musei

N.25 Novembre 2021

STORIA

La quotidianità che fa storia tra le pietre di Aquaria

Il Museo archeologico di Soncino conduce alla scoperta delle radici di un territorio e della sua vita fatta di pentole, fabbriche, tesori...

Inaugurato nell’aprile del 2014 presso la Rocca Sforzesca di Soncino, uno dei Borghi più belli d’Italia, il Museo Civico Archeologico Aquaria conserva ed espone reperti e testimonianze storiche rinvenute nel soncinese e nel cremasco ed è strutturato in un percorso cronologico e tematico articolato in sezioni, che ricostruisce le tappe del popolamento del territorio soncinese dalla preistoria fino al XVII secolo.
Il nome del museo deriva da quello di un gruppo archeologico formatosi a Gallignano alla fine degli Anni ‘70, che fa riferimento all’antica e mitica città di Aquaria, che si dice sorgesse in quell’area, a pochi chilometri da Soncino.
Abbiamo avuto il piacere di visitarlo insieme alla sua curatrice Elena Baiguera, esperta e appassionata archeologa che ha lavorato anche agli scavi di piazza Marconi a Cremona, che ci ha condotti per mano in una macchina del tempo che parla attraverso affascinanti e piccole tessere di un puzzle enorme e misterioso. Ogni reperto conservato nel museo è infatti un frammento di vita di persone e comunità che la storia ha protetto per secoli, millenni o addirittura oltre, lasciando tracce importanti di ciò che siamo stati e permettendoci di capire meglio chi siamo e da dove veniamo.
Il fascino dell’archeologia si manifesta qui in tutta la sua forza, rappresentando quel misterioso intreccio tra storia, quotidianità, leggenda e narrazione di epoche e fatti che sono tra loro collegati, contigui, ma che per comodità ci hanno insegnato a suddividere in capitoli o pagine da studiare, in molti casi senza capire appieno.
Nelle quattro sale di Aquaria rivivono epoche remote e ricche di suggestioni, come l’età del Ferro o come l’incontro, avvenuto a seguito alla conquista della Gallia Cisalpina, tra il II e il I secolo a.C., tra le popolazioni celtiche che all’epoca abitavano quest’area e i romani, che in quel periodo stavano vivendo il periodo repubblicano ed erano in piena espansione. Sono molte le testimonianze della romanizzazione presenti nel museo e di un passaggio che, come ci ha raccontato la curatrice Baiguera, fu probabilmente meno bellicoso e più collaborativo di quanto oggi si possa immaginare.
Nelle teche di Aquaria è possibile infatti ammirare meravigliosi e ben conservati corredi celtici di uomini armati, la cui datazione è attribuibile alla metà del III secolo a.C., ma anche monete, dracme celtiche e assi repubblicani, e poi monili, accessori di varia natura, preziosi e rari reperti che ci mostrano un’umanità lontanissima da noi eppure così simile nella quotidianità, nelle esigenze e addirittura nei vezzi. I bellissimi monili femminili presenti nel museo raccontano di un’idea della bellezza e della valorizzazione dell’aspetto che si perde nel tempo e che probabilmente non è mai davvero cambiata, nonostante la volubilità delle mode e i cambiamenti sociali, religiosi e culturali.
Un bellissimo viaggio, quello di Aquaria, che passa attraverso sepolture scoperte negli ultimi decenni, come quella di Isengo (fine II – metà I secolo a.C.), in cui sono state rinvenute armi defunzionalizzate a scopo rituale (spade ripiegate e altri elementi della panoplia dei guerrieri sepolti) e una commistione di oggetti tipici della cultura celtica e di quella romana repubblicana.
In questo sito fu scoperta anche una particolarità che lo rende unico: una sepoltura, probabilmente appartenente a un bambino, nella quale sono state rinvenute sia le armi da guerriero che oggetti femminili di ornamento, oltre che un servizio in ceramica in miniatura, come se si fosse voluto lasciare parte del mondo della mamma accanto al piccolo defunto.
Di grande interesse anche i resti di antiche cerimonie funebri celebrate col rito della cremazione su enormi pire, di cui rimangono vasi cinerari e suppellettili collegate agli omaggi fatti alle divinità in occasione del trapasso.

Quando si parla di archeologia
la morte
è incredibilmente brava
a raccontare la vita

A raccontare il passato non sono però soltanto le sepolture. Quando si parla di archeologia, infatti, la morte è incredibilmente brava a raccontare la vita. Estremamente interessanti sono, ad esempio, i reperti provenienti dal rinvenimento fatto in località Bosco Vecchio a Gallignano. Qui fu scoperta delle poche aree abitate in forma continuativa a partire dalla Preistoria e fino all’età Romana dell’intera provincia di Cremona. In questo sito sono state rinvenute le fondamenta di una villa rustica, nei pressi della quale erano attivi alcuni impianti per la fabbricazione di materiale laterizio. Si doveva trattare di un insediamento industriale di notevole capacità produttiva, perché su molti dei manufatti ritrovati, tra cui coppi, mattoni ed embrici, proprio come avviene anche oggi sono impressi i marchi di fabbrica con scritte come F.P.Q., Q.DELLI, Q.VAL, Q.V.H., AVLI SALVI. Non è da escludere che questi materiali fossero anche commissionati da aziende terze e punzonate quindi con i nomi di queste o con altre diciture realizzate su richiesta.
Oltre ai materiali per l’edilizia si suppone che in quest’area fossero prodotte anche delle ceramiche, come testimonia il ritrovamento di alcuni frammenti di un manufatto di forma vascolare. Tale rinvenimento rappresenta un unicum rispetto alle conoscenze relative alle forme ceramiche di epoca romana, tanto da aver coniato per esso il nome di “piatto-vassoio tipo Gallignano”.
In questo e in altri siti sono poi stati ritrovati pozzi, spesso contenenti oggetti caduti o abbandonati al loro interno. La loro caratteristica più interessante riguarda la scarsa profondità, a riprova del fatto che queste zone erano ricche d’acqua e che le falde erano site a bassa profondità, facili all’accesso e all’utilizzo da parte delle antiche popolazioni.
Il viaggio nel Museo Aquaria si completa con un tuffo nell’età medievale e rinascimentale, in cui l’arte della ceramica, in un territorio così ricco d’acqua e d’argilla, diventa filo conduttore per un’attività che da sempre contraddistingue quest’area, anche se non sono ancora state individuate fornaci risalenti a questo periodo. In quest’ultima sala è possibile ammirare oggetti legati alla cucina, alla nascita della professione del cuoco e alla tradizione dei grandi banchetti.
Quello di Soncino è un grande percorso che si completa con la visita della Rocca Sforzesca del XV secolo, nelle sale al pianterreno della quale è ospitato il museo, e poi all’esterno del castello, nel borgo, con il Museo della Stampa, il Museo della Seta, le chiese, la torre eptagonale di San Giacomo e quella civica e le antiche mura.
Una bella gita che si può godere anche attraverso la Ciclabile delle città murate, che va proprio da Soncino a Pizzighettone e che svela un territorio insospettabilmente ricco di fascino, oltre che di storia.
Un’escursione particolarmente consigliata agli appassionati di fotografia, che troveranno un territorio estremamente suggestivo in tutte le stagioni e un gran numero di punti di interesse che si prestano sia alla fotografia urbana che a quella paesaggistica, oltre ovviamente ad albe, tramonti, nebbie e foschie da raccontare lungo tutto il percorso fino alla Rocca.