo che può essere una miniera, una cava o una montagna. Poi c’è la ricerca sul campo: zaino in spalla, scarpe comode e strumenti del mestiere (lentino, martello e scalpello) e via, andiamo a caricare sassi che ci sembrano promettenti. Anche fino a 40 chili di roccia sulle spalle».

Tornati a casa, i sassi vengono esaminati, puliti e rotti con il bilanciere. Una fase molto delicata durante la quale c’è anche il rischio di rompere la preziosa scoperta. «Conta molto l’esperienza – spiegano i veterani del Gruppo – e poi sicuramente la fortuna. Prima di rompere si prega e poi eventualmente si impreca!», sintetizzano scherzando. Se si è stati bravi e fortunati, quindi, si trova qualcosa che, ai profani ma non solo, toglie il fiato per bellezza e perfezione: «Il microminerale al microscopio è un altro mondo!», dicono tutti appoggiando gli occhi agli oculari.

«La stessa specie di minerale
può avere più forme
e ci possono essere più forme
in uno stesso cristallo»

Dopo lo stupore scatta la fase della classificazione per provenienza, per materiale, per colore e per forma. Un’operazione non facile nemmeno questa. Alla fine, il minerale viene riposto in una scatolina con tanto di etichetta e va ad accrescere le già copiose collezioni. Luigi di scatoline a casa ne ha 10.000, Pier 8.500, Euro 1.500, «ma con pezzi preziosissimi», assicura. Ogni collezione è diversa, può essere estetica o sistematica per materiale, per luogo, per tipologia. «Non si finisce mai di collezionare», spiegano quelli del Gruppo.

Uno degli aspetti chiave della mineralogia è proprio quello della forma, anzi delle forme della natura, un mondo tutto da scoprire. Ce ne sono un’infinità e si va dal cubo fino all’icosistetraedo che non è nemmeno la forma più impronunciabile. Forme chiuse, perfette, compenetrate, complesse con anche oltre 60 facce, determinate dalla disposizione degli atomi e dal tipo di solido. «La stessa specie di minerale può avere più forme – spiega Pier – e ci possono essere più forme in uno stesso cristallo».

Le forme diventano così una chiave di lettura della natura, dei piccoli punti fermi per cercare di orientarsi nella sua complessità, nella sua vastità, nella sua incredibile perfezione. «I bambini e i ragazzi si entusiasmano a guardare un microminerale al microscopio, a scoprire le forme e i colori. E quando dici loro che magari questi oggetti preziosi li hanno pure calpestati senza nemmeno vederli, rimangono a bocca aperta…», concludono i veterani del gruppo. La serata finisce con una fotografia e un regalo: «Il vocabolario di mineralogia e geologia» di Erberto Tealdi, pubblicato da sei associazioni mineralogiche italiane tra cui proprio quella di Cremona affinché – si legge nella prefazione «non vada persa neppure una briciola della preziosa passione che dà senso alla vita».