luce

N.16 Dicembre 2020

INTRODUZIONE

Il carburante della speranza

Un secolo fa, la luce correva lungo il filo, dentro il bulbo della lampadina e poi fuori, oltre, nell’aria che riempie lo spazio tra le nostre vite, contro gli spazi che le devono forma, colore, nome.

Riflessi.

Ecco perché quando l’idea di questo magazine ha iniziato a definirsi, lo ha fatto guardando alle facce trasparenti di un prisma, come un diamante che si lascia travolgere dal fascio luminoso, lo scompone, lo muove e lo restituisce in uno spettro di sfumature.

Il filo di quella luce imprevedibile continua ad essere il modo in cui proviamo a guardare la realtà e a raccontarla: mettere in luce la complessità, accendere la curiosità.

E qui, in questo numero della vigilia di Natale, l’iride si posa su quei raggi che hanno un centro e mille direzioni: lo studio dello scienziato che ha dedicato la sua vita a cariche ed elettroni, l’ispirazione del poeta (di Dante, il più grande dei poeti) che ha visto un bagliore e lo ha strappato all’oscurità, la forza di un giovane che ha perso la vista ma non ha smesso di cercare e quella di un medico a cui un incidente ha fatto sprofondare nel “buco nero” della memoria dodici anni di ricordi.

Perché la luce è più di un fenomeno fisico, di un interruttore da pigiare. È segno e condizione di conoscenza, è la sensazione più reale della magia, è il carburante della speranza. Traccia del divino.

Così in queste pagine ci siamo lasciati trasportare dallo sguardo di un bambino che punta gli occhi verso le stelle nella notte della Santa della luce, dal segreto della candela, dall’apertura dello spirito di una religiosa davanti all’Amore che le ha acceso la vita.

Mai come oggi, forse, abbiamo bisogno di affondare gli occhi dentro il buio, nella ricerca del punto bianco in fondo al tunnel: della paura, della lontananza, della crisi.

Alla vigilia di Natale che, sì, potrà sembrare più spento, ma che forse, invece, getta la sua luce nelle direzioni che abbiamo trascurato, o che abbiamo dato per scontate. Ma sono lì, come lampadine nel buio.

E il filo siamo noi, che senza toccarci, restiamo in contatto.