dono

N.26 Dicembre 2021

RICERCA

Il limite del dono è sempre “oltre”. Una ricerca sulla distribuzione del cibo

La ricercatrice Valentina Cattivelli ha realizzato uno studio sulla rete solidale che ha raggiunto le situazioni di fragilità alimentare durante il periodo del lockdown nella città di Cremona

Una volontaria al mercato di Filiera Corta Solidale di Cremona per Riflessi "CIBO"

«Limitare il dono in anticipo dicendo: “arriverò fin lì, ma non oltre”, significa non dare assolutamente nulla». Questa è una frase di San Francesco che mi è tornata spesso nella mente guardando ai giorni della pandemia. Qual era il “lì’” e quale l’oltre che avrebbe potuto definire un limite nella testa dei tanti volontari che in quel periodo hanno prestato il loro aiuto a coloro che si sono trovati improvvisamente ad avere delle difficoltà, persino a fare la spesa settimanale, persino a Cremona?

L’ho chiesto ad alcuni dei tanti volontari che in quei giorni hanno organizzato la raccolta di cibo presso supermercati, piccoli agricoltori ed esercenti, e li hanno distribuiti alle persone più in difficoltà. Circa 500 volontari iscritti a 30 associazioni di volontariato si sono infatti organizzati, e grazie anche al coordinamento del Comune di Cremona, sono riusciti nell’impresa. Filiera Corta Solidale, San Vincenzo, La Città dell’Uomo Onlus, Lions Torrazzo, Aval, NoSpreco sono solo alcune delle associazioni coinvolte. Insieme, razionalizzano la raccolta di cibo e la sua distribuzione alle famiglie bisognose. I volontari hanno raccolto per telefono le richieste di queste famiglie; poi hanno preparato delle schede con la lista dei prodotti da acquistare e includere nelle scatole di cibo. Per ridurre il tempo trascorso nel supermercato, i prodotti da acquistare erano elencati nell’ordine in cui apparivano sugli scaffali. Per i prodotti freschi come frutta o verdura, invece, la spesa veniva fatta da agricoltori locali, biologici e a km0. Le scatole di cibo comprendevano anche prodotti invenduti ceduti gratuitamente da due soli supermercati della città. Alla riapertura, anche i mercati di frutta e verdura della città hanno offerto le loro eccedenze per queste scatole. Una volta acquistati, i prodotti venivano poi distribuiti alle case in confezioni di cibo bilanciate per quantità ed elementi nutrizionali.

Ed è qui che si spiega il “lì’”. I volontari, infatti, si recavano in casa dei bisognosi che erano famiglie monoreddito o che avevano perso il lavoro, malati di Covid, anziani soli. Ma non consegnavano loro le buste della spesa sul pianerottolo di casa.

Ed è qui, allora, che si spiega l’“oltre”. Dapprima, nell’incontrare l’altro anche nel pericolo di contagio. E poi nella gestione dell’emergenza. Nel compilare la lista, i volontari si sono subito resi conto delle diverse abitudini alimentari delle famiglie e di come queste si differenziassero in termini di credenze religiose, scelte salutistiche e così via. Tuttavia, hanno anche osservato che molte di queste abitudini non sono salutari: la preferenza per il cibo spazzatura o per i cibi malsani, l’assenza di equilibrio nell’assunzione dei valori nutrizionali…
Consegnando il cibo, però, i volontari hanno costruito relazioni con queste famiglie, comprendendo i loro bisogni e le loro difficoltà, e queste relazioni hanno permesso loro di capire che spesso le scelte alimentari sbagliate sono dettate dalla poca informazione o dal basso reddito che li porta inevitabilmente a scegliere prodotti poco costosi o a non informarsi sulla loro provenienza. Grazie alla consulenza di un nutrizionista, i volontari hanno così redatto dei “pacchetti alimentari completi”, cioè adattati al numero, all’età e al sesso dei membri della famiglia e ai loro bisogni nutrizionali.

Se la comunità
si sente coinvolta,
oltre che aiutata,
si sente bene

Un altro andare “oltre” è stato poi il sostegno dato ai bisognosi. I volontari, infatti, si fermavano per pochi minuti a chiacchierare con il ricevente aiuto, si informavano del loro bisogno, scambiavano battute. “Oltre” il bisogno concreto, dunque, perché per molti anche avere un amico e quindi sentirsi meno solo; e anche “oltre” me stesso, perché così cambia il paradigma delle pratiche sociali e l’interesse della comunità prevale su quello del singolo o del gruppo ristretto dei “vicini”. A Cremona è nota la dedizione di tanti cittadini che dedicano tempo, energie e passione al volontariato e al terzo settore.

L’elemento nuovo è la rete, la spinta a collaborare. E se la comunità si sente coinvolta, oltre che aiutata, si sente bene. Non stare da soli aiuta gli altri a non esserlo. “Oltre” il presente, allora, si apre la porta su futuro carico di nuove speranze. Tutto l’insegnamento appreso da questo impegno a lavorare insieme, a unirsi nella attenzione per l’altro, non può andare perso, ma deve costituire la base per nuove progettazioni di crescita e di sviluppo sostenibile.