caos

N.47 febbraio 2024

mobilità

La missione di Piercarlo: sfidiamo il traffico (e la maleducazione) con il “ding” di un campanello

Piercarlo Bertolotti è il presidente dell'associazione Fiab di Cremona: per lui la bicicletta è il miglior compagno di viaggio, ma anche uno strumento per rimodulare spazi urbani e abitudini a misura d'uomo

Gorghi di automobili, scooter impazziti, pedoni erranti e sinfonie di clacson condite da improperi. Immergersi nel traffico urbano all’ora di punta può essere la sintesi perfetta del caos. Soprattutto quando l’unica arma per fronteggiarlo è il suono di un campanello agganciato al manubrio. Lo sa bene Piercarlo Bertolotti, ciclista per passione, da quattordici anni presidente di Fiab Cremona Biciclettando associazione che aderisce alla Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta (Fiab). «Fu mio padre a regalarmi la prima bicicletta – racconta – da allora le due ruote mi portano ovunque». Negli anni ha visto cambiare Cremona, la sua città: le periferie si sono estese verso la campagna, il verde si è diradato, per lasciare spazio all’asfalto e ai veicoli, sempre più presenti e – purtroppo – invadenti. Più che una questione numerica, spesso si tratta di educazione: «Rispetto, pazienza, consapevolezza… sono parole di cui si è dimenticato l’uso, come delle buone pratiche di circolazione».

I ciclisti si trovano così a dribblare ostacoli di ogni tipo, armati di una sola voce: il campanello agganciato al manubrio. «È ciò che ci distingue nel traffico – spiega – servirebbe per avvisare le persone che si trovano sulla nostra strada, ma spesso viene interpretato come un gesto antipatico». Piercarlo si stringe nelle spalle. «Non è raro ricevere occhiatacce o frasi sgarbate, quando basterebbe guardarsi attorno, rallentare. Fermarsi un attimo, se necessario». 

La mente torna indietro di quattro anni, durante la pandemia, «quando si gridava dai balconi che tutto sarebbe cambiato,  ma purtroppo la nostra memoria è molto corta», sospira.

In poco tempo la città ha ripreso a correre, pervasa da una frenesia ancora più intensa: «Oggi la vita del ciclista è un caos – prosegue Piercarlo – a me piace, a molti fa paura. Destreggiarsi nel traffico in sella alle due ruote è stimolante, mantiene il corpo attivo e la mente viva, al netto dei pericoli che si possono incontrare… o schivare». Dalle auto in doppia fila ai pedoni con il naso piantato nello smartphone. «Purtroppo quando inforchiamo la bici o ci sediamo in auto, qualcosa cambia. Ci sentiamo anarchici, prepotenti. Dobbiamo correre, facciamo cose che a casa nostra non faremmo mai». 

Se è vero che ogni testa è un piccolo mondo, la città somiglia ad una galassia, come quelle che Piercarlo scorgeva con il cannocchiale quando da bambino osservava il cielo. «Ero appassionato di astronomia – ricorda – Il caos era per me un agglomerato di stelle, non mi capacito di come potessero conviverne così tante nel cielo». La stessa riflessione si può applicare ai centri urbani, luminosi grovigli di confusione, da districare a cadenza quotidiana. «Per cambiare le cose – aggiunge il volontario Fiab – dovremmo ripartire dagli spazi urbani, da rimodulare come le abitudini». A partire dalla pigrizia.

In città, la bicicletta può essere un valido alleato, a patto di ridisegnare in modo consapevole la routine delle nostre giornate. «Si arriva prima, si fa movimento, si fa bene all’ambiente e a noi stessi. Sceglierla è un gesto di cura e – perché no – un modo per riscoprire una città a misura d’uomo».