bambini

N.21 Maggio 2021

CENTRO AIUTO ALLA VITA

C’è chi non si arrende
sul fronte della vita

L'impegno dei volontari accanto alle mamme in difficoltà è una fatica silenziosa ma tenace Poi capita di leggere un messaggio: «Questa bimba è un po’ anche vostra»

«Tante volte abbiamo chiesto alle suore del monastero della Visitazione di Soresina di pregare per una donna. Tante volte, davvero». Lo racconta Lidia Del Colle, volontaria al Centro di aiuto alla vita da più di 40 anni. Somiglia un po’ alla risposta di Andrea Riccardi, fondatore di Sant’Egidio, sull’opera più importante fatta dalla Comunità in giro per il Mondo: “abbiamo pregato”.
In tanti anni di volontariato al Centro di aiuto alla vita, Lidia riconosce che sono stati più le amarezze che i riconoscimenti. Ma ricorda una bella storia, alla fine degli Anni Novanta. «Due studenti giapponesi che abitavano a Cremona – ricorda – sono andati in crisi quando gli esami hanno rivelato che lei aspettava due gemelline». «La donna non aveva intenzione di abortire – continua – ma si rendeva conto che questo avvenimento avrebbe cambiato le prospettive della loro vita. I loro studi erano pagati dalla rispettive famiglie, avrebbero dovuto dire che occorreva un aiuto in più. Noi del Centro non abbiamo fatto qualcosa di particolare, li abbiamo ascoltati, incoraggiati, abbiamo detto quello che diciamo sempre: noi ci siamo e ci saremo se vi occorre aiuto. Quando erano nate le bambine, avevamo dato degli indumenti, dei pannolini, poche cose. Ricordo che, quando non servivano più, ce li hanno riportati tutti, puliti e stirati».
«A più di 20 anni di distanza – ricorda Lidia – la famiglia è tornata per fare conoscere alle gemelle, ormai ventenni, la città dove erano nate. Sono passate da noi per un saluto, per farci vedere come le due figlie erano diventate grandi. E per ringraziarci dell’aiuto dato loro in quel momento difficile».
Paolo Reggiani, è da alcuni anni responsabile del Centro aiuto per la vita. «Mi è stato chiesto in un periodo particolare della mia vita – ricorda – e sono contento di aver accettato l’incarico, anche se all’inizio non sapevo che aiuto avrei potuto dare: sono un agronomo, non sono un medico. Ma ho sempre apprezzato l’attività del Centro: anche per me il dono di un figlio è qualcosa di talmente grande che non può essere buttato via, perché penso che non possano essere né le condizioni economiche, né le condizioni familiari, né nessun’altra motivazione a portarmi ad una scelta che peserà per tutta la vita sulla mia coscienza».

Noi ci siamo e ci saremo
se vi occorre aiuto»

Il Centro di aiuto alla vita ha la sede principale in via Milano, 5c. Poi ha una stanzetta al settimo piano dell’ospedale e un gruppetto di volontari ha il compito di fare un tentativo di extremis per aiutare la donna a scegliere di non abortire. In questo periodo di pandemia, non è stato possibile tenerlo aperto, mentre la sede di via Milano sì , con incontri su appuntamento. «I numeri sembra non ci diano ragione – spiega Il responsabile – perché poche volte riusciamo a far desistere la donna dalla decisione di abortire. Noi siamo convinti che ne valga sempre la pena, ma per fare un quadro chiaro: in un anno, possiamo dire di riuscire a salvare forse cinque o sei bimbi , non di più».
«Le amarezze sono tante – conferma Lidia – e in alcune situazioni ci troviamo di fronte ad una specie di lista della spesa: dovete donarci questo, questo e questo. Con alcune persone riusciamo a dialogare, con altre è davvero difficile. Non per questo, però, ci arrendiamo…».
Le storie da raccontare si contano sulle dita di una mano.
Paolo Reggiani aggiunge: «La fase iniziale è quella più delicata. Cerchiamo di far ragionare e di far capire, senza forzature, l’importanza del dono della vita. Il mio essere cristiano mi porta a dirlo con grande convinzione. Poi diciamo che noi ci siamo oggi e ci saremo anche domani, disposti a aiutare in modo concreto la famiglia e soprattutto i loro figli. Con frequenza, però, ci troviamo di fronte a situazioni quasi disperate. Ci ripetiamo: i nostri sforzi hanno sempre un valore anche se, a volte, possono sembrare non utili». Lidia Del Colle ricorda una mamma, tanto incerta al momento della decisione quanto contenta dopo la nascita della bambina, che nel tragitto ospedale-casa era voluta passare dal Centro di via Milano per dire: “Questa bambina è un po’ anche vostra”».
«Il Centro di aiuto alla vita – conclude Reggiani – vive oggi grazie ad una trentina di volontari , che ispirati da Lina Ghisolfi, fondatrice del Centro nel 1980, si prodigano, con chi ci chiede aiuto, a fornire materiale di prima necessità per l’infanzia e anche aiuti economici nei casi con maggiori difficoltà. Il Centro di aiuto alla vita si finanzia esclusivamente attraverso la generosità delle persone e soprattutto dei cremonesi. La generosità , l’affetto e la vicinanza della gente comune è un aspetto che ci riempie di gioia , che ci consente di superare quei momenti di scoramento che a volte capitano , ed è uno stimolo in più a non arrendersi mai, ma a restare fedeli all’obiettivo della nostra associazione: salvare la vita dei nostri figli».