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N.38 Febbraio 2023

professioni

La missione di Valentina, vivere d’istanti sulla soglia del Pronto Soccorso

Lavorare in un pronto soccorso significa vivere d’istanti. C’è il tempo dell’attesa, l’attimo dell’urgenza, lo spazio del silenzio, in cui uno sguardo vale una scelta. Da dieci anni, Valentina è infermiera di triage dell’Ospedale di Cremona. Nel cuore ha sempre la Sardegna, dove è nata e le piacerebbe ritornare. Qui ha trovato il lavoro che riempie le sue giornate, fatto di turni, numeri, emergenze.

«Il Pronto soccorso è la porta dell’ospedale – spiega –  il primo punto di contatto con le persone». Con il loro dolore o il bisogno di cura. Sguardi oltre il vetro, che aspettano pazienti il proprio turno. Ognuno porta con sé un bagaglio di esperienze, paure e solitudine: «Per questo dobbiamo essere in grado di ascoltare ognuna di queste storie, cogliendo oltre il motivo che li porta da noi ciò che stanno vivendo».

La paura da un alto, il desiderio di confidarsi dall’altro: «Le persone hanno tanto da dire – prosegue Valentina – spesso basta dare conforto, ascoltarle… Ci ringraziano per ciò che facciamo, ci fanno dimenticare lo stress e la frenesia che anima il Pronto soccorso». Rimanere lucidi non è semplice, quando tra le mani si ha la vita degli altri. «A volte basta uno sguardo per capire chi ha priorità – spiega – è una battaglia contro il tempo, in cui cerchiamo di dedicarci ad ogni persona, senza rallentare il flusso degli accessi». 

In pronto soccorso il tempo ha un colore: rosso se è poco, giallo se si può estendere, verde se non stringe. «Anche nelle giornate peggiori occorre ascoltare, sorridere, dare una risposta alle tante richieste che riceviamo. Le persone non sono numeri: cerchiamo di dare il massimo, il meglio, per ogni paziente». Anche se l’attesa può essere lunga, il tempo condiviso non sarà vuoto, e forse sarà meno doloroso.