bambini
N.21 Maggio 2021
Il giorno dei 15 nati
In ventiquattr'ore ore tra il 26 e il 27 giugno 2020 nel reparto di Ostetricia dell'Ospedale di Cremona un numero record di nascite, segno di rinascita in una città provata da mesi di sofferenze e lutti
A volte accadono eventi straordinari. Senza un minimo preavviso e spesso in momenti in cui un segnale vale più di mille parole. Tra il 26 ed il 27 giugno dello scorso anno, nelle corsie dell’Ospedale Maggiore di Cremona, messo alla prova da mesi durissimi di pandemia, sono nati quindici bambini nello spazio di 24 ore: 10 femmine e 5 maschietti, compresi due gemelli, tra le 15 di venerdì e la stessa ora del sabato. L’ultimo, in ordine cronologico, è stato partorito in una stanza di degenza con l’assistenza di ostetriche e medici. In sala parto c’era il “tutto esaurito”. I numeri sono la fotografia più fedele di qualcosa di unico: nella struttura cremonese, mediamente, nascono circa 1200 bambini l’anno, per una media di poco più di tre al giorno.
Il dottor Aldo Riccardi è Direttore dell’Unità Operativa di Ostetricia e Ginecologia: «Se guardiamo la media giornaliera di nascite, è stato un evento anomalo. E ce ne siamo resi conto solamente a cose fatte, facendo i conti a tavolino il giorno successivo. A posteriori, la struttura, nuova, moderna ed oliata per eventi eccezionali, è stata in grado di far fronte a tutte le necessità di quelle ventiquattro ore. Non dimenticheremo mai quel giorno. Venivamo da mesi di sofferenze e lutti, dove la morte aveva prevalso sulla vita. È stato un segno di rinascita per una città martoriata dalla pandemia. Anche se in quei giorni non eravamo consapevoli che qualcosa di brutto sarebbe ancora accaduto qualche mese più tardi con il nostro territorio nuovamente colpito dalla pandemia in autunno ed inverno».
Eppure i dati di natalità del reparto raccontano comunque di una Cremona in controtendenza rispetto alla media nazionale: «Nei primi tre mesi del 2021 contiamo dieci parti in più dello scorso anno. Dal 2008 la natalità è calata del 32%. Non però a Cremona – specifica – ma solo per quanto riguarda il nostro ospedale. Nel 2008 contavamo 1000 parti l’anno, oggi circa 1250. Ciò non significa, vivendo anche una realtà fuori dalla struttura ospedaliera, che la denatalità non sia un problema drammatico che vivremo tutti tra 15-20 anni quando la popolazione sarà invecchiata ma dietro non avremo un mondo giovane».
La piccola Maya è nata alle 22.27 del 26 giugno: «Ricordo quella notte i rumori di sottofondo delle altre mamme che chiamavano i papà per dire loro che stavano per partorire – afferma Alma, la mamma – Il reparto era pieno. I medici e le ostetriche hanno fatto un lavoro straordinario. La gravidanza in lockdown è stata strana, non potevo muovermi da casa. Tutto sommato me la sono goduta. Mi sono messa sotto con i fornelli…». Luca invece è venuto alla luce quattordici ore dopo, alle 12.37 del 27 giugno, come racconta mamma Eliana: «Al triage per i controlli covid, la persona preposta fece una battuta dicendo che per i nostri c’era la coda. Saliti in reparto, sono rimasta sola, senza mio marito. Tutte le sale parto erano occupate. Mi hanno fatto un cesareo. È stato impegnativo. Quindici nascite in ventiquattro ore sono state un segnale forte. Ho ricevuto tanto affetto, anche nel paese dove abito. Mi chiedevano se mio figlio fosse uno dei quindici di cui parlavano giornali e televisioni. I mesi successivi, quest’inverno in zona rossa, sono stati complicati. Ho un po’ di spazio all’aperto, ma pesa, anche per un bambino, non poter vedere nessuno».
Paola Parma è invece coordinatrice infermieristica di Ostetricia: «Questi bambini ci hanno portato un po’ di sole dopo mesi di grigiore. Io non ero presente quel giorno, ma per tutti noi è stata una emozione forte. La soddisfazione delle mamme è il miglior premio al nostro lavoro. Quel giorno i turni sono stati sfalsati, ognuno andava in straordinario; la situazione non permetteva altrimenti».
La presenza dei papà in sala parto non è mai mancata. Tornavamo poi nel giorno delle dimissioni di mamme e figli. Nei giorni di mezzo gli smartphone hanno fatto del loro meglio per tenere accese le emozioni e conservare i ricordi.